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Compagnia Portuale, un week end che va dimenticato in fretta

Il punto sul fine settimana appena archiviato in casa CPC 2005. L'unica gioia la regala la Juniores di Calcio a 5

27 Febbraio 2018

Compagnia Portuale, un week end che va dimenticato in fretta

In casa CPC 2005 è stato un fine settimana  da dimenticare e che ha visto uscire sconfitta  la prima squadra, la Juniores, gli Allievi e i Giovanissimi. Da segnalare il pareggio  della CPC2005 che milita in C2, avvenuto con l’avvento del nuovo tecnico Nunzi, e soprattutto, visto che è da considerarsi come un fiore nel deserto, c’è da annoverare la  vittoria coi colori portuali sul petto conquistata  dalla  juniores di C5 guidata dalla Termini. Quello che rammarica nelle sconfitte all’infuori dei giovanissimi di Smeraglia, che escono malamente dal confronto odierno grazie ad un arbitraggio a tratti da dodicesimo uomo, è la modalità con cui si è dovuti “soccombere” nei risultati. Gli Allievi meritano un capitolo a se, di certo non sono da primi posti, visto che per l’intera gestione hanno gettato alle ortiche larga parte delle gare, con da una parte per problemi d’approccio e altre per la reazione che è mancata in alcuni tratti. Si aspetta per loro l’incontro di domenica contro una dirette concorrente per tirare alcune conclusioni. Per juniores e prima squadra, vista la bontà degli organici, c’è  la consapevolezza che se non si arrivasse all’obiettivo minimo sarebbe un fallimento. Girarci intorno serve a poco.

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Quello che contraddistingue la CPC2005 dalle altre società del palinsesto calcistico laziale è innanzitutto il nome, di riflesso  il logo che si porta sul petto, che dovrebbe bruciare la pelle. Un emblema che vanta più di un secolo di storia e che dovrebbe spingere all’arembaggio chi le indossa, grazie allo spirito che gli appartiene, come fosse il vento freddo proveniente dalla Russia a tramortire le caldi giornate della nostra penisola. Non è così visto a metà dell’opera  si è gettato alle ortiche almeno cinque o sei gare per categoria in questa stagione, con quell’aspetto mentale non da portuali per come conseguito, e che invece  ci contraddistingue. Alla fine le parole lasciano il tempo che trovano, e di sentirle proferire se ne ha la mente piena ma senza risultato,  se non c’è un leader capace di trascinare gli altri o se nella fattispecie  non ci sono venti giocatori a imprecare, sudare  e lottare per lo stesso obiettivo. Il tempo del compitino da sei scarso è finito, escano fuori le verità nascoste. O in questo caso la volontà di arrivare all’obiettivo a fine stagione, perché indietro non si torna. Un po’ come nella vita. 

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