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#ilcalciochecipiace, la storia di Flavio e Francesco

Affetti dal morbo di Batten che li ha resi ciechi, i due ragazzi appena diciottenni non si perdono una partita della Lazio e della Novauto. Zappavigna: “Sono i nostri primi tifosi”

27 Marzo 2019

#ilcalciochecipiace, la storia di Flavio e Francesco

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Nascere sani. Tra i sorrisi dei genitori, l’amore dei nonni, l’affetto dei propri cari. Vivere una vita apparentemente normale, simile a quella dei tuoi coetanei, fino all’età di 8 anni. Svegliarti in un mondo che all’improvviso perde di colore, sfumando nel nero. Scoprire che il tuo primo compagno di giochi, lo strumento con il quale ti lanci alla comprensione del mondo, l’unico Luna Park del quale non ti stancherai mai, in realtà ti sta tendendo un tranello. Il peggiore da immaginare: una vita al buio. Il tuo corpo cova una bomba ad orologeria. E il suo ticchettio è terminato. L’esplosione è stata sorda ma comunque devastante. Non ha lasciato niente intorno.


Questa è la storia di Flavio e Francesco, due ragazzi nati sani, il 6 settembre 1999. Questa è la storia del morbo di Batten: una rarissima malattia congenita neurodegenerativa, su base genetica, il cui esito è spesso fatale. Ma questa è anche la storia di un grandissimo amore: quello di Flavio e Francesco per il calcio e della Novauto per loro. “Il nome giusto del club è Novauto Flavio e Francesco – ci tiene subito a specificare Andrea Zappavigna, tecnico della prima squadra - Giochiamo quasi esclusivamente per loro: sono i nostri primi tifosi”.


Flavio e Francesco sono ciechi. E dall’età di otto anni come dicevamo in apertura di articolo. Questo, però, non gli impedisce di seguire i loro beniamini. Senza distinzione di serie. La domenica mattina in Prima Categoria, a urlare per la Novauto. Che in risposta, come forma di ringraziamento e sostegno, porta da sempre le loro foto sulla maglia. Il pomeriggio allo Stadio Olimpico, chiaramente a weekend alterni, per sostenere la loro Lazio. “Stiamo cercando di organizzare un’amichevole con la squadra di Inzaghi – continua a raccontare Zappavigna – sarebbe utilissimo per far conoscere a molte persone la storia di Flavio e Francesco. Poi sapete quanto li farebbe contenti?”. Fin dalla sua nascita, infatti, la Novauto sostiene l’associazione che cerca di aiutare i due ragazzi. La cecità è solo uno dei sintomi di una malattia infame come il morbo di Batten. Iperattività, comportamenti ossessivo compulsivi, episodi psicotici.


Questa la vita che devono affrontare i due ragazzi, costantemente monitorati dai medici del Bambin Gesù. I medicinali così come le cure da affrontare costano davvero molto: ecco perché la Novauto ha deciso di scendere in campo al loro fianco e giocare questa partita. Qualche speranza ancora c’è: negli Stati Uniti alcuni ricercatori lavorano giorno e notte tentando di scoprire un rimedio che possa anche solo frenare l’avanzamento della malattia. Bisogna crederci. Il calcio è una metafora della vita e il gol può arrivare anche oltre il tempo massimo. In quel caso l’esultanza e gli abbracci valgono doppio. La partita non è ancora finita. Lo sanno Flavio e Francesco. Lo sanno soprattutto mister Zappavigna e i suoi ragazzi.

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