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14 Novembre 2020
Siamo abituati alle ottobrate romane, ma è già novembre e il sole capitolino è ancora caldo. È una mattinata insolita, per il clima e per gli altri motivi sanitari tristemente noti a tutti noi, quella in cui incontriamo Rocco Fava, Responsabile Esecutivo di Axé Italia.
Rocco, è un piacere conoscere Te e Axé (si pronuncia “Ascè”).
“Il piacere è tutto mio e di Axé, ONG brasiliana nata circa trent’anni fa, che ho l’onore di rappresentare in Italia”.
Axé è un nome che già suona familiare a molti che si occupano di progetti di sviluppo mirati al contrasto della povertà educativa; qual è la caratteristica peculiare del vostro lavoro, in Brasile e nel nostro paese?
“Secondo Axé, l’educazione, per essere efficace, deve partire da una domanda fondamentale da rivolgere a qualunque bambino, adolescente o giovane: ma tu, che vuoi?”
Un approccio molto diretto…
“Infatti lo è. Troppo spesso, ci si dimentica che educare è far emergere desideri, sogni, aspirazioni e talenti, e non proiettare sui più giovani le nostre visioni del mondo (sovente, anche gli insuccessi della nostra vita). Educare non è dire, insegnare agli altri cosa debbano fare, è piuttosto guidarli in un percorso di scoperta: una educazione alla libertà. Essa si configura come uno stimolo alla consapevolezza, alla capacità di esprimere le proprie potenzialità”.
L'intervista completa sarà disponibile nell'edizione di lunedi 16 novembre in edicola ed online
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