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Roma Capitale
06 Novembre 2015
Il frontespizio della Lettera
Una fotografia dell'attualità. La lettera si apre con una serie di interrogativi incalzanti "Siamo davvero all’altezza di questa testimonianza nella nostra città di Roma? - ed ancora - Siamo lievito? Oppure siamo spenti, insipidi, ostili, sfiduciati, irrilevanti e stanchi? Senz’altro le gravi vicende di corruzione, emerse di recente, richiedono una seria e consapevole conversione dei cuori per una rinascita spirituale e morale, come pure per un rinnovato impegno per costruire una città più giusta e solidale, dove i poveri, i deboli, gli emarginati siano al centro delle nostre preoccupazioni e del nostro agire quotidiano". Vallini ha aggiunto che in tutto questo, i cristiani debbono mantenere un atteggiamento umile, senza "alcuna smania di protagonismo o di visibilità politica". La lettera prosegue con una fotografia reale e spiacevole della situazione cittadina "La nostra città - scrive il Cardinale - vive un momento di transizione e di crisi. La corruzione, l’impoverimento urbanistico e ambientale, la crisi economica hanno investito pesantemente lo spazio fisico, l’identità collettiva e la coesione sociale. Aumentano le povertà, non solo materiali, che alimentano nuovi e profondi squilibri. La sfiducia nelle istituzioni civili e la perdita del senso di appartenenza sociale producono stili di vita sempre più individualistici . Ne conseguono forti tensioni sociali, in particolare di fronte alla sfida dell’immigrazione - ed in più - nuove sofferenze sono emerse dalla disoccupazione, soprattutto giovanile, mentre sono aumentati i costi strutturali tipici delle grandi città come i trasporti, la mobilità in genere e i servizi, e per alcune voci di base, come il costo degli affitti, il livello appare del tutto insostenibile".
Le "cinque sfide" per l'avvenire. Dopo aver proceduto a questa analisi, Vallini indica che a suo dire sono cinque le sfide o "cantieri" che vanno colti per il risollevamento della Capitale, il primo dei quali è la lotta alle vecchie e nuove povertà, che colpiscono in particolar modo l'universo familiare, dove "il lavoro è l’assillo maggiore e il sollievo offerto attraverso sussidi non è risolutivo, perché - citando Papa Francesco nella "Laudato sii" - «aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe sempre essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro», auspicando inoltre "nei diversi quartieri della città, la promozione di luoghi dove cittadini volontari, sensibili al bene comune, mettano a servizio di quanti vivono in condizioni precarie e di disagio la loro esperienza umana e professionale". In secondo luogo, l’accoglienza e l’integrazione, in quanto "gli immigrati devono essere accolti come persone e aiutati, insieme alle loro famiglie, a integrarsi nella città e nella vita sociale". Terza sfida è l'educazione, dove anche "la scuola, l’università e i centri di formazione professionale, così numerosi a Roma, e tutti quelli che vi lavorano – educatori, insegnanti, docenti, personale dirigente o ausiliario – sono invitati a metter al centro del processo educativo delle nuove generazioni romane la crescita integrale della persona". Non poteva mancare inoltre la Comunicazione, dove diventa urgente "ricostruire una cultura collettiva più umana e più vera. Più attraente. L’attuale complessità del mondo dell’informazione e della comunicazione esige un impegno condiviso ed organico da parte delle migliori risorse laiche e ecclesiali della città". Infine, ultimo "cantiere" è una più consapevole formazione della classe dirigente futura, dove quest'ultima si senta "chiamata a fare il possibile per garantire a tutti dignità piena e il necessario per formare e mantenere una famiglia. Assicurare ad ogni famiglia la casa, il lavoro, l’assistenza sanitaria e il diritto primario ad educare, è l’impegno inderogabile a cui deve tendere la classe dirigente nell’esercizio dei suoi poteri e delle sue responsabilità pubbliche". Infine, Vallini si sofferma sull'appuntamento giubilare, ormai imminente, augurando che anche questo momento di grazia possa servire alla Città eterna per "essere all’altezza della sua vocazione e delle nostre attese di speranza".
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