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l'intervista
05 Febbraio 2018
Rita Visini durante una visita a Corviale
Quando ascolti parlare Rita Visini quello che ti colpisce maggiormente è la sua passione. Ogni iniziativa, ogni evento che la vede presenziare, ogni obiettivo da raggiungere sono accompagnati dall’amore che prova per lo sport. Perché per lei praticare una disciplina, che sia a scuola, nel parco o in una struttura federale è “semplicemente” un diritto di tutti, nessuno escluso. È questo il suo grande sogno, quello per cui ha lavorato e per il quale lavorerà, comunque vada la prossima tornata elettorale. Soddisfatta di quanto raggiunto in questi anni di governo, ma consapevole che si può, e si deve, ancora migliorare.
Assessore, tracciamo un bilancio del nostro sport regionale dal 20 Settembre 2013, giorno in cui le viene assegnata anche la delega dello sport, ad oggi. Quali sono stati i progressi più tangibili?
“Quando il presidente Zingaretti mi ha assegnato la delega allo Sport ero Assessore alle Politiche sociali già da cinque mesi. Lui ha voluto esplicitamente che di sport me ne occupassi io per dare all’azione della Regione Lazio un taglio molto preciso: quello dello sport per tutti, dello sport come motore di inclusione sociale e di incontro tra le generazioni. Mi pare che sia stata una scommessa vinta, perché le tante cose fatte in questi anni testimoniano che davvero lo sport è un fattore fondamentale per la crescita delle perso-ne, delle comunità e dei territori. Le iniziative che abbiamo realizzato, dai bandi agli eventi di piazza o nelle scuole, hanno avuto tutte una forte partecipazione po-polare e anche da parte delle istituzioni, degli enti e delle associazioni che fanno parte del movimento sportivo regionale. Insomma, c’è grande soddisfazione”.
Durante la sua carica molta attenzione è stata rivolta al rapporto diretto sport – scuola: quanto è importante, e perché, per i nostri giovani questo connubio?
“Perché lo sport a scuola è una risorsa straordinaria a livello formativo, un’occasione educativa tra le più importanti che abbiamo a disposizione. E lo sport scolastico è anche un grande fattore di uguaglianza sociale e di integrazione tra le culture, perché permette a tutti di fare attività sportiva insieme a prescindere dalle possibilità economiche o dalle provenienze familiari. Ecco perché abbiamo investito tanto sul progetto “Scuola di squadra”, grazie al quale la Regione ha rinnovato l’attrezzatura sportiva di 230 scuole superiori del Lazio”.
Avete lavorato molto per favorire l’attività sportiva scolastica a tutti, intervenendo consistentemente su strutture e materiale: quali sono stati i risultati più eclatanti?
“Basta guardare ai numeri: attraverso il bando “Pronti, sport, via!” con un fondo di 4 milioni di euro abbiamo consentito l’avvio di 137 interventi di manutenzione, ristrutturazione e abbattimento delle bandiere architettoniche negli impianti sportivi scolastici della Regione. E’ fondamentale investire per dare ai nostri ragazzi la possibilità di fare sport a scuola e di farlo in tutta sicurezza”.
Da parte sua è stata mostrata una parti-colare sensibilità per migliorare l’accesso alle discipline dei disabili: quali sono stati i passi in avanti e quanti il nostro paese, a suo modo di vedere, deve ancora compierne in questo campo? Siamo un’eccellenza, o ancora indietro rispetto agli altri paesi europei?
“Il movimento sportivo paralimpico italiano è un’eccellenza mondiale assoluta, ma l’Italia deve ancora crescere sulla capacità di accesso alla pratica sportiva di base per le persone con disabilità. Oggi abbiamo grandi campioni che portano in alto i colori delle nostre nazionali paralimpiche, anche se hanno sempre troppo poco spazio sui media rispetto ad altri sportivi. Ma resta il fatto che ci sono ancora molti luoghi dello sport inaccessibili alle persone disabili. Non solo per via delle barriere architettoniche ? siche, ma anche per quelle “virtuali”, culturali, che in determinati contesti ?niscono per scoraggiare la pratica sportiva dei disabili. Noi in questi anni abbiamo lavorato per l’abbattimento di entrambe queste tipologie di barriera. Da un lato abbiamo investito in termini culturali e promozionali, sostenendo la pratica sportiva delle persone con disabilità, le manifestazioni loro dedicate e anche la formazione degli operatori sportivi, in sinergia con il Comitato paralimpico del Lazio. Dall’altro lato abbiamo voluto fortemente che in ogni nostro bando destinato alla riquali?cazione e alla ristrutturazione dell’impiantistica fosse data priorità all’abbattimento delle barriere architettoniche per consentire un accesso realmente universale all’uso delle strutture”.
Oltre ai disabili lei ha puntato molto sull’inclusione sociale e di cittadinanza che lo sport può favorire: quali sono gli interventi attuati?
“Anche qui basta far parlare i numeri: solo con l’ultimo bando sullo sport di cittadinanza abbiamo ?nanziato 143 progetti, 55 per attività rivolte a persone con disabilità o disagio psichico, 50 per giovani under 18 o per anziani, 30 per le manifestazioni sportive popolari, 8 per lo sport in piazza, specialmente per quanto riguarda quelle discipline ingiustamente de? nite “minori”. E poi c’è il grandissimo lavoro di promozione sportiva nelle piazze, negli oratori, nelle scuole, nelle carceri fatto insieme al Coni Lazio. Un’esperienza che abbiamo chiamato “Coni e Regione Compagni di sport” e che ci ha visti insieme nell’offrire tante giornate di sport a migliaia di ragazzi, anziani, famiglie. Permettetemi di sottolineare questa sinergia tra Regione e Coni regionale, tutt’altro che scontata: c’è stato un grande impegno di collaborazione che ha fatto tanto bene allo sport del Lazio, e ci tengo a ringraziare ancora una volta Riccardo Viola e il comitato regionale per tutto quello che abbiamo costruito insieme”.
Sotto l’aspetto dell’integrazione lo Ius Soli sportivo è stata una grande conquista, ma basta per dare al nostro sport quella dimensione di sociale che spesso viene travalicata dal business?
“No, non basta, ma è un passo avanti gigantesco: il mondo dello sport ha dimostrato di essere più avanti del resto della società. E poi si tratta davvero della dimostrazione che la cittadinanza ai ragazzi stranieri che sono italiani di fatto è uno strumento potente di integrazione. Ma dobbiamo andare avanti, specie nelle periferie, aumentando le occasioni e l’offerta di sport per i giovanissimi e i giovani”.
Uno dei punti forti del suo assessorato è stata, senza dubbio, l’attenzione alla messa in sicurezza degli impianti sportivi: che situazione ha trovato al suo insediamento?
“Quando siamo arrivati non avevamo nemmeno una mappatura aggiornata degli impianti esistenti, ? guriamoci delle loro condizioni. La messa in sicurezza è una questione di diritti, innanzitutto, per-ché molte strutture risultano chiuse di fatto, ed è una questione di lotta al degra-do, perché impianti abbandonati portano insicurezza, mentre impianti vivi, abitati, frequentati, sono un fattore positivo nei quartieri e nei paesi. Il nostro grande bando per l’impiantistica serve a questo”.
Infatti lo scorso novembre vi siete impegnati, presso l’Acquacetosa e proprio nel contesto sicurezza, con un bando da 9,3 milioni di euro. Quale risposte avete avuto dalle proprietà pubbliche e private?
“Le procedure amministrative sono in corso ma c’è stata una grandissima risposta. Il bando è una risposta ef? cace al tema della riquali? cazione degli impianti: da un lato ? nanzia gli interventi, dall’altro offre ai Comuni o ai privati mutui a tassi agevolati, quasi allo zero per cento. Perché il problema degli enti locali soprattutto sono le risorse: mancano i soldi e lo sport ? nisce per essere tra le prime spese tagliate. Ma dobbiamo avere più lungimiranza: lo sport non è un extra, ma un inve-stimento in inclusione sociale. Ed anche un volano importante per le economie locali, non dimentichiamolo”.
Avete anche ?nanziato gli enti di promozione sportiva presenti sul territorio.
“Sì, ben 13 su 15 hanno ottenuto fondi. L’associazionismo e gli enti di promozione sportiva sono un presidio da salvaguardare nella strategia di diffusione dello sport per tutti. Il lavoro della Regione con il movimento sportivo di base e associato è stato costante e sempre molto partecipato”.
Non possiamo lasciarci scappare l’occasione: come ha vissuto la rinuncia alla candidatura olimpica di Roma? Per lei rappresentava l’occasione di rilanciare la Capitale?
“È stata un’occasione sprecata, senza dubbio. E penso che a distanza di oltre un anno, ormai, anche molti di quelli che erano contrari abbiano cambiato idea. È stata una scelta paurosa e miope, che ha accorciato l’orizzonte di sviluppo della città”.
Qual è il suo sogno nel cassetto o quale obiettivo vorrebbe raggiungere per mi-gliorare lo sport laziale?
“Serve una nuova legge sullo sport di cit-tadinanza, ecco l’obiettivo per la prossima legislatura. Una riforma organica che faciliti le azioni di promozione sportiva sul territorio. Ci abbiamo già cominciato a lavorare sopra in questi anni, ma non abbiamo avuto tempo di completare tutto l’iter di redazione e discussione. Sono sicura che riusciremo a portarla a casa con il prossimo Consiglio”.
Un’ultima domanda Assessore: se do-vesse pensare allo sport laziale tra cinque anni, cosa concretamente si augura per il movimento?
“Mi auguro che lo sport del Lazio allarghi sempre di più i propri con? ni: deve coinvolgere tutti i cittadini, nessuno escluso”.
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