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l'intervista
16 Dicembre 2019
Marcello Nicchi
Partiamo da un premessa, scontata per noi ma non per altri. Qui nessuno prova piacere nel veder condannato un ragazzo o un club. Qui a nessuno cambia la vita a seconda delle categorie in cui militano le società dilettantistiche. Qui si difende il calcio, perché prima del Torrenova ci sono state altre entità sportive coinvolte in atti di violenza contro gli arbitri e sanzionate, prima di Alicandri ci sono stati altri ragazzi che hanno dovuto mettere da parte i propri desideri di disputare un torneo federale, da noi denunciati. Gazzetta Regionale tutela le regole, quelle che disciplinano la collettività, il loro rispetto e la loro certezza nell’applicazione ai fini di una giustizia certa, è la base della civiltà. Negare questo, significa non essere in grado di vivere in una comunità in maniera civile. Pochi giri di parole, la sentenza del Giudice Sportivo inferta ad Alicandri (squalifica fino al 31/01/20, ossia poco meno di due mesi), reo di aver colpito il direttore di gara Di Giuseppe di Frosinone, a seguito di un cartellino rosso durante la partita di Under 19 Tor Sapienza - Torrenova, è inadeguata, non uniforme ai precedenti. Cozza in maniera fragorosa con tutte le decisioni che con fermezza condannano chi osa toccare un arbitro, figurarsi chi lo ha colpito. Ci si attendeva da un anno di squalifica in sù, sono arrivati due mesi scarsi. Una sentenza che fa scalpore, che soprattutto crea un precedente pericolosissimo al quale potrebbero appigliarsi tanti altri club in circostanze analoghe.
Lo abbiamo voluto sottoporre all'attenzione del numero uno dei fischietti in italia, il Presidente dell'AIA Marcello Nicchi, da sempre in prima linea nella lotta alla violenza sotto ogni sua forma "Ogni volta che accadono queste cose sarebbe da prendere le persone e chiedergli se non si vergognano – esordisce il massimo dirigente arbitrale – Sto dando il fegato per difendere questi ragazzi, dobbiamo fare i conti però con un mondo pericoloso: la politica, la religione, la scuola, il lavoro, i nostri giovani non hanno più riferimenti e poi si verificano questi episodi, è una situazione drammatica. Quando sono arrivato alla presidenza dell'AIA venivano picchiati 1100 arbitri in un anno e guai ad obiettare qualcosa, perché ti sentivi rispondere da qualche sprovveduto che su 700 mila partite quei numeri erano esigui, roba da matti. Il problema non è assolutamente risolto, perché lo risolveremo solo nel momento in cui l'arbitro non verrà toccato, non aggredito, ma toccato"
Sono stati tanti gli interventi tendenti a disincentivare le aggressioni e a individuare e punire i colpevoli: “Abbiamo dato vita all'Osservatorio, che serve a censire tutto quello che succede alla classe arbitrale. Stiamo studiando altri provvedimenti, ancora di più dopo il caso Bernardini. Nel momento in cui un ragazzo diventa oggetto di violenza, noi dobbiamo agire per la sua tutela sotto tutti i punti di vista: primo la vicinanza al ragazzo, a partire dalla sezione, in secondo luogo la tutela giuridica, i nostri arbitri devono avere a disposizione un pool di avvocati per querelarli tutti in tutte le sedi – illustra Nicchi – Stiamo ottenendo risultati concreti, il primo è la diminuzione degli atti di violenza, ma bisogna anche ricordare che oggi, per fortuna, con la presenza di tanti organi di informazione sui campi di calcio a differenza che in passato, vengono alla luce tante situazioni gravi che prima passavano in sordina”.
Nonostante i passi i avanti compiuti per il Presidente AIA c'è ancora tanto da fare: “Il sistema sicuramente va integrato, non si può ancora discutere sulla base del danno riportato dall'arbitro dopo un'aggressione: si è fatto poco male due giornate, si fa refertare all'ospedale un anno, non deve essere così, perché a volte una dinamica sfortunata può comportare danni seri. C'è solo un concetto che vale per me, l'arbitro non va toccato, stop! Chi si macchia di tali gesti di violenza deve sapere che sarà querelato in tutte le sedi direttamente dall'AIA, anche perché quando a concretizzare un gesto di violenza è un tesserato, è molto facile da identificare e rintracciare. Chi vuole il bene dello sport deve lottare al nostro fianco”.
Entrando nella fattispecie della partita Tor Sapienza - Torrenova, il massimo dirigente dei nostri fischietti puntualizza: “Questa squalifica non è adeguata. Questo è ciò che è accaduto finora, perfetto ne prendo atto, personalmente con grande dispiacere – commenta un risentito Nicchi – Chi tocca un arbitro va radiato e se possibile, verificando la gravità della violenza di volta in volta, vanno arrestate le persone. Chi picchia un altro essere umano davanti alle forze dell'ordine potrebbe, applicando la legge, essere arrestato in flagranza di reato. Con questa gente tolleranza zero. C'è un regolamento che è stato rivisto dalla Federazione, se il direttore di gara subisce la violenza refertata dal pronto soccorso, appena toccato o aggredito, il colpevole prende minimo due anni. In questa fattispecie, purtroppo, il Giudice Sportivo si è ritrovato in mano degli strumenti non idonei ad applicare le misure necessarie. A volte purtroppo i ragazzi preferiscono evitare quando subiscono violenze leggere, invece devono andare al pronto soccorso a farsi visitare, oppure redarre il referto nella maniera più dettagliata possibile per consentire al Giudice Sportivo di infliggere una pena giusta”.
Una lotta che deve portare a una svolta culturale: “Faccio un esempio, un Carabiniere spintonato in una piazza mentre fa servizio di ordine, qualcosa di gravissimo. Un arbitro aggredito è bruttissimo, perché se da una parte dobbiamo tutelare tutti i nostri ragazzi, dall'altro dobbiamo mandare immagini positive per i nostri giovani. Purtroppo noi siamo le vittime di questo processo, in tutto questo è necessario che la giustizia sportiva trovi uniformità nell'infliggere le sanzioni, dobbiamo poter punire in maniera esemplare anche quando non ci sono i referti ospedalieri, va fatto qualcosa di più a livello inclusivo per far denunciare gli episodi di violenza, l'arbitro come il il carabiniere, non lo puoi toccare. Appena lo fai ti devi beccare una sanzione esemplare”.
Al tavolo dei lavori la presenza forte della FIGC: “La Federazione per fortuna è molto attiva nella lotta alla violenza sotto ogni forma, il Presidente Gravina è molto sensibile nei confronti di questa problematica e si sta impegnando in prima persona, stiamo combattendo insieme per cacciare via dagli impianti sportivi questa gente – Spiega il Presidente dell'AIA, che poi continua – Abbiamo introdotto il Daspo, la squalifica automatica, la querela, ma con gli incivili diventa dura, come quando finisce in rissa o con una coltellata per una lite in mezzo alla strada. Quello sportivo è un mondo di persone censite, bisogna realizzare un codice di onore per chi entra a farne parte e ne vuole il bene: se vuoi giocare, se vuoi allenare, se vuoi arbitrare, ma penso anche ai dirigenti che fanno sacrifici incredibili per allestire una squadra in piccole realtà sociali dove lo sport vale tanto. Ecco, tutti noi insieme, dobbiamo accettare a priori che chi fa male al calcio deve essere definitivamente allontanato”.
Marcello Nicchi però conta che i tanti sacrifici porteranno altri frutti: “Siamo in un'epoca in cui dovremmo lottare anche contro la violenza verbale e morale, ma se poi gli esempi che mettiamo davanti agli occhi dei più piccoli sono questi. Ma se durante quell'episodio della Under 19 c'era un bambino della Scuola Calcio, cosa avrà imparato? Magari ha anche saputo che gli sono stati dati poco meno di due mesi... Oltre al lavoro del Giudice Sportivo, che deve essere davvero oculato, mi permetto di dire che i club dovrebbero lavorare meglio in via preventiva e intendo prima del tesseramento, per evitare di includere le persone che si macchiano di gesti di violenza – il monito del massimo dirigente – Sa che le dico, i nostri associati sono tutti educati, perché se non lo sono non possono stare con noi, molto semplice. Evidentemente se a certe persone è permesso... Ma non dobbiamo mollare, perché la deriva sociale va combattuta e alla fine verranno da noi, dalla parte degli onesti”.
Infine un invito a tutti gli appassionati, oltre che agli addetti ai lavori: "Da tanti anni lotto contro questa situazione mortificante per il calcio, ma non ho mai sentito fare un applauso agli arbitri, al massimo c'è un cretino che gli mette le mani addosso. Ma quando si capirà che un direttore di gara di allievi, juniores, non è ancora un arbitro? È lì per imparare anche lui, mentre permette agli altri di divertirsi. Nei campi di calcio dilettantistico c'è di solito un numero esiguo di persone, non capisco perché non si indignino davanti a così tanta volgarità, ignoranza – si chiede il Presidente – Si vedono genitori che litigano in tribuna, quelli che si attaccano alle recinzioni per minacciare arbitri o avversari, il tutto poi sfocia facilmente in violenza. Le poche persone presenti dovrebbero cominciare a fare qualcosa proprio quando ciò si verifica, noi non molliamo di un millimetro, lotteremo sempre per la tutela di questa benemerita categoria. Vi ringrazio perché non siamo più soli, ciò permette di sensibilizzare le persone e di far montare il disgusto contro chi commette atti di violenza inaudita, a volta durante eventi sportivi di ragazzi di 13 o 14 anni”.
E noi siamo al suo fianco Presidente.
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