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la riflessione

Schianto in scooter: paura e indifferenza prima del derby

Coppia sull'asfalto all'uscita della Galleria Giovanni XIII. Incidentati sotto choc, passanti curiosi ma nessuno interviene

01 Marzo 2017

Schianto in scooter: paura e indifferenza prima del derby

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Mercoledì 1 marzo. Da Montespaccato verso casa. E' da poco terminata una gara di calcio dilettantistico a cui ho assistito.  Ore 17,15 circa, uscita della Galleria Giovanni XIII, svincolo Ponte Milvio. Un'utilitaria e un veicolo a due ruote sono da poco venuti a contatto pochi metri prima della curva che porta alla discesa verso lo Stadio Olimpico. L'impatto non sembra di quelli violentissimi ma è fatale per lo scooter, su cui viaggiano due persone. Rallento, mi affianco e non esito ad accostare. Ad avere la peggio il conducente, un uomo anziano che resta a terra schiacciato dalla sua moto. La donna che è con lui riesce, sotto i miei occhi, ad alzarsi: sono entrambi feriti, ma coscienti. Pochi passi più indietro l'altro conducente, quello della vettura coinvolta. Pietrificato, sotto choc e apparentemente illeso. Provo a rendermi utile. L'unica cosa che mi sento di fare è di tranquillizzare la signora: cerca disperatamente segni di vita da parte dell'uomo rimasto sull'asfalto, che scopro essere suo padre. Lui risponde con un filo di voce: "Sto bene, non è niente", ma non si muove.

Sulla destra, le macchine in marcia sfilano verso lo stadio. Tra poche ore c'è la partita. Tutti rallentano, danno un'occhiata, ma nessuno si ferma. La cosa non mi sorprende. "L'ambulanza sta arrivando?", domando agli incidentati. Titubanza. Mi accorgo che nessuno l'ha chiamata. Sono passati almeno 5 minuti dall'incidente. Compongo il 118 e do indicazioni all'operatrice. Nel frattempo, dalla galleria sbuca un mezzo del pronto soccorso operativo. Non è il nostro, ma ci vede e si ferma, insieme ad altri due motociclisti curiosi e finalmente partecipi. Siamo in compagnia. I paramedici mettono a sedere la donna, ancora agitata e sporca di sangue, e le prestano le prime cure. Il padre, sdraiato e immobile, risponde alle loro domande. Ha dolore al petto, ma il casco gli ha salvato la vita. Il conducente dell'utilitaria scuote la testa e non fiata: sembra a pezzi. L'ambulanza, ora, sta arrivando. Una carezza alla signora e vado via. Pensando: "A volte non servono eroi, ma più esseri umani".

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