ciclismo

Lorenzo Germani campione d'Italia "Emozione grandissima"

L'allievo della Velosport Ferentino, originario di Roccasecca, domenica ha conquistato il tricolore nella cronometro

Lorenzo Germani Campione Regionale Laziale di ciclismo in carica, è in Trentino Alto Adige, a Borgo Valsugana. Domenica sarà tra i protagonisti più attesi della "Coppa d'Oro", classica riservata alla categoria "Allievi". Nonostante il mix di tensione e concentrazione prima di uno degli appuntamenti che chiudono la stagione, annoverato nelle gare da non perdere del calendario nazionale, Germani, vincitore domenica scorsa del Campionato Italiano a cronometro, si racconta in esclusiva alla Gazzetta Regionale. Gli inizi seguendo la passione del padre, i due successi nella prova su strada del Lazio, le emozioni del Tricolore, il legame con Mario Morsilli - il suo diesse - e poi un tema importante, affrontato, a dispetto della giovane età, da ciclista maturo: la sicurezza sulle strade. "In Italia la gente ha sempre fretta e ha sempre foga e rischia di farti cadere per avvantaggiarsi di un minuto. Non si rendono conto, non è quel minuto che cambia la loro vita", nel ricordo di un campione, Michele Scarponi, ispirazione per Lorenzo e per altri ciclisti alle prime esperienze. 


La prima domanda è d'obbligo: quando e dove nasce la tua passione per il ciclismo?

"Ho cominciato ad andare in bici da G3, otto-nove anni fa e ho iniziato con mio padre. Me l'ha proposto, ho iniziato e poi man mano ho continuato ad andare. All'inizio stavo con una squadra del mio paese, fino ai giovanissimi. Esordienti a Civitavecchia e poi da allievo alla Velosport". 

Ricordi la tua prima gara? "La mia prima gara è stato il campionato regionale da G3, eravamo circa 30-40 bambini e sono arrivato sesto e davanti a me arrivò anche una femmina, ero comunque soddisfatto". 

Campione Regionale Laziale per due anni consecutivi (2017 e 2018). Il segreto delle tue vittorie? "Durante i campionati regionali ero il corridore un po' più seguito rispetto alle altre corse e ho cercato sempre di giocarmela cercando di staccarli. Infatti in questi ultimi due anni, l'anno scorso sono arrivato solo vincendo anche la gara, ma è stato difficile perché i corridori delle altre squadre mi misero a giro. Invece quest'anno è stato più facile, anche se mi hanno messo in difficoltà, marcandomi stretto". 

Arriviamo al successo più recente, il titolo di Campione Italiano a cronometro: descrivi le emozioni all'Inno di Mameli e l'abbraccio con i compagni di squadra.

"Quando sono arrivato dovevo aspettare che arrivasse l'ultimo dopo di me, mi sono fermato a centrostrada aspettando e cercando di capire cosa dicesse lo speaker e ho iniziato a vedere tutti che mi correvano addosso e mi abbracciavano e ho realizzato che avevo vinto. Le premiazioni sono emozioni difficili da spiegare, si capiscono solo se le provi.  È stato molto bello, un'emozione molto grande, però per realizzarla ci vuole qualche giorno, non riesci a realizzarlo subito"

Nella Velosport Ferentino, un ruolo-chiave lo ricopre Mario Morsilli, il tuo Direttore Sportivo.  Parlaci del tuo legame con lui e come vi siete preparati a una prova particolare come quella a cronometro.

"Con Mario lavoriamo insieme dall'anno scorso, il rapporto va oltre il semplice legame da direttore sportivo: è come un secondo padre per me e mi ha aiutato molto nella crescita fisica e mentale. È una persona molto importante per me. Le altre cronometro non le abbiamo preparate al meglio, mentre questa qui, visto che era molto importante l'abbiamo preparata con lavori specifici in pianura e Mario a fare queste cose è molto bravo. Mi ha portato a una crescita regolare e molto tranquilla senza esagerare". 

Ti trovi in Trentino per la prestigiosa "Coppa d'Oro": l'anno scorso sei stato grande protagonista arrivando 6°. Sensazioni per domenica? "L'anno scorso arrivai sesto perché nel finale ebbi dei crampi, ma durante la corsa stavo bene. Quest'anno, sono già qui a Borgo Valsugana e con Mario abbiamo preparato molto bene quest'impegno, non mi piace parlare prima delle corse, speriamo bene". 

Ora la pagina negli Allievi si chiude e passerai tra gli Juniores: sei giovane e hai ancora tantissima strada davanti. Quali sono le tue ambizioni nel mondo del ciclismo? "L'anno prossimo passo Juniores e per il futuro spero di riuscire a diventare qualcuno in questo sport, quello che sperano un po' tutti. Quando uno inizia ha sempre un mito da raggiungere e spero di diventare il mito di qualcuno. Realizzandolo potrò ringraziare tutte le persone che hanno creduto in me". 

Prima del Tricolore la tua immagine-profilo su Facebook era con Michele Scarponi: in quale occasione hai conosciuto il campione marchigiano e a un anno dalla sua tragica scomparsa, da un ciclista emergente come te, poniamo l'accento sulla sicurezza nelle strade

"Con Michele Scarponi ho fatto la foto al "Giro d'Italia" 2016 e avevo il pass dove sostano prima della partenza e abbiamo scambiato due chiacchiere: era molto simpatico, disponibile con tutti. Manca un po' al mondo del ciclismo. La sicurezza sulle strade è  un tema importante: mi trovo molto spesso con camion e macchine a cinque centimetri di distanza:  sarebbe bello non essere più sorpassati a queste distanze. In Italia la gente ha sempre fretta e ha sempre foga e rischia di farti cadere per avvantaggiarsi di un minuto. Non si rendono conto, non è quel minuto che cambia la loro vita, dovrebbero essere più disciplinati: molto spesso dà più fastidio un trattore che due ciclisti in coppia, ma nella loro ignoranza non riescono a capirlo".

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