l'intervista
"Ogni vittoria ha la sua bellezza, ma niente è come Barcellona '92"
Ha fatto innamorare della pallanuoto un'intera generazione, conquistando una delle medaglie d'oro più belle di sempre. Oggi è entrato nella Swimming Hall of Fame
Sandro Campagna è una leggenda della pallanuoto italiana e mondiale. Il suo nome è indissolubilmente legato all’im-presa del settebello nelle Olimpiadi di Barcellona ’92, quando la nazionale guidata da Ratko Rudic vinse una ?nale indimenticabile contro i padroni di casa della Spagna. Da giocatore ha indossato la calotta di Ortigia e Racing Roma e per 409 volte quella dell’Italia. Da allenatore ha guidato per cinque anni la nazionale greca. Dal 2008 è tornato a ricoprire il ruolo di ct del Settebello, dopo averlo già fatto per tre anni dal 2000. Il 18 maggio 2019 è stato inserito nella prestigiosa International Swimming Hall of Fame. La cerimonia di Fort Lauderdale gli ha permesso di entrare uf?cialmente nella storia della pallanuoto mondiale. Con 3 medaglie olimpiche, 2 ori e un argento ai Mondiali, 3 bronzi e 1 oro agli Europei nella sua carriera di giocatore e poi di allenatore, la sua storia abbraccia quasi 40 anni di sport.
È entrato nella International Swimming Hall of Fame: cosa signi?ca per lei? "È senz’altro un traguardo prestigioso. Ne fanno parte sportivi quali Mark Spitz, Novella Calligaris e Gianni De Magistris, ci sono praticamente quelli che erano i miei miti da bambino. Si tratta di una comunità ristretta di eccellenza, farne parte per la mia carriera da giocatore è motivo di profondo orgoglio"
Ripensando proprio all’apice della sua carriera, la memoria torna subito all’oro vinto alle Olimpiadi del 1992: per uno sportivo quali sono gli ingredienti per arrivare così in alto? "Ogni bambino deve avere un sogno nel cassetto: disputare una ? nale olimpica. Solo con sogni così grandi puoi avere la giusta motivazione. Ho cominciato a giocare nel ‘75 e nel ‘76 ho visto la nazionale italiana vincere l’argento alle Olimpiadi di Montréal. Dentro di me è scattata l’idea di fare lo stesso, ho pensato: “Io su quel podio ci voglio salire”. Certamente bisogna avere un dono innato ma anche tanta testa, forza di volontà, non bisogna mai arrendersi e occorre superare ogni ostacolo”.
Ha fatto parte di un Settebello che ha fatto la storia: quanto è stata importan-te la leggenda di quella squadra per la pallanuoto italiana? "La de?nizione di ‘Settebello’ risale agli anni ‘50 e fu coniata da Nicolò Carosio, un giornalista della Rai che colse due caratteristiche: a pallanuoto si gioca in sette e quella squadra era amante delle carte. Poi è stata riproposta e alimentata con i successi della nazionale, tra cui gli ori del 1948, 1960 e 1992. Nel ’92 abbiamo fat-to innamorare un’altra generazione, proprio come mi ero innamorato io nel ’76. Ora sento quello stesso senso di responsabilità anche da allenatore, percepisco il valore della tradizione e il grande onore che deve avere qualsiasi giocatore nel far parte di questa prestigiosa squadra"
Che consiglio darebbe ad un bambino che si approccia alla pallanuoto allo sport in generale? "Innanzitutto bisogna avere la passione, il fuoco dentro. Ogni bambino nel proprio cuore sa quale sport fa scattare davvero un sentimento così grande, perciò guai a quei genitori che costringono i ? gli a praticare una disciplina che non amano. I giovani non devono mai arrendersi, mai rinunciare. È indispensabile identi?care la propria passione ed essere perseveranti, bisogna mettere insieme un mattoncino dopo l’altro. Il raggiungimento di tanti piccoli obiettivi permette di raggiungerne altri più grandi. Prima di tutto però bisogna sempre avere la voglia di misurarsi con se stesso, allenamento dopo allenamento"
La vittoria più bella è stata quella Olim-pica o ne ha un’altra nel cuore? "Tutte le vittorie sono belle ma nessun’al-tra può essere paragonata ad una vittoria olimpica. Il campione del mondo dopo 4 anni diventa “ex campione”. Un titolo olimpico invece è per sempre, è un vero privilegio, è per pochi. Devo ammettere però che ci sono state altre medaglie, an-che d’argento o di bronzo, che mi hanno reso molto felice. Penso ad esempio al bronzo conquistato con squadre che sulla carta non erano così forti, oppure a piaz-zamenti arrivati dopo varie problematiche. C’è stato il bronzo vinto con la Grecia ai Mondiali del 2005, la prima medaglia nella loro storia, ma anche il bronzo con l’Italia alle Olimpiadi di Rio 2016. Ogni vittoria in fondo ha la sua storia, nasconde dei sacri?ci e delle lotte che i tifosi non conoscono”.
Come sono stati gli anni in cui ha allenato la Grecia? “Quell’esperienza mi ha fatto crescere. Ho capito che tu hai le tue idee ma le devi adattare all’ambiente in cui ti vai ad inserire perché altrimenti potrebbero non essere recepite. Occorre apportare delle modi? che a se stessi e ogni cambiamento porta alla crescita. Ecco perché è stato uno snodo importante per me. Professionalmente mi ha dato tanto"
Vittorie da giocatore e da allenatore: quanto sono diverse? "Da giocatore vivi delle emozioni inde-scrivibili, tocchi l’apice della gioia, ma pensi solo a te stesso: allenamento, vita sana, ma in fondo segui un programma che altri hanno fatto per te. Come alle-natore, invece, devi avere una visione e un’organizzazione a 360 gradi. È forse più stressante, ecco perché la gioia di fronte ad una vittoria è più solida anche se non raggiungi quell’apice"
Settebello oggi: che tipo di lavoro sta fa-cendo sulla squadra italiana? "Dopo Rio 2016 abbiamo iniziato un progetto quadriennale con l’obiettivo di affrontare da protagonisti Tokyo 2020. Nei primi due anni non sono arrivate medaglie ma questi ‘non risultati’ possono ingannare. Credo infatti che ci sia stata sia una crescita individuale che di squadra. A Tokyo ambiremo a qualcosa di importante”.
Prospettive per le prossime competizioni? “Ai Mondiali di luglio siamo stati inseriti in un girone molto abbordabile e noi vogliamo arrivare primi. Un girone semplice, tuttavia, non rappresenta per forza un vantaggio. Ne appro?tteremo da un punto di vista ?sico perché potremo avere una preparazione più lunga per arrivare in forma alla seconda fase della competizione. Il quarto sarà uno snodo fondamentale per la quali? cazione olimpica. Bisognerà essere umili, ambiziosi, realisti, fare un gioco dinamico senza porsi limiti"
Cosa pensa delle nuove regole della pallanuoto, approvate ad Hangzhou a dicembre 2018? "Mi piace la ?loso?a che c’è dietro queste modi?che, dà maggior dinamismo al gioco, premia la velocità, fa vedere chi è più sveglio e più agile. Prima contava la forza, ora si aprono strade diverse. Un bambino può sviluppare altre doti e diventare un campione anche se non è alto 2 metri. Sarà un vantaggio per le nuove generazioni, credo però che servirà un po’ di tempo sia ai giocatori che agli arbitri per assimilarle. Serviranno magari una ventina di gare per avere una visione più chiara e una corretta interpretazione da parte di tutti. Si va incontro ad un nuovo modo di giocare e un nuovo modo di allenare, ecco perché la scelta dei giocatori da convocare in nazionale sarà fatta anche in base a chi saprà adattarsi meglio"
Futuro e settore giovanile: come si sta sviluppando il movimento? "Sta crescendo abbastanza bene nonostante le dif?coltà nel reperire spazi e acqua. Personalmente cerco di essere un punto di riferimento per i singoli allenatori, lavoriamo insieme per costruire atleti d’eccellenza. Prima le piscine erano comunali, oggi invece sono private e si pensa all’aspetto commerciale anziché a quello sportivo: i privati fanno gli imprenditori e non i presidenti di società. Questo è un male dello sport italiano in generale ma noi cerchiamo di fare le cose per bene con quello che abbiamo. L’importante è porsi sempre in maniera propositiva con gli allenatori, cercando di fornire le giuste informazioni per la crescita dei giovani sin dagli 11-12 anni”.