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Il Ministro Spadafora e le risposte che lo sport non merita

Intervistato da Fabio Fazio durante la trasmissione "Che Tempo Che Fa", l'esponente del Governo Conte ha lasciato molte perplessità

26 Ottobre 2020

Il Ministro Spadafora e le risposte che lo sport non merita

Vincenzo SpadaforaAntonio Conte è stato un centrocampista di alto livello ed è attualmente uno di quegli allenatori di spessore europeo che può dare quel qualcosa in più ad una squadra, tra idee, tattica e motivazione (soprattutto). Antonio Conte, però, non è molto amato, anche all'interno dei tifosi dell'Inter, che vagheggiano addirittura sull'approdo di un nemico storico come Max Allegri. Questa sua seconda caratteristica lo ha portato ad essere, suo malgrado, un'icona social, con una particolare predilezione da chi non lo apprezza della riproposizione di alcune sue uscite storiche che, artificialmente, gli si ritorcono contro. Quella più usata è quel suo “Agghiacciante quello che dicono” ai tempi del Siena, quando la sua carriera era all'alba. Un'espressione che molto probabilmente è riecheggiata nella testa dei tanti appassionati, quando il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ha risposto per 20 minuti alle domande di Fabio Fazio ieri sera durante “Che tempo che fa(qui il servizio completo), al termine una delle giornate più nere dello sport italiano degli ultimi tempi. In particolare colpisce la conclusione del Ministro, “Due settimane fa dovevamo stare zitti”. In che senso? Di fronte ad una pandemia un governo, o anche un singolo ministro dovrebbe sì evitare proclami, ma soprattutto parlare, informare ed ancor di più decidere. Gli si fa notare il disorientamento del pubblico di fronte alle nuove norme sui DPCM (non tanto l'ultimo, quanto quello del 18) e alla domanda sul fatto che una scuola calcio possa continuare o meno la sua attività, la risposta inizia con un “Non proprio”, affermando poco dopo che il pacchetto di regole confezionato tra sabato e domenica sia stato costruito con l'intento di far rimanere in casa le persone, evitando quindi quegli spostamenti considerati non indispensabili. Quindi, delle due l'una: un ragazzo che gioca a calcio, deve restare a casa o se vuole può andare nel suo abituale centro sportivo? Agghiacciante. Si resta nell'incertezza e si passa la palla alle federazioni di settore, quindi, come testimonia l'ultimo comunicato FIGC. Dalla polvere all'altare, un po' come Antonio Conte, il Ministro dice di essersi sentito in questi mesi. Cita post in cui a suo dire viene osannato - ed anche Gazzetta Regionale non ha certamente disconosciuto il suo impegno nei terribili mesi del lockdown - ed ora, invece, viene dipinto come Mefistofele. Rimpalla errori commessi da altri dicasteri (l'apertura delle discoteche) e poi afferma di non voler parlare per slogan, sbandierando qualche secondo dopo un provvedimento in arrivo ed in chiusura entro il mese di novembre, in cui nuovamente a pioggia dovrebbero (e data l'indeterminatezza di tante misure prese fin qui il condizionale è assolutamente d'obbligo) giungere risorse (e a leggere le cifre viene più in mente l'immagine delle briciole) per salvare chi ha speso, tanto, e chi già non ce la fa più. Nasce una domanda: tra gli errori commessi perché non annoverare un mancato controllo della situazione? Il Ministro afferma di non poter usare virologi e CTS quando gli fa comodo (ci dica quindi quando in favore dello sport ciò è successo) ed afferma poi che dai controlli effettuati nessuna palestra è stata chiusa. Dunque, chi ha investito per portare i soldi a casa perché adesso dovrebbe abbassare la serranda? Se il Ministro si è battuto come dice, il risultato dov'è? Leggendola in termini sportivi si può dire che “non è bastato il cuore”. Nel finale tra una Serie A che ha fallito l'utilizzo della bolla (parole sue) riafferma che non oltre il mese di novembre ci saranno belle novità, non escludendo però misure più dure (in merito allo sport e ad altre realtà della vita sociale) a livello locale. E perché non pensarle una settimana fa quando, ed è evidente ai più, i numeri del contagio facevano già registrare differenze sostanziali tra un capo e l'altro del Paese? La conclusione dell'intervista è sicuramente la parte più amara. Da amante dello sport, da cittadino. Cosa non ha funzionato? Chiede Fazio. La risposta del Ministro è “Due settimane fa dovevamo stare zitti” con un sorriso tutto da interpretare. Agghiacciante, di nuovo. Un Ministro, un Governo non devono stare zitti (o non parlare per slogan come dice lo stesso Spadafora) ma in un momento come questo devono offrire prima risposte e poi soluzioni ad un paese, e nello specifico ad un settore, che sta vivendo sull'iniziativa dei singoli e viaggia a braccio, in attesa delle ennesime disposizioni.

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