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L'INTERVISTA
05 Luglio 2019
Stefano Berardi in azione
Primi calci, pulcini, esordienti, giovanissimi e una sola squadra del cuore: il Sora. Quante volte ha percorso il tragitto da Lungoliri e via Canceglie fino al campo "Trecce", innumerevoli. Dall'età di quattro anni Stefano Berardi ha condiviso i suoi pomeriggi con i più fidati amici e l'inseparabile pallone da calciare. Lontano dalla porta e da eventuali insidie. Berardi, classe '91, vuole riavvicinarsi agli attaccanti. Colpire di testa, sgomitare, lottare. Tornare protagonista senza half-spaces e appropriarsi di quel verbo tanto caro ai sudamericani "Volveremos", ripresentarsi e rovesciare le carte del destino: "Sicuramente non è bello stare fermo. Vengo da quattro-cinque mesi ad Ausonia dove avevo tutt'altra aspettativa e mi sono ritrovato non considerato. La cosa più brutta che possa capitare a chi piace questo sport. Negli ultimi anni tra Lazio e Abruzzo ho avuto la fortuna di far parte di squadre di Eccellenza costruite per vincere, da alta classifica. Questi cinque mesi mi hanno un po' ridimensionato. Cerco un progetto serio e che dia ambizioni alte". Stefano ha grinta e qualità, nonostante una carriera alla Caravaggio con tante luci e altrettante ombre: "Le esperienze con la Primavera e in Serie D mi hanno formato caratterialmente. Confrontarmi con gli adulti ha aumentato la consapevolezza di stare al passo con il ritmo di questi campionati. La scorsa stagione fino a dicembre in Abruzzo è stato un bellissimo campionato, girone unico con maggiore visibilità. Nei dintorni ci sono realtà apprezzatissime: la stessa Sora con la nuova presidenza, Arce che lavora bene". L'anima bianconera di quell'enfant prodige titolare in Serie D al "Claudio Tomei" riaffiora e sogna un magico ritorno: "Mi piacerebbe moltissimo tornare a Sora. Da sorano, come tutti i sorani, voglio indossare questa maglia. Ci sono stato negli anni neri, senza soldi nelle trasferte e sarebbe fantastico tornarci con la convinzione che sia un progetto serio, a lungo termine per vincere". Con Ezio Castellucci che richiama dolci ricordi: "Nel 2012/2013 con lui è stato il mio primo anno da "over". Tutti mi davano per spacciato, ma è stata una delle annate più belle. Con una società alle spalle avremmo vinto il campionato. Con Ezio mi sono sempre trovato benissimo, mi ha sempre tenuto in considerazione e se lavori bene ti ripaga sempre da giocatore. Le squadre che lo scelgono partono sempre con qualcosa in più: anni di vittorie e professionismo, Sora parte e mira in grande". L'ha lasciata da ragazzino. Vorrebbe ritrovarla e ripartire dalle 27 presenze e 1 gol di un'annata drammaturgica. Berardi ha il calcio nel sangue e non vuole mollare.
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