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Pallanuoto
21 Novembre 2019
Alessandro Velotto in azione
Alessandro Velotto, neo campione del Mondo con la nazionale di pallanuoto allenata da Sandro Campagna, è un difensore della Pro Recco dal 2018. Questa società sportiva, capace di aggiudicarsi il campionato italiano ininterrottamente dal 2004 in poi (e la Coppa Italia dal 2006, con una sola interruzione nella stagione 2011/2012), sembra incarnare i valori del pallanuotista: passione, impegno, ambizione, lavoro di squadra. Velotto in effetti ha cominciato a dedicarsi a questa disciplina sportiva per gioco ma poi si è ritrovato completamente coinvolto dalla pallanuoto e ha capito che la sua strada era proprio quella. Classe 1995, ha militato nel Circolo Canottieri Napoli dal 2011 prima di approdare a Recco. Con la nazionale si è aggiudicato un bronzo ai campionati Europei di Budapest nel 2014 e uno alle Olimpiadi di Rio 2016, un argento alla World League di Ruza nel 2017 e ovviamente l’oro ai Mondiali di Gwangiu nel 2019.
Vorrei partire dal tuo ultimo successo con la nazionale: la vittoria del mondiale a Gwangiu. Raccontaci che percorso avete fatto. Ti aspettavi questo bel risultato?
Il nostro percorso non è stato facilissimo, abbiamo fatto tanta fatica nella fase iniziale ma a conti fatti devo riconoscere che ci è servito per superare le difficoltà successive. Nel girone abbiamo approfittato di quella capacità di soffrire e abbiamo superato avversati molto competitivi. Di base c’è stata sempre grande fiducia sia nell’allenatore (Sandro Campagna, ndr) che nello staff. La squadra è restata sempre unita, siamo stati un gruppo coeso sin dall’inizio tant’è che non mancava mai lo scherno o il momento di gioco. Alla fine è stata proprio questa la chiave del successo. La nostra non è una squadra di grosse individualità, fatta eccezione per 2-3 elementi. Il gruppo ha fatto la differenza, insieme alla nostra capacità di sacrificarsi.
Come ti sei trovato con le nuove regole della pallanuoto?
È andata bene, i giocatori come me vengono favoriti. Le nuove regole premiano gli atleti agili e leggeri, non i classici giocatori che fanno della sola forza fisica l’arma vincente.
Tornato nel club, che obiettivi ti poni per questa stagione?
A Recco ci poniamo sempre degli obiettivi alti. Anche in questa stagione vogliamo vincere il campionato e la Coppa Italia, sperando di aggiungere la Champions che manca da qualche anno. Il desiderio comunque è quello di giocarcela sempre fino alla fine e di essere competitivi.
Ti stai allenando con due mostri sacri della pallanuoto come Sandro Campagna (in nazionale) e Ratko Rudic (nella Pro Recco): di certo ti hanno insegnato cosa significa la passione e la fatica. Pensi che i giovanissimi abbiano questo spirito di sacrificio oppure manca qualcosa nelle nuove generazioni?
Secondo me chi sceglie di fare pallanuoto è predisposto alle difficoltà. Ho seguito gli Europei Under 17 e ho percepito lo stesso spirito di sacrificio che avevamo noi. D’altronde gli allenatori ci insegnano questo: a soffrire, a rispettarci, a stare bene nel gruppo. Sembrano cose secondarie ma si tratta di aspetti che si rivelano fondamentali sia nella vita che nello sport. Si può essere campioni ma senza il supporto della squadra non si va lontano. L’Italia ha sempre avuto questo spirito e anche i ragazzini che si affacciano ora alla disciplina ce l’hanno.
All’inizio della tua carriera, quanto hanno contato i settebelli passati - penso a quello olimpico del ’92 per esempio - nell’avvicinarti a questo sport?
In realtà all’inizio non conoscevo la pallanuoto, non la seguivo. Andavo in piscina a nuotare, anche perché sono cresciuto in un quartiere in cui praticamente esisteva solo calcio. L’allenatore poi mi ha chiesto di provare e ho visto che mi piaceva. Poi mi sono informato e a quel punto ho preso ispirazione dai settebelli italiani che hanno fatto la storia di questa disciplina. Quand’ero piccolo però eravamo solo 8-9 ragazzi cui piaceva giocare, i palloni non erano nemmeno regolamentari. Però ci divertivamo, così ho capito che ero sulla strada giusta.
Una domanda che abbiamo fatto anche ad una persona che conosci molto bene, ovvero Sandro Campagna: che consiglio daresti ad un bambino che oggi si affaccia alla pallanuoto ma soprattutto allo sport in generale?
Il mio consiglio è quello di metterci tanta passione, anche perché trovare qualcosa che ti appassiona davvero nella vita è la cosa più bella che ti possa capitare. La chiave è proprio lì, capire cos’è che ti piace e che ti fa vivere con entusiasmo ciò che fai. Se poi sei fortunato e magari arrivano anche dei guadagni, meglio ancora. L’importante però è trovare cos’è che ti fa stare bene. Non bisogna stancarsi di cercare, occorre informarsi e provare tante cose prima di arrivare a ciò che ti piace sul serio.
Cosa può avvicinare i ragazzi alla pallanuoto e cosa si può fare per allargare il movimento? In passato hai affrontato questo argomento in modo molto pessimistico…
L’Italia ha una nazionale vincente, porta a casa medaglie da tanti anni mentre altri sport fanno fatica. A parte la pallavolo, non sono molti gli sport in cui l’Italia riesce ad imporsi. Per questo non credo che il movimento sia morto. Semmai bisognerebbe fare di più dal punto di vista dirigenziale, per promuovere la pallanuoto. Il problema è proprio lì secondo me. La Pro Recco per esempio ci tiene a ben figurare e si muove bene da anni. Il presidente Maurizio Felugo sta promuovendo la società: si sta impegnando molto sotto questo punto di vista, ma è un merito solo suo. Vuole creare un brand vincente e che incarni a pieno la pallanuoto. Credo che altre squadre debbano seguire questo esempio, è l’unica strada per assicurarsi un futuro. Purtroppo molti club hanno una mentalità diversa e coltivano il proprio orticello senza vedere oltre. Così non si può spiccare il volo.
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