l'intervista

America vs Europa, spettacolo contro oligarchia: parla Casarola

Un interessante confronto-scontro tra i sistemi sportivi più antichi del mondo. Il punto dell’esperto

“Il sistema sportivo europeo è in grossa difficoltà e il Fair Play Finanziario va rivisto”, parola di Aleksander Ceferin numero uno dell’UEFA. Che lo sport più bello del mondo, almeno nel Vecchio Continente, non viva il suo momento migliore non è certo un segreto. E come in ogni cosa che non funziona bene, i problemi che emergono in superficie hanno radici ai “piani bassi”. Con Francesco Casarola, Ph. D. in diritto ed economia dello sport, ed esperto di diritto sportivo, abbiamo affrontato un tema molto interessante, quello del parallelismo tra dilettanti e professionisti nelle due macro aree Europa - America.

Come nasce il sistema sportivo europeo? Casarola: "Nasce in Inghilterra, con l’obiettivo di far passare del tempo ai ricchi. Il tempo libero veniva utilizzato per lo sport: ecco, dunque i dilettanti, si creano delle squadre che vanno a giocare delle partite. Dunque, in Europa nascono prima i dilettanti, poi i professionisti. La piramide europea dello sport ha alla base i dilettanti e in alto i professionisti e i primi possono ambire ad arrivare al professionismo attraverso la regola delle promozioni e delle retrocessioni. E’ un sistema che non vede il denaro come sbocco e fonte primaria. In America, invece, le prime leghe vedono la luce alla fine del ‘800 con lo scopo di fare concorrenza ad altri tipi di spettacolo: nascono prima i professionisti e poi i dilettanti, ma non come li intendiamo noi. I ragazzi che studiano nei college entrano nel professionismo attraverso un sistema non piramidale, come in Europa, ma paritario. Le leghe professionistiche americane non hanno come regole promozioni e retrocessioni, perché io presidente investo dei soldi e devo avere il monopolio su una zona la "franchigia", e so che per 99 anni sono il proprietario di quella franchigia. Posso investire quanto voglio, ma se sono bravo sicuramente avrò un ritorno economico. Inoltre, non ho paura, perché non retrocedo e tutti i presidenti remano nella stessa direzione, perché devono fare profitto. Dal 1890 ad oggi è fallita una sola società nelle leghe professionistiche americane, nel basket. Questo è il primo macro dato che fa vedere quando sono differenti i due sistemi".

“Altro dato importante: in America esiste un tetto che si chiama salary floor. Io lega professionista divido i soldi, tu società li devi spendere quasi tutti. In Italia, se una società retrocede e ha il “paracadute”: non è detto che li deve spendere tutti, può fare quello che vuole.Il sistema europeo funzionava bene quando c’erano i mecenati, in America questo sistema non c’era: dovevano produrre e fare profitto”. E a tal proposito Casarola pone l’accento su un’altra questione: “In America lo sport si ispira al principio  di competitive balance,  uno strumento per riequilibrare la competizione, perché l’obiettivo del sistema americano è lo spettacolo, mentre l’obiettivo del sistema europeo è quello di vincere. E questi due sistemi si riverberano nelle norme e nelle politiche. A mio modo di vedere, in Italia non si fa una vera  e propria politica sportiva volta a raggiungere lo spettacolo ”.

Casarola chiude con alcune considerazioni proprio sul nostro calcio dilettantistico: “Abbiamo bisogno di dirigenti sportivi all’altezza di un sistema che è diventato la terza economia nazionale: occorrono figure professionali che possano far fare un salto di qualità al nostro sistema. Serve una filiera di professionisti dai direttori nelle società ai procuratori, fino ad arrivare alle Leghe ed i Comitati. Serve un rinascimento del Calcio, per una nuova cultura sportiva”.

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