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Daniele Frongia "Stadio della Roma? Non tocca più a noi..."

Riproponiamo l'intervista esclusiva all'assessore allo sport di Roma Capitale, che ha parlato a tutto tondo sulla situazione degli impianti romani, ma non solo...

28 Novembre 2017

Daniele Frongia

Daniele Frongia

 Varchi la soglia dell’ufficio di Daniele Frongia e resti stupito dalla semplicità che ti circonda. Qualche maglietta personalizzata, qualche gagliardetto attaccato ai muri e nulla più. Una semplicità quasi austera, che rispecchia profondamente l’Assessore allo Sport, alle Politiche Giovanili e ai Grandi Eventi scelto dalla Sindaca Virginia Raggi. Un uomo di poche parole, ma sempre chiare, come le sue idee. Un politico che si è ritrovato tra le mani una situazione disastrosa e che, con pazienza, ha iniziato a tessere la tela per riportare lo sport nella Capitale a livelli più consoni alla grandezza della Città Eterna. Partendo dal Flaminio, passando per il campetto di periferia, fino ad arrivare al progetto dello Stadio della Roma. Non sogni, ma obiettivi. Da raggiungere nel futuro più immediato, ma senza perdere di vista la realtà delle cose, senza promesse o false illusioni. Fatti, non parole: di quelle ne sono state dette, e ahinoi ne sentiremo ancora, davvero troppe.
Daniele Frongia

Assessore, partiamo dall’attualità: l’Italia fuori dal Mondiale. Come incide socialmente sui giovani e sullo sport un evento così infausto?

“Non credo che ci sarà un calo significativo in termini di iscritti e di passione nei confronti della disciplina. Certo che la perdita c’è, è grave dal punto di vista dell’immagine, ma analizzerei bene anche l’indotto economico. Siamo costretti a parlare anche di vil denaro e noi, come amministratori di Roma, dobbiamo sempre farlo in virtù dei tredici miliardi di debito che abbiamo. Purtroppo si parla di un danno ingente”.

Come ha vissuto da politico, da sportivo e da semplice appassionato la crisi federale che ha portato alle dimissioni su Tavecchio?

“Penso che siano state dimissioni corrette, attese da tutti, ma pensare che sia questa la soluzione del calcio, o più in generale dello sport, rappresenterebbe un grave errore. Lo sport ha bisogno di riforme immediate per uscire da questa situazione di crisi e il fallimento della Nazionale di calcio rappresenta l’occasione giusta per ripartire definitivamente”.


Un calcio in crisi, non solo a livello nazionale. Una delle sue prime preoccupazioni fu la situazione infrastrutturale dei 164 centri sportivi comunali prima del vostro insediamento. Che contesto ha trovato e quali sono i progressi registrati sotto la giunta Raggi?

“Quando ci siamo insediati abbiamo riscontrato condizioni drammatiche. Impianti trascurati da anni, in alcuni casi da decenni. Abbiamo rilevato problematiche in circa centocinquanta strutture sul quale stiamo lentamente intervenendo, cercando di reperire fondi per le ristrutturazioni. Per il Palazzetto dello Sport, per fare un esempio, li abbiamo trovati e dal 2018 ripartirà l’opera di riqualificazione. Stiamo lavorando anche ad un progetto concreto per il Flaminio, ma molte attenzioni saranno rivolte su quei centri che sorgono in periferia e che svolgono una funzione sociale importante. Intanto abbiamo depositato un nuovo «Regolamento Impianti Sportivi» che fungerà da faro per l’impiantistica in generale. Poi ci sono tantissime altre situazioni davvero complicate che analizziamo giorno per giorno e che non riguardano solo il calcio, ma tutti gli sport”.
Lo Stadio Flaminio e le sue condizioni

Ha nominato il Flaminio, probabilmente il caso più eclatante della nostra città. Avete da poco pubblicato un avviso che dovrebbe rappresentare il primo passo della riqualificazione. Qual è la situazione?

“L’avviso pubblicato riguarda il reperimento di progetti. In tanti vengono da noi dichiarando di voler riqualificare il Flaminio così ci siamo detti: bene, vediamo cosa proponete. Partiamo da un presupposto: non ci interessa far sorgere nella zona centri commerciali, parcheggi multipiano, oppure arrivare alla demolizione, ma vogliamo intraprendere un percorso che garantisca l’uso prevalentemente sportivo della struttura.Nel frattempo stiamo lavorando con il Coni nella speranza di velocizzare i tempi. Penso che nei prossimi mesi avremo qualche aggiornamento in tal senso”.

Si è speso in prima persona anche su un altro centro sportivo storico, il mitico Campo Testaccio. Le chiedo anche in questo caso quali saranno i prossimi passi. “Un’altra situazione nata male e cresciuta peggio. Attualmente la pratica è uscita dal dipartimento dei PUP, il programma urbano parcheggi, ma è ancora al dipartimento mobilità e trasporti, anche se presto dovremmo acquisirla noi come sport. La prima cosa è comprendere in che condizioni è l’area, esistono avvallamenti di oltre sette metri, e visto che vogliamo riportarlo in vita come campo di calcio bisogna fare in modo che il terreno di gioco poi regga. Va inoltre svolto un serio lavoro preliminare, anche in termine di contenzioso con il vecchio concessionario PUP e tenendo conto, naturalmente, anche del concessionario attuale. Dopodiché, anche in questo caso chiederemo agli uffici di emanare un avviso per il reperimento dei progetti e posso garantire che ci sono soggetti molto seri, alcuni del mondo del calcio, che hanno già manifestato interesse. Speriamo di risolvere il prima possibile. Quello che posso dire con fermezza è che non sarà mai un parcheggio, ma un centro sportivo”.

Tempi?

“Prima di tutto ci adopereremo per l’intervento di bonifica, i cittadini lo stanno richiedendo, giustamente, con insistenza. Poi, come accadrà con il Flaminio, ci interfacceremo con il Municipio per bonificare, ristabilire l’attività con un progetto temporaneo e infine riqualificare”.

Oltre ai problemi infrastrutturali si è parlato molto anche dei casi riguardanti i canoni e i mutui - Credito Sportivo. In alcuni casi si parla di debiti altissimi delle società dilettantistiche nei confronti del Comune. Quanto è grave la situazione e come si può ripianare?


“Per quanto riguarda i canoni abbiamo lavorato duro e i risultati sono evidenti. Quando siamo arrivati in Campidoglio la morosità complessiva sforava il 70%: è stato drasticamente abbassato ad un 10% in un solo anno, entro il prossimo anno puntiamo ad azzerare il debito delle società.I mutui sono una questione diversa, parliamo di concessionari che hanno ottenuto finanziamenti dalle banche e ad un certo punto non hanno più pagato. E chi paga? Noi come Comune di Roma, quindi noi come cittadini. E parliamo di cifre importanti, 15 milioni di euro solo per gli impianti, se poi consideriamo i Punti Verde Qualità l’esposizione di Roma Capitale - e dunque di tutti i cittadini - supera i 200 milioni”.
Il progetto dello Stadio della Roma

State studiando provvedimenti ad hoc per questa problematica? Alcune di queste aree sono state plasmate in veri e propri circoli esclusivi.

“C’è un ufficio apposito che se ne sta occupando e che sta lavorando per migliorare la situazione. Questo è un caso nato con la giunta Rutelli, quindi pensate di quanto tempo stiamo parlando. Dentro queste aree abbiamo trovato di tutto: attività commerciali, in alcuni casi slot machine. Il primo risultato tangibile per noi sarà la richiesta di progetti per il centro sportivo del rugby a Spinaceto, che vanterà anche una pista di pattinaggio per ghiaccio al coperto. In tempi contenuti riporteremo lo sport in quella zona”.

Quanti sono i contenziosi in questo momento del Comune di Roma?

“Se parliamo di problemi intesi in senso lato come contenziosi, o anche morosità, possiamo affermare che sono più i problemi degli impianti sportivi. Ne cito uno solo, gestito male da Roma Capitale, che ci vede soccombere per 20 milioni di euro. Un unico caso. Questo per farvi comprendere la dimensione della situazione”.

Inevitabile una domanda sul nuovo stadio della Roma. Un progetto che va avanti tra le polemiche, ultima quella della figlia di Lafuente, che lei stesso non ha esitato a definire strumentali. Le date non le piacciono, ma può darci una sua opinione su come sta procedendo il percorso di realizzazione?

“Se fosse un processo governato da me non avrei problemi a parlare di date certe, ma non è così. Quello che ho sempre detto è che noi abbiamo lavorato verso una direzione chiara, l’indirizzo scelto dalla sindaca e della giunta è chiaro, gli uffici hanno completato l’istruttoria e da tutti è arrivato il parere favorevole al progetto. Ora c’è la conferenza dei servizi, c’è la Regione e quindi i tempi vanno domandati ad altri soggetti”.
Campo Testaccio

Cosa si sente di dire, lei che si è sempre mostrato molto realista, in questo momento ai tanti tifosi giallorossi che stanno leggendo l’intervista?

“Ricordo quando l’ex sindaco Marino parlava del primo calcio di Totti dentro il nuovo stadio nel gennaio 2017: quindi non ripetiamo gli stessi errori”.

Il calcio, ma non solo. Il sogno Giro d’Italia diventerà realtà? Si è parlato molto di una possibile chiusura nella Capitale.

“Ci stiamo lavorando, questo lo garantisco. Anche lo scorso anno ci stavamo lavorando, poi è accaduto qualcosa l’ultimo giorno, l’ultima ora, quindi non voglio parlare di realtà in questo momento, ma diciamo che ci stiamo dando da fare per realizzare questa opportunità”.

Ci sarà mai un Gran Premio di Roma?

“Finché governiamo noi, no”.

Lo sport a Roma tra dieci anni: cosa sogna e cosa si augura per la Capitale?

“Tra dieci anni? Intanto di aver abbondantemente recuperato la maggior parte degli impianti, riqualificato quelli più rilevanti e quelli in periferia. Inoltre mi auguro un sistema di centri sportivi comunali maggiormente inclusivo, che possa agevolare ragazzi disabili e le famiglie con fragilità. È questo che fa la differenza in un comune, perché è vero che ci sono anche le eccellenze, ma rappresentano l’uno per mille. Infine veder progredire quelli che vengono definitivi gli sport minori, anche se ormai non so più quali sono. C’è il calcio e poi tutti gli altri. Sia chiaro: meno male che c’è e che fa da traino, ma mi piacerebbe che le altre discipline raggiungessero la stessa rilevanza ed esposizione mediatica che meritano. Non devono esistere dèi minori”

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