L'Intervista

Gianluca Ricciotti: "Il judo è un movimento in piena vitalità"

Ufficio Stampa FIJLKAM Lazio

Il presidente della sezione affiliata alla FIJLKAM Lazio commenta l'ultimo anno di lavoro e si proietta verso il gran galà di venerdì

Judo, la via delle cedevolezza, ossia quella di usare la forza dell'avversario per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Un concetto difficile da mettere in pratica su un tatami, ma ancor di più nella gestione ordinaria di un comitato regionale che, suo malgrado, ha numeri diametralmente opposti a quelli che possono vantare i principali sport di squadra, giusto per fare un esempio. Non per questo, però, lo sforzo per dare a tutti la possibilità di praticare una delle arti marziali più diffuse a livello globale, e che in Italia ha vissuto picchi d'eccellenza sia in ambito di competizioni mondiali che olimpiche, viene meno. Anzi. Un lavoro certosino, fatto territorio per territorio ascoltando tutte le voci in capitolo e ponendosi non solo come organizzatore dell'attività ma, forse soprattutto, come facilitatore dell'esperienza. La FIJLKAM Lazio si impegna da anni proprio in questo: dare a tutti la possibilità di vivere la propria passione nel migliore dei modi. A guidare il comitato regionale è il maestro Sandro Rosati, mentre per quel che riguarda il settore judo al comando e guida delle operazioni c'è Gianluca Ricciotti. Nei prossimi giorni, e più precisamente il 19 dicembre, proprio la sezione legata al tatami vivrà uno dei suoi momenti più importanti con il Gran Galà dello Sport e del Fair Play presso la Sala Tirreno della Regione Lazio. Un evento in cui verranno celebrati atleti, tecnici, arbitri e ufficiali di gara che hanno rappresentato con orgoglio la nostra regione nella stagione sportiva 2025. Per la prima volta verrà conferito anche il Premio Fair Play, simbolo dei valori che guidano il nostro movimento. La presentazione dell'evento è stata anche l'occasione per tracciare una linea e controllare lo stato di salute del movimento, tra risultati ed innovazione, senza dimenticare lo sguardo sempre attento al sociale, caratteristica imprescindibile e che muove tutte le iniziative della federazione laziale. Giovani, famiglie e società si uniscono quindi in un corpo unico in grado di far fronte alle difficoltà in maniera solidale e allo stesso tempo coltivare il talento di ogni singolo atleta.

Qual è ad oggi lo stato del movimento judoistico nel Lazio?
"Il movimento judoistico nel Lazio è in una fase di vitalità. Da quando mi sono insediato ho cercato sempre di avvicinarmi alle necessità degli interessati. Il Lazio vanta eccellenze che non hanno esitato a mettersi a disposizione del movimento: società mature, competitive e competenti. Il miglioramento si percepisce soprattutto tra i giovani, nei tecnici e nelle famiglie. È un motivo di orgoglio, perché il lavoro si sta facendo si mette a disposizione di tutti quanti".

Quali iniziative avete per avvicinare i giovani al judo?
"Ci sono diversi progetti. Puntiamo molto sulla scuola: entriamo nel mondo degli studenti, per dare evidenza che il judo è uno strumento potentissimo di crescita personale e professionale. Prima della tecnica vengono insegnati i valori: rispetto, inclusione, condivisione. Vogliamo ampliare ancora di più in futuro questo tipo di approccio".

Quali sono stati i risultati principali dell’ultimo anno?
"Risultati molto importanti, anche storici: la medaglia d’oro ai Mondiali e la medaglia di bronzo olimpica conquistata da Alice Bellandi su tutti. Abbiamo uno spessore tecnico ed atleti di alto livello in regione, ma la cosa importante è come questi risultati vengono raggiunti, con spirito di sacrificio e con spirito di squadra e questo è il nostro orgoglio".

Quali sono le principali sfide organizzative che state affrontando a livello regionale?
"La sfida è creare un calendario delle attività che tenga conto delle esigenze delle singole società, organizzandolo nel miglior modo possibile e garantendo la più ampia partecipazione".

La disponibilità di impianti è adeguata o servono nuovi investimenti?
"Questo è un problema storico, che il mondo del judo vive da sempre. Ci sono realtà sportive che hanno impianti di eccellenza, e altre che, come noi, sono in difficoltà. Servono investimenti: siamo vicini alle istituzioni per raggiungere questo obiettivo".

Che ruolo giocano i progetti di inclusione?
"Sono il cuore del nostro movimento. Portare atleti con disabilità sul tatami, atletici che magari riescono a superare delle fragilità, significa aiutarli: non è solo un progetto, è proprio il cuore della nostra attività".

Quali progetti strategici avete in cantiere per i prossimi due anni?
«Punto molto sulla formazione di insegnanti e tecnici e sulla promozione giovanile. Stiamo mettendo in campo soluzioni migliorative. Abbiamo dei progetti in campo anche sul solidale perché comunque dobbiamo in qualche modo intervenire anche su quelle fasce di età, di atleti e di famiglie che possono avere delle difficoltà economiche e sociali”.

Il 19 dicembre ci sarà il Gran Galà dello sport e del fair play, organizzato con Gesis Italia e il Comitato Italiano Fair Play: che aspettative ha?
"È un evento molto importante, ci tengo moltissimo. Non è solo per premiare, ma per diffondere la cultura del judo. Mi aspetto un momento di sorrisi, di gioia, di inclusione e convivialità con le società partecipanti".

Che messaggio vuole mandare agli atleti e alle società?
"Lavoriamo insieme, creiamo unione. Il comitato è al servizio degli atleti e delle società: insieme possiamo raggiungere obiettivi più grandi. Ringrazio tutti per quello che fanno e li invito a continuare a lavorare in maniera unita. Gli obiettivi alla base sono fatti di impegno e sacrifici, spesso silenziosi: è questo che ci dà forza. Lavoriamo insieme per obiettivi comuni".

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