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Dall'hotspot di Lampedusa al Città di Pomezia: quattro migranti sognano col calcio

La società rossoblù ha dato una possibilità di integrazione ad un gruppo di ragazzi ospitati a Torvajanica

13 Novembre 2023

Dall'hotspot di Lampedusa al Città di Pomezia: cinque migranti sognano col calcio

Iussuf Traorè ha esordito in rossoblù lo scorso mese di ottobre (© Facebook - USD Città di Pomezia)

L'integrazione è uno dei valori fondanti dello sport. E il Città di Pomezia ha trovato il modo migliore di metterlo in pratica sul serio, non solo utilizzandolo come slogan. La società rossoblù ha infatti tesserato quattro calciatori extracomunitari provenienti dall'hotspot di Lampedusa, dove erano giunti da Burkina Faso e Costa d'Avorio dopo una traversata partita dalla Tunisia. Due di loro sono stati inseriti nel gruppo della Juniores, visto che sono classe 2004 e 2005, mentre gli altri due sono forza alla prima squadra. Uno di questi, Iussuf Trorè, ha anche esordito in campionato, subentrando nelle ultime giornate dalla panchina. Konè Aziz, Diomandè Ibrahim e Dabre Ousseni, invece, per ora sono ancora in attesa di giocare con la prima squadra. Il presidente del club, Antonio Maniscalco, rivendica la sua scelta di accogliere questi ragazzi: "Il nostro club - spiega - è da sempre molto sensibile alle tematiche sociali. Siamo una società sportiva ed il nostro spirito si fonda proprio sui valori dello sport. È così dal 1984. Un gruppo di migranti è stato ospitato in un hotel centrale di Torvajanica e, un giorno, sono venuti a chiederci di poter usare il nostro impianto per fare una partita tra di loro. Ci siamo messi subito a disposizione e, assistendo alla gara, ci siamo resi conto che alcuni di quei ragazzi potevano essere elementi interessanti per le nostre squadre. Ci siamo subito attivati per capire se la cosa fosse fattibile e, una volta accertata la validità dei loro documenti, abbiamo proceduto al tesseramento. Per noi è stato un modo di integrarli nel tessuto sociale di Pomezia, cosa peraltro accaduta con tutto il gruppo di persone presenti in quell'albergo. Chi non gioca viene comunque a vedere le partite dei loro compagni, dunque stanno entrando a far parte della nostra famiglia per un'altra strada. Non abbiamo la presunzione di insegnare niente a nessuno: abbiamo scelto di percorrere questa strada perché siamo convinti possa esserci di aiuto per crescere come società e come persone. Aggregare e dare motivazioni ai giovani, che siano italiani o migranti, è una delle nostre missioni. Abbiamo semplicemente colto un'occasione che ci fa del bene bene sotto tanti punti di vista".

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