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roma capitale
19 Ottobre 2018
Emiliano Monteverde, Assessore alle Politiche Sociali e allo Sport del I Municipio di Roma ©GazReg
“Testaccio non ha mai smesso di sognare”. Sono forse le parole più emozionanti ed emblematiche espresse nel confronto avuto con Emiliano Monteverde, Assessore alle Politiche Sociali e allo Sport del I Municipio di Roma. Parole dense di significato, arrivate dopo oltre un anno di duro lavoro, i primi passi di un cammino che riconsegna Campo Testaccio alla Capitale.
Assessore, possiamo dire che dopo tanti anni Campo Testaccio sta per tornare a vivere. “La prima buona notizia, dopo un lungo lavoro da parte delle Associazioni e dei Comitati dei cittadini, sostenuti dal I Municipio, è stato l’aver tolto dal piano parcheggi l’area di Campo Testaccio, ora di competenza del Dipartimento Sport e non più dell’Assessorato per la Mobilità. C’è voluto molto tempo, un lavoro partito da un Consiglio Municipale aperto proprio lì affianco, nella biblioteca, alla presenza dell’Assessore allo Sport Daniele Frongia, con un impegno che ha visto i suoi frutti arrivare un anno dopo. Adesso si apre un nuovo cammino”.
Possiamo ripercorrere le tappe che hanno portato alla situazione di degrado? “Si progettò l’apertura di un parcheggio multipiano interrato, quello che ormai è la ‘famosa buca’. Poi hanno inciso tanti altri fattori. Come era facilmente immaginabile sono stati ritrovati reperti archeologici, inoltre è scemata la richiesta di parcheggi, vedendo tanti progetti essere dismessi. Tutto questo ha dato vita a un lunghissimo contenzioso tra l’azienda e l’Amministrazione Comunale, tuttora in corso. Per lungo tempo si è atteso il risultato, soprattutto su chi dovesse ripristinare il centro sportivo, ma lo stallo della situazione ha portato a ritenere necessario l’inizio di un cammino parallelo, che è appunto quello richiesto da noi e da tutti i cittadini”.
Come si può definire il danno, economico e sociale, della chiusura di un impianto sportivo per così tanto tempo?
“A mio parere l’anno trascorso per sottrarre Campo Testaccio al piano parcheggi è stato troppo lungo. Abbiamo pressato il Comune in questo senso, spinti dai cittadini del territorio. Detto questo, l’importante è che si sia superata la fase di impasse. Questi primi interventi di bonifica dell’impianto, concordati dal Dipartimento Sport con Ama, hanno comportato una spesa di circa 80 mila euro. Noi chiediamo pertanto l’immediato varo di un piano di gestione intermedio, perché sappiamo tutti che qualsiasi cosa si deciderà sul lungo periodo, parlo del grande progetto della squadra e del campo da calcio, ci vorranno tempi non certo brevi”.
Quindi è necessario adoperarsi sin da subito? “Sì, noi chiediamo che a questa prima bonifica segua un immediato progetto concordato con tutti i soggetti che operano nel territorio di Testaccio e quelli che si sono adoperati per risolvere la questione. Il centro deve poter essere utilizzato, va allestito con panchine, altalene, giochi per bambini e tutto quello che è necessario per accogliere le attività della rete di cittadini e associazioni che opereranno sotto il coordinamento del I Municipio. Costruiremo una relazione stabile tra i vari soggetti, al fine di dar vita a una gestione a bassa intensità dello spazio”.
Altrimenti tutto sarebbe vano... “Credo che basterebbero quattro, massimo cinque mesi e il campo tornerebbe allo stato di degrado in cui versava prima, per questo l’intervento deve essere immediato. Poi verrà il grande progetto, con il rilancio della vocazione sportiva di quello spazio”.
Che però competerebbe al Comune giusto? “Per l’esattezza al Dipartimento Sport. Ma anche in questo caso il I Municipio, come per il piano intermedio, offre il proprio contributo”.
Può spiegarci meglio? “Abbiamo appena lanciato il ‘Percorso di partecipazione popolare per la riqualificazione di Campo Testaccio’. Intraprenderemo un cammino approfondito di analisi e di proposta con il territorio. Sul sito del Comune di Roma sono già aperte le iscrizioni, sia come Coordinatori e Facilitatori, sia come semplici partecipanti. Ci rivolgiamo a tutti, al Rione e alla città, ma anche alle associazioni, alle società sportive, ai comitati, a chiunque voglia partecipare”.
Quale obiettivo vi siete posti? “Costruire un progetto collettivo, condiviso dai cittadini, che consegneremo al Comune di Roma per i percorsi che vorrà affrontare con riguardo al futuro dell’impianto sportivo. Naturalmente chiederemo a chiunque ne avrà la competenza, di tener conto di quanto realizzato sul territorio”.
Andando sul pratico, un cittadino si iscrive e cosa può offrire? Per esempio se serve una panchina, potrebbe essere utile un falegname... “Va considerata la divisione dei due momenti: il piano intermedio e il progetto sul lungo periodo. Sul piano intermedio sarà sicuramente necessaria la partecipazione di tutti, come nel caso dell’esempio usato della panchina. Perché si tratta di un lavoro dall’impatto economico minimo, di volontariato, in parole semplice si deve manutenere in attesa che diventi qualcos’altro, ognuno può fare la sua parte.”
Sul progetto a lungo raggio che presenterete al Comune invece? “Lì serviranno idee, competenze e proposte su quello che dovrà divenire. Non servirà tanto il contributo concreto come la panchina, per capirci, ma bisognerà immaginare anche una trasformazione urbanistica della zona. Ognuno potrà dire la sua certamente, però serviranno soggetti con competenze tecniche per poter disegnare lo sviluppo di tutta l’area”.
Le iscrizioni sono aperte da pochissimi giorni, c’è già un riscontro sulla partecipazione? “Sì, appena pubblicata la notizia sul sito sono arrivate più di 25 adesioni, ma in realtà stiamo cominciando a pubblicizzarlo adesso. Siamo certi che sarà molto partecipato, pertanto invitiamo tutti ad iscriversi nel più breve tempo possibile, anche perché prima partiamo prima cominciamo a costruire questa rete”.
A proposito di tempi, i cittadini si augurano sempre siano brevi. La macchina burocratica però spesso è più lenta della speranza, che ci può dire? “Finito l’intervento di bonifica, se il progetto intermedio da noi proposto viene accolto dall’Amministrazione Comunale, deve partire nel più breve tempo possibile. Capisco i cittadini, ma in questo caso siamo obbligati ad agire nell’immediatezza perché, ripeto, se partissimo tra 9 mesi il campo sarebbe di nuovo nel degrado. Reputo che si inizi entro due mesi al massimo, forse anche meno”.
Poi quali passi ci saranno? “Nel giro di tre, quattro mesi circa vorremmo consegnare all’Amministrazione Comunale il progetto di partecipazione popolare”.
I Testaccini sono molto legati al loro rione, quanto è stata importante la spinta del popolo? “Moltissimo, determinante direi. La cosa più importante, e che sottolineo, è che a Testaccio non ci sono solo persone che hanno passione, importante sicuramente, ma ci sono anche tante competenze, con contributi concreti, di proposta”.
La gente del quartiere può cominciare a sognare di riavere il suo campo? “Testaccio non può cominciare a sognare, perché Testaccio non ha mai smesso di sognare. Proprio per questo sono stati fatti questi importantissimi passi in avanti, la spinta della popolazione è stata fondamentale e dovrà continuare ad esserlo”.
La prima casa dell’AS Roma. Il club potrebbe essere interessato a partecipare? “Dipenderà dagli strumenti che l’Amministrazione vorrà utilizzare, ovviamente se ci fosse un bando tutti potrebbero partecipare. In caso di project financing fatto con un soggetto identificato, penso potrebbe essere interessata. Però, proprio per il valore che ha questo spazio, prima che venga deciso altrove quali saranno le sorti, crediamo che il percorso partecipato possa portarci alla presentazione di una proposta seria e concreta da parte dei cittadini, in modo che qualsiasi percorso venga scelto dal Comune di Roma coinvolga il territorio. Non si deve commettere l’errore di lasciare troppo spazio a logiche più grandi, che non considerino chi vive in quella zona”.
Come si scongiura questo rischio? “Dobbiamo costruire un qualcosa di credibile, un progetto partecipato e condiviso. Tutto questo è arrivato grazie alla forza di chi vive nel territorio e al lavoro che è stato fatto in questi mesi, non può essere in nessun modo sacrificato. Non si può ripetere l’errore di lasciare in capo alla popolazione un’altra problematica. Dopo questo percorso si potrà affrontare un qualsiasi modello di progetto”.
Campo Testaccio è uno degli impianti di calcio più centrali di Roma, quanto è importante recuperarlo? “Fondamentale. Il I Municipio è la città urbanizzata, spazi praticamente non ce ne sono. Dal punto di vista sociale, sportivo, della coesione territoriale, riconsegnare l’impianto alla popolazione è importantissimo. Testaccio è un’area dalle grandissime risorse, ma soffre a livello sportivo per mancanza di spazi, è necessario per il rione e per tutta la città”.
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