Serie A2

L'History Roma 3Z scrive alla Divisione: "Gironi? Costi insostenibili"

Ufficio Stampa

Ieri la Junior Domitia, oggi il club gialloblù. La scelta dei raggruppamenti lascia perplesse molte società di Serie A2

L’History Roma 3Z intende esprimere con massima trasparenza e senso di responsabilità il proprio disappunto in merito alla composizione dei gironi del campionato di Serie A2 e alla relativa gestione da parte della Divisione Calcio a 5.
Abbiamo ritenuto doveroso rendere pubblico il nostro punto di vista per condividere, con chiarezza e rispetto, le gravi difficoltà logistiche ed economiche che la nostra società – così come altre realtà coinvolte – sarà chiamata ad affrontare a causa dell’inserimento nel Girone D, come attualmente configurato.
La nostra riflessione nasce da una valutazione attenta e condivisa con le società Eur Calcio a 5, Junior Domitia, Roma C5 e Blingink Soverato, che ha portato all’invio congiunto di una comunicazione ufficiale tramite PEC alla LND e alla Divisione Calcio a 5. All’interno del documento vengono illustrate nel dettaglio le criticità pratiche e i limiti sostenibili per realtà dilettantistiche come le nostre.
Nel caso specifico della Roma 3Z, siamo di fronte a un calendario che prevede cinque trasferte in Sicilia, dove i voli disponibili per Trapani e Catania presentano già oggi costi elevati, scarsa frequenza e una logistica frammentata.
A ciò si aggiungono lunghe tratte via terra: dal solo aeroporto di Catania ci attendono ulteriori trasferimenti di 116 km per Regalbuto e 190 km per Piazza Armerina.
Per Trapani, invece, l’unico collegamento aereo utile da Roma è il venerdì sera, con ritorno la domenica sera, obbligando la squadra a soggiorni di due notti, salvo opzioni più complesse come atterrare a Palermo e proseguire per Marsala (200 km) o Mazara del Vallo (210 km).
A questo si sommano trasferte impegnative in Calabria, verso Acri (1100 km) e Soverato (1270 km), oltre alla trasferta di Castel Volturno (430 km).
Nel complesso, il calendario imposto ci porta a stimare:
• oltre 11.700 km di trasferte via terra
• un costo medio di € 2.500 a trasferta per le tratte calabresi e fino a € 4.000 per quelle siciliane
• un totale di circa € 25.000 solo per le trasferte extra-regionali, fuori da ogni previsione sostenibile.
Non si tratta solo di numeri, ma di un carico gestionale e umano enorme per una società dilettantistica che, come tante altre, porta avanti il proprio progetto con sacrificio, competenza e passione. La mancanza di dialogo preventivo e l’assenza di un confronto strutturato con le società interessate ci spingono oggi a porre alcune domande alla Divisione, con spirito costruttivo ma determinato:
1. Perché il Lazio è l’unica regione suddivisa in due gironi?
2. Perché non è stato avviato alcun confronto preventivo con le società laziali?
3. Perché alcuni rappresentanti della Divisione usano toni sarcastici sui social, minimizzando una problematica così seria invece di offrire supporto?
4. Perché per la Serie A2 non è previsto alcun tavolo di confronto con le società, come avviene in altre categorie?
5. Com’è possibile che un girone di Serie A2 presenti un calendario di trasferte più lungo e oneroso di quello della Serie A2 Élite?
6. Perché non si applica il principio della territorialità, basilare per ogni competizione dilettantistica, nella composizione dei gironi?
Abbiamo scelto la trasparenza perché è giusto che tutti conoscano le condizioni in cui siamo costretti a operare.
Noi, come tante altre realtà, paghiamo strutture, formiamo giovani, costruiamo settori giovanili, diffondiamo il futsal sul territorio, e portiamo avanti progetti educativi e sportivi con responsabilità.
Sosteniamo costi annuali che possono superare i 150/180 mila euro, sottoscriviamo accordi con atleti e tecnici già mesi prima della stagione, e pianifichiamo con largo anticipo le nostre risorse.
Mai, nella nostra storia, avevamo considerato più di 2 o 3 trasferte a medio/lungo raggio in una stagione. Oggi, ci troviamo a dover affrontare otto trasferte di questo tipo, con un impatto devastante sui nostri equilibri economici.
Una comunicazione tempestiva, anche solo informale, ci avrebbe permesso di ricalibrare il budget: rivedere accordi, sacrificare risorse o scelte editoriali, e fare le giuste valutazioni in tempo utile.
Oggi, invece, siamo di fronte a un bivio: senza risposte e correttivi immediati, l’unica alternativa concreta resta il ritiro dal campionato.
Una scelta dolorosa, ma resa inevitabile da un sistema che sembra non ascoltare, non confrontarsi e non rispettare il valore del lavoro che ogni società mette in campo.
Siamo abituati a prenderci le nostre responsabilità. Ma pretendiamo che chi ha il compito di dirigere e organizzare il nostro sport faccia lo stesso.
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