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la storia

College Life Italia, Antonacci: "In USA cresco come uomo"

L'avventura di Emil, partito dal Piemonte ed approdato in Missouri. Il prossimo showcase romano sarà il 23 Luglio, ultimi posti disponibili

11 Luglio 2020

Emil Antonacci in azione

Emil Antonacci in azione

Emil Antonacci in azione

Ci vuole coraggio per lasciare casa, famiglia, amici e partire alla volta dell'America. Non è una scelta per tutti: serve determinazione, voglia di scoprire il mondo, ma anche il desiderio di mettersi alla prova. Emil Antonacci l'ha fatto: ha lasciato Torino, sta vivendo un'avventura e lo sta facendo cercando di superare i propri limiti, di maturare convivendo con le difficoltà che una vita indipendente, oltreoceano, può presentare. Ma sull'altro piatto della bilancia c'è la smisurata passione per il calcio e tutto l'entusiasmo di un ragazzo che vuole godersi a pieno il suo 'american dream'.


Tutto comincia a circa 10 anni "in una squadra dilettantistica vicino a casa, il Lascaris, all’epoca una delle migliori nella provincia di Torino. Nel 2014 mi sono trasferito al Collegno Paradiso e a seguire è iniziato il mio periodo con i club professionistici: ho militato un anno nei Giovanissimi Nazionali della Juventus e poi dal 2015 al gennaio 2019 ho giocato alla Pro Vercelli, nelle categorie Allievi e Primavera". E qui, prima di un salto tra i grandi in Serie D al Borgaro, ecco il contatto con College Life Italia (www.collegelifeitalia.com): "Ero alla Pro Vercelli e ad inizio 2018 attraverso un mio compagno di squadra ho conosciuto l’associazione: ho fatto le selezioni a giugno e a dicembre di quell’anno (clicca sulla locandina al centro dell'articolo per informarti sui prossimi showcase) e dopo ho deciso di partire per gli Stati Uniti. Ho lasciato l’Italia ad agosto 2019, un anno dopo le selezioni e l’esame di maturità al liceo: destinazione Maryville University, poco fuori St. Louis in Missouri".


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Giunto nella terra delle opportunità, Emil ha dovuto fare i conti con l'ambientamento: "Nonostante il mio livello di inglese fosse abbastanza buono, all’inizio non è stato facile capire quello che mi dicevano. Ancora adesso non capisco proprio tutto ma piano piano mi sto abituando. Al di là di questa difficoltà mi sono sentito accolto sin dai primi giorni. I miei compagni di squadra e i miei coaches sono stati molto ospitali facendomi sentire subito in famiglia. In squadra In giro in cittàsiamo molti internazionali e penso che questo ci unisca ancora di più. La presenza di altri due ragazzi italiani certamente mi ha aiutato: loro sono qui da circa 2-3 anni quindi mi hanno potuto spiegare bene come funziona tutto. E poi è sempre bello avere qualcuno con cui parlare la propria lingua…". Un'avventura che metterebbe alla prova chiunque, ma che comunque vale la pena di esser vissuta. Parola di Emil: "Decisamente consiglieri questa esperienza. È qualcosa che va oltre il calcio e l’istruzione, è una crescita individuale come persona. Impari una lingua che non è la tua, vivi lontano dai tuoi genitori, inizi a gestire le cose per conto tuo. È una situazione che ti porta necessariamente a maturare. Nonostante mi manchino famiglia ed amici, finora mi piace questa mia indipendenza. Non è per tutti, ma sicuramente la consiglierei".


La quotidianità in America si alterna tra studio e pallone. Per quanto riguarda la classe "studio Sport Management Business. Sono al primo anno e questo semestre sto seguendo dei corsi piuttosto basic: le lezioni sono facili, nonostante siano in inglese gli argomenti li ho già preparati al liceo quindi non sto trovando grosse difficoltà. Nel prossimo semestre mi sono messo classi più complesse e testerò il vero livello di difficoltà qui in America. Non avendo mai frequentato l’università in Italia non sono in grado di fare un confronto, ma da quanto fatto finora posso dire che l’università qui è simile alle nostre superiori. Ci sono compiti da svolgere settimanalmente e seguono test e quiz. Non esistono test orali, solo scritti: oralmente si fanno solo presentazioni. Gli insegnanti coinvolgono la classe, fanno Insieme ai due compagni di squadra italianidomande e sono sempre raggiungibili via e-mail o chiedendo appuntamenti privati”. Tutt'altra storia, invece, per quanto riguarda il rettangolo verde... "Il campo è il posto che più preferisco. Il calcio è una lingua internazionale e anche qui mi sono sempre sentito a mio agio. Sto giocando molto e la maggior parte da titolare, a centrocampo finora. La stagione sta andando bene, nella nostra conference siamo arrivati terzi: abbiamo vinto i quarti di finale del conference tournament, andremo a giocarci semifinale e finale e dopodiché molto probabilmente disputeremo le fasi nazionali". Obiettivi per il futuro? "Avere un contratto con una squadra professionistica e diventare un manager nel mondo dello Sport Business".

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