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Roma Capitale
04 Novembre 2015
© Pagina Facebook "Trastevere App"
Bianca, eterea, inedita: sembra quasi nuova di zecca, quasi fatta di neve o di un materiale indefinito, oppure quasi assemblata per la prima volta, tanto è lo stupore che suscita al rivederla in tale, rinnovata veste. Appunto, quasi. Ed invece si tratta di uno dei monumenti più celebri della Città eterna, tornato alla pubblica fruizione dopo diciassette mesi di restauro: parliamo di Fontana di Trevi, lo specchio d'acqua più famoso della Capitale, che nel pomeriggio di ieri è stato definitivamente restituito ai romani ed ai turisti. Era la metà del 2014 quando la nota casa di Moda Fendi assunse l'onere di restaurare la fontana. Ben due milioni di euro vennero veicolati per ripulire l'intera superfice, sapientemente modellata in marmo travertino, attraverso un'operazione che permise alla fontana di continuare ad essere visitata dai turisti, mediante la realizzazione di una piattaforma che permetteva di verificare di persona ed in loco lo stato di avanzamento delle operazioni, nonchè la presenza di un piccolo bacino centrale per continuare il rito del lancio della moneta. Ingegnose soluzioni provvisorie che hanno permesso di recuperare superfici marmoree, rilievi, gradini, inferriate e perfino i lampioni antistanti, in un crescendo di ulteriore attenzione collettiva che ha montato una vera e propria attesa esplosa nell'applauso con cui nel tardo pomeriggio di ieri, 3 novembre, è stato salutato il ritorno dell'acqua all'interno della fontana, successivamente rischiarata da un nuovo impianto di illuminazione.
Genesi di un capolavoro. La storia del monumento attuale va a ricollegarsi alla presenza di una preesistente costruzione, nata come punto terminale del cosidetto "Acquedotto Vergine" e su cui intervenne addirittura Leon Battista Alberti, sostituendo le prime vasche con un unico specchio di forma rettangolare. Nel 1731, dopo circa un secolo e mezzo di dibattimenti e di passaggi di mano tra architetti e progettisti di passaggio per Roma, Papa Clemente XII pose l'attenzione sui progetti di Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga e Nicola Salvi, affidandoli ad una commissione di esperti: l'ultimo di costoro vinse il bando per il completamento del monumento, un pò perchè economicamente più accessibile ed un pò perchè legato alle influenze berniniane. Il tema prescelto fu quello di raccontare la storia del sito, avendo come particolare riferimento il mare ed i tritoni, in un gioco di finte scogliere e zampillii d'acqua completati da una straordinaria quinta architettonica, ricavata sulla facciata del palazzo retrostante, in cui si innesta la nicchia contenente l'imponente statua di Oceano.
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