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L'Editoriale
23 Aprile 2018
Presidente, non è una carezza, tipo quella del calcio nel sedere goliardico, ma un attestato di stima. Non è da tutti e non è semplice trovare persone in grado di dibattere, di scontrarsi ideologicamente e magari anche incazzarsi, senza mai perdere il senso del confronto, il rispetto dell’altro interlocutore, senza mai alzare i toni anzi, preoccupandosi di reindirizzarli sulla strada della totale civiltà, se l’arrabbiatura montava seriamente. Riconosco che io e Diego l’abbiamo messa sotto torchio, andando a spulciare anche il minimo dettaglio del singolo caso, come quello gravissimo di Roma VIII - Giardinetti, il più recente, tra i più incomprensibili, che ha visto la giustizia sportiva fare dietrofront dopo aver inflitto la pena esemplare. È stato un piacere confrontarsi con lei, è stato un piacere incontrare un uomo che deve delle risposte e le dà... Le sue ovviamente.
E ahimè, Presidente, quelle risposte noi semplicemente non le condividiamo, forse siamo ancora giovani e ingenui, “degli illusi che sognano di cambiare le sorti di questo sport” e migliorare, seppur con un umile apporto, la collettività che popoliamo e rappresentiamo. Nessuno qui si offende quando ci giudicano così, si figuri che in tanti pensarono lo stesso quando decidemmo di dar vita a Gazzetta Regionale. Un progetto forte abbastanza da far spazio veramente ai giovani, fondato sulla meritocrazia e su un’idea di informazione indipendente, denunciando soprusi e prevaricazioni a tutela del movimento, con l’obiettivo di far splendere gli incredibili valori che prendono vita ogni volta che qualcuno fa rotolare un pallone.
Confidandoci con un saggio amico ed esperto collega sull’argomento abbiamo ricevuto un prezioso consiglio, quasi illuminante, in grado di ampliare il nostro orizzonte e farci comprendere. Le nostre distanze Presidente sono nella visione che abbiamo della società e dello sport. Noi vediamo una società e uno sport che lottano centimetro per centimetro con ogni forza per abbattere i bestiali fenomeni del bullismo e degli stereotipi di genere, che corrono disperatamente verso un rinnovamento culturale, che riesca ad arginare la dilagante violenza e a farci comprendere che non c’è peggior mortificazione per l’essere umano che regredire allo stato animale e istintivo. Noi vediamo una società e uno sport dove non può passare come goliardico, seppur sanzionato con un rosso, un calcio nel sedere a un’autorità, dove il Presidente non può, in quasi due ore di intervista su problematiche serie, non farsi carico di alcuna responsabilità.
Presidente, immagini per un attimo se davvero Buffon al Bernabeu, avesse aggiunto alle proteste un calcio nel sedere a Oliver dicendogli: “Ma levate, a scemo!” In un paio di occasioni nella nostra intervista ha fatto riferimento agli usi degli anni ‘60, ma siamo nel 2018 Presidente e i giovani ci fanno preoccupare perché tutto il giorno maneggiano smartphone e navigano su internet, formando così le loro personalità, ispirandosi, emulando. Ora più che mai il calcio e lo sport devono caricarsi i problemi della società sulle spalle, prendere per mano i nostri giovani e illuminargli il cammino, perché gli oratori sono sempre più deserti e per strada in pochi sognano di fare gol nella finale dei mondiali.
Come sosteneva il mitico Beniamino Placido “il dovere dello sport è migliorare la società, non subirla”, arrivando ad esaltarne i difetti e le mancanze. Andremo avanti con le nostre idee e le sosterremo fino a quando anche noi non ci ritroveremo di fronte un giovane uomo, un illuso, un sognatore, che ci racconterà di voler cambiare il mondo e probabilmente non gli crederemo, oppure non lo comprenderemo. Ci verrà il dubbio però, che potrebbe essere proprio quello il momento in cui c’è bisogno di ascoltarlo con maggiore attenzione, offrendogli il nostro sostegno per scrivere il futuro, magari migliore del presente.
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