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Intervista
28 Gennaio 2016
Alfredo De Luca
Intervistiamo il direttore sportivo del Vallerano, Alfredo De Luca.
Ci parli innanzitutto della sua figura all'interno della società.
In una società in via di strutturazione non sempre è possibile avere dei ruoli ben definiti e spesso il presidente assume di fatto anche la funzione di amministratore, in parte anche di tecnico e di dirigente unico.
Poi la società cresce e si dà una struttura organizzativa e si fa strada l'esigenza di una migliore divisione dei compiti e delle responsabilità. Rappresento un p questo passaggio "epocale", da tifoso pieno di buona volontà a dirigente sportivo, essendo stato ora investito dalla Società del compito di concorrere alla decisione degli assetti, delle strategie e degli obiettivi del Vallerano Futsal.
Dove pensa possano arrivare le varie categorie, visto che la maggior parte sono in corse per le parti nobili della classifica?
Non è retorica nè superbia nè immodestia se affermo che al Vallerano Futsal, complessivamente, non siamo affascinati dalle classifiche. Anche se è ovvio che perseguiamo tutti insieme obiettivi di crescita e di successo sportivo. Ma altri sono gli obiettivi perseguiti dalle persone che oggi costituiscono il Vallerano: persone che hanno maturato, nel corso degli anni, non solo diverse esperienze sportive ma anche diverse esperienze sociali. L’obiettivo è di avere un gruppo che possa garantire continuità nel tempo a un progetto sportivo formativo giovanile.
Questa idea nasce dalla consapevolezza che ci sono tanti possibili destinatari che attendono un progetto sportivo concepito a loro misura, che li aiuti a crescere come individui, come cittadini e come atleti. Gli obiettivi puramente agonistici e selettivi non rientrano fra quelli fondamentali della società.
Come giudica il lavoro degli allenatori e il loro rapporto con i ragazzi?
Quest'anno si è realizzato un modello che non ho timore a definire ideale e di grande valore: tutti gli allenatori sono anche i calciatori della prima squadra impegnata nel campionato di serie D. In questo modo i ragazzi delle rappresentative hanno la possibilità di vedere i loro insegnanti all' opera, attivando un circuito virtuoso a 360 gradi che pone al centro dell'attenzione il calcio a 5. Secondo me un'esperienza unica che ha una grossa valenza anche tecnica.
Pensa che si possa crescere anche a lungo termine, quindi allargando il raggio di azione magari a due o tre anni. E eventualmente dove e come si può migliorare?
Credo che la continuità nel tempo di questo progetto possa essere garantito da quegli ex giocatori, che hanno trovato la propria realizzazione umana e sportiva proprio tramite l’esperienza agonistica, ed intendano mettere a disposizione degli altri, dei più giovani, il loro tempo, la loro competenza e le loro capacità.
Una società sportiva dove gli adulti si interessano della promozione umana e della crescita dei giovani.
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