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L'intervista
01 Dicembre 2017
Fabio Di Marco
Ieri le voci si sono rincorse tutta la giornata. Tra chi confermava, chi smentiva e chi parlava di mancate dimissioni ufficiali: Fabio Di Marco saluta il Tor di Quinto. A chiarire ogni dubbio il diretto interessato direttore generale rossoblù: "E' vero che non ho dato le dimissioni ufficiali al mio Presidente, ma ho parlato giorni fa con lui per informarlo delle mie scelte professionali attuali. Avendo accettato un importante incarico che mi porterà ad essere per quasi tutta la settimana lontano da Roma, non potrò essere operativo come in passato all'interno di un'organizzazione così importante e complessa come quella del Tor di Quinto e presto libererò il mio incarico per permettere al club di scegliere qualcun altro nel mio ruolo". Così dopo Giampiero Guarracino, la società di via del Baiardo perderà un altro dirigente storico che sulle rive del Tevere ha gettato anima e corpo. "Per me il legame è speciale. Ho lottato quindici anni per il TDQ, i miei due figli sono cresciuti lì, uno è stato campione d'Italia con la Juniores di Paolo Testa, l'altro ha passato su quel campo tutta la sua infanzia, da quando di anni ne aveva quattro. Ho ritenuto in questo lungo periodo che il TDQ non fosse un semplice club, ma un ideale in cui credere e per cui sacrificare anche interessi personali, sacrifici fatti senza rimorsi alcuni. Non smetterò mai di ringraziare il Presidente. Abbiamo avuto un rapporto di grande stima e complicità e all'interno della società importanti opportunità, non ultimo l'incarico di direttore generale e con lui ho vissuto momenti indimenticabili. Sono contento di essere stato vicino al Presidente nei due-tre anni di ricostruzione, soprattutto psicologica, dopo un momento delicato e pesantissimo. Tutto ciò è ripagato poi dal raggiungimento di un grande obiettivo: lo scudetto dei campioni d'italia conquistato quest'anno con la storica Juniores. Il periodo della ricostruzione è stato molto intenso, non dimenticherò mai i nostri giornalieri incontri, tutte le mattine alle 8 ci vedevamo nel suo ufficio, si parlava di come risalire, ma non solo, si andava al di là del calcio. Il Presidente è una persona particolare, ma sotto molti punti di vista unica, nel calcio invece un fuoriclasse. Oggi ho potuto serenamente accettare incarichi professionali avendo la certezza che il presidente, contrariamente ai primi anni di ricostruzione, è contornato da tanta gente di assolute qualità e competenze che saprà sia tecnicamente che organizzativamente mantenere il club ai vertici, sperando che vicino a lui ci siano sempre di più uomini che con un contraddittorio schietto e sincero possano essergli di aiuto vero".
Di Marco porta via con sè qualche rammarico: "Ho un grande rimpianto: di aver perso negli ultimi anni figure come Ciavarro, Commini, Poggi, Cruz, Kunin, Pischedda e Lunetta, che ho sempre pensato essere il simbolo di un valore indispensabile come il senso di appartenenza. Loro lo avevano ed erano la storia degli ultimi anni e soprattutto erano stati come dei fratelli per Paolo. E la storia non si dovrebbe mai perdere di vista".
E la sua grande soddisfazione? "Essere stato tanti anni vicino al Presidente, una mente unica e in un posto meraviglioso ed inoltre vedere Massimo e Giampiero Guarracino il giorno del tricolore concentrati in tribuna sotto gli occhiali da sole. Ho capito che mi trovavo di fronte ad un'immagine di un carisma incredibile. Qualcun altro non ha dato molto peso a questa immagine commettendo un grande errore. Oggi, a parte chiaramente il presidente, non ci sono altre figure con queste esperienze e con questa caratteristica, ma mi auguro che qualcuno esca fuori al più presto, lui saprà formare e scegliere le persone giuste".
Negli ultimi giorni si sono inseguite voci di contatti con alcuni club professionistici, ma Di Marco non conferma: "Non è il momento di parlarne, anche se non è così. Sono da anni vicino ad un professionista e ritengo il TDQ un'organizzazione professionistica nel dilettantismo, scuola per molti, poi qualcuno ha imparato bene le lezioni ed altri purtroppo non le impareranno mai, ma scuola in ogni caso. Auguro a Lorenzo Basili di diventare un perno e la guida tecnica del TDQ e a Riccardo Testa di diventare un grande dirigente. Hanno i numeri e le caratteristiche giuste, poi l'esperienza e l'acquisizione di umiltà li porterà ai vertici, a patto che le persone in borghese restino fuori dal terreno di gioco, mentre tra tanta gente in gamba e preparata ci sarà sicuramente qualcuno che arriverà e qualcun altro con poche caratteristiche da TDQ che si perderà per strada".
La chiusura è malinconica, Di Marco torna indietro di qualche anno: "Il giorno del 70° anno di Massimo Testa, scrissi una frase: 70 anni, una storia, una leggenda. Perchè per me la storia del TDQ e del presidente è veramente una leggenda. Lo ringrazio ancora con la certezza che lui sa perfettamente che a prescindere dal calcio io ci sarò sempre. Forza Tor di Quinto sempre!".
Un addio doloroso, malinconico, con qualche punta di rammarico ma sempre elegante, proprio come lo è Fabio Di Marco che esce in punta di piedi e con grande riconoscenza da quell'avventura che per 15 anni ha rappresentato la sua vita.
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