La protesta

Cinecittà: i lavoratori si mobilitano

Le maestranze degli studios hanno manifestato ieri contro i nuovi licenziamenti annunciati dalla Deluxe e per chiedere al Ministro Franceschini di rilanciare l'azienda

Riprende vigore la mobilitazione dei lavoratori di Cinecittà. Le maestranze degli Studios, quasi un centinaio, hanno manifestato ieri davanti al Mibact per protestare contro i nuovi licenziamenti annunciati dalla Deluxe e chiedere al Ministro Franceschini di rilanciare l'azienda, togliendola dalle mani di Abete e Della Valle che puntano a fare degli storici studi cinematografici 400mila metri cubi di cemento fra alberghi, ristoranti, parcheggi e centri benessere. Per capire le loro rivendicazioni dobbiamo fare un passo indietro. A dicembre 2012, dopo 3 mesi di scioperi e occupazioni, i sindacati e l'azienda, con la regia del Ministero dei Beni Culturali, raggiunsero un accordo che poteva porre le basi per il rilancio di Cinecittà. Da un lato i lavoratori scongiurarono il licenziamento siglando 90 contratti di solidarietà e imposero la loro volontà di continuare a lavorare negli studi cinematografici, senza vedere così svilita la loro professionalità. Dall'altro Abete e soci riuscirono ad ottenere lo spacchettamento dei lavoratori in 3 società e, successivamente, varie agevolazioni dal Ministero. “La rateizzazione in 8 anni del debito di 5 milioni di euro contratto con Cinecittà Luce, dovuto al mancato pagamento del canone di locazione, la riduzione del canone d'affitto per centinaia di migliaia di euro, un investimento pubblico di 7 milioni per la ristrutturazione del sito produttivo e l'affitto del ramo d'azienda alla Deluxe”.

Proprio quella Deluxe che pochi giorni fa ha deciso di avviare la procedura di liquidazione, mandando a casa i 60 lavoratori del settore audio e digital. I 39 del settore sviluppo e stampa sono già in cassa integrazione, e persino 42 dei 90 con contratto di solidarietà rischiano il licenziamento. Le promesse di rilancio del settore restano insomma carta straccia. E per i manifestanti la misura è ormai colma. “I lavoratori fanno la loro parte, fra cassa integrazione e contratti di solidarietà. Il Ministero, grazie al nostro impegno, ha messo 7 milioni sul piatto per ristrutturare Cinecittà. E con il tax credit grandi produzioni come Benhur, Diabolik, Christ the Lord, Zulandere hanno ricominciato a investire a Cinecittà. Quello che manca all’appello è l’imprenditore privato. Perchè Abete, Della Valle e De Laurentis, non fanno la loro parte? Perchè invece di investire ripartono con i licenziamenti e i progetti di cementificazione? Questa situazione è insostenibile, il rilancio di Cinecittà non puo' passare attraverso questi imprenditori”. I sindacati chiedono al ministro Franceschini “un atto di coraggio”, ripubblicizzare l'azienda e garantire, anche con l'aiuto della Rai, il recupero della sua capacità produttiva. “Se ci sono le condizioni, dopo uno o due anni, la si puo' anche riaffidare a privati, purchè siano imprenditori veri”.

D'altronde i dati forniti dai sindacati parlano chiaro. Nel 1997 Abete e soci hanno preso in mano un'azienda che fatturava 44 miliardi di Lire, aveva all'attivo 61 film e contava 365 lavoratori, di cui 265 a tempo indeterminato. Nel 2014 il fatturato è sceso a 7,5 milioni, i film all'attivo sono 12 e i lavoratori 185, di cui 108 in solidarietà, 38 in cassa integrazione e 39 affittati ad altre società. Nonostante gli investimenti pubblici. Sfortuna? Scarsa conoscenza del settore? O scientifico indebolimento di un pezzo di storia italiana per seppellire lo scenario dei film di Fellini, Scorsese, Coppola, di 47 premi Oscar, sotto 400mila metri cubi di alberghi e parcheggi?

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