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La storia

College Life Italia, Tossici: "Mai fatta scelta migliore"

Il classe 2000 ex Vigor Perconti racconta la sua personale esperienza: grazie a CLI da agosto si trova in America. E il 23 luglio torna a Roma lo showcase a cui partecipare per farsi notare e provare a vincere una borsa di studio

20 Luglio 2020

Nicolò Tossici

Nicolò Tossici

Nicolò Tossici

Giovanissimo, il protagonista della nuova storia che vi stiamo per raccontare. Nicolò Tossici è un classe 2000, eppure, grazie a College Life Italia e al suo valore sul campo, è già riuscito a partire per gli Stati Uniti, dove ha l'opportunità di studiare al college e, parallelamente, continuare a giocare a calcio ad alti livelli. Dopo avervi raccontato le esperienze di diversi protagonisti del nord Italia, torniamo a Roma con Nicolò: cresciuto a Colli Aniene, ha giocato per cinque anni alla Vigor Perconti per poi andare al Pro Roma. È riuscito a partire per gli States ad agosto di quest'anno, per recarsi a Saint Louis, in Missouri, dove studia Business administration, da allora, presso la Missouri Baptist University.


Nicolò, sei il più giovane protagonista di CLI con cui ho parlato in questa stagione: come è nata questa grande avventura?


"Sono entrato in contatto con College Life Italia a febbraio 2018: molto tempo prima della mia partenza, avevo ancora diciassette anni. Ricordo che una volta, tornato a casa, sentii che mia madre era al telefono con una sua amica. Il figlio di lei si trovava in America già da tanto tempo e lì studiava e giocava a calcio: era riuscito ad arrivarci proprio attraverso College Life Italia. Così mi sono informato, parlandone con mia madre, e ricordo che rimasi talmente affascinato da questo progetto e prospettiva che il giorno dopo mi precipitai immediatamente da CLI, per preparare tutti i documenti. Così, di punto in bianco. Non avevo mai avuto prima di quel momento il desiderio di fare un'esperienza di vita all'estero, ma lì avevo capito di avere fra le mani un'opportunità unica, che forse non mi sarebbe più capitata. Ricordo che mi hanno sostenuto tutti fin da subito: la mia ragazza, i miei amici. Anche perché la borsa di studio che mi spettava andava a coprire buona parte delle spese qui in America, perciò mi hanno incoraggiato tutti, era davvero una grande opportunità e ho fatto bene a coglierla."


Quale è stato il tuo primo impatto con l'America?


"Difficile spiegarlo! Sono salito su un aereo da solo, lasciando tutto dietro di me. Ho lasciato famiglia, amici, la mia Esultando con i compagniragazza. Appena sono arrivato ho capito subito che l'organizzazione dello stato in cui mi trovavo e le modalità con cui funzionano le cose, sono completamente diverse dal nostro paese, così come le strutture, gli impianti sportivi... La differenza la senti subito, in positivo, sotto questo punto di vista. Chiaro, però, che la nostalgia è stata un compagna che si è fatta viva dopo poco tempo... ma era prevedibile. Si tratta di un momento difficile, però che si supera, con il tempo. Ero pronto per mettermi in gioco in un contesto nuovo e ho fatto questo salto. Un aneddoto dei primi giorni? Nessuno riusciva a pronunciare il mio nome nel modo giusto (ride, ndr) ho dovuto cambiare nome, praticamente: Nico. Non che non mi piaccia, ma mi ci sono dovuto abituare. Comunque sono arrivato qui con un inglese un po' zoppicante e ora, dopo quattro mesi, lo parlo e lo capisco già piuttosto bene. È una grande soddisfazione."


Come hai trovato il calcio collegiale in America?


"Molto diverso dal nostro. La stagione va da agosto a dicembre, se arrivi alle fasi nazionali, altrimenti anche fino a novembre e basta addirittura. Quindi è tutto incredibilmente compresso: ti trovi a giocare tre, a volte quattro partite a settimana: quando l'ho saputo ero un po' scettico, devo dire. Non pensavo che sarei mai riuscito a recuperare così velocemente tra una gara e l'altra. E invece sono riuscito a fare un'ottima stagione, disputando tutte le partite ed esprimendo anche una buona qualità. Qui in America il calcio è basato tutto sul fisico, sulla prestazione atletica, c'è pochissima tattica. Mi sono trovato fin da subito bene con i compagni, quasi tutti europei peraltro: mi aiutato tantissimo ad ambientarmi velocemente e devo dire di aver stretto anche con il mister, una grande persona anche sotto l'aspetto umano. La cosa che mi è piace di più del calcio qui? La pressione. Qui non puoi permetterti di staccare mai la spina. Viceversa se sbagli, hai la possibilità immediata di rifarti. C'è un ritmo che mi esalta."


Come si studia in un college?


In acqua

“Le università qui funzionano in modo molto diverso rispetto all'Italia. Qui non viene offerta allo studente una preparazione puramente teorica, bensì più pratica, vieni messo subito di fronte a problemi da risolvere. Ci sono meno esami, e più progetti da presentare, inoltre ci sono dei compiti quotidiani che vengono assegnati, un po' come al liceo.”


Se il Nicolò di adesso incontrasse il Nicolò di prima della partenza per l'America... quale differenze troverebbe?


“Penso che caratterialmente sono sempre io. Mentalmente invece, sono cambiato molto, inevitabilmente: stare lontano da casa, dalla famiglia, incontrare persone appartenenti a culture completamente diverse, ti porta inevitabilmente ad aprire la tua mente e a diventare indipendente in modo molto veloce. Credo che questa esperienza mi abbia reso una persona più sicura, più consapevole.”


Come valuti l'operato di College Life Italia?


“Perfetto, mi ha aiutato tantissimo. Hanno sempre avuto fiducia in me, anche dopo l'operazione al crociato che ho dovuto sostenere poco dopo la mia iscrizione, e mi hanno aiutato tanto anche qui in America. Se consiglierei questa esperienza? Assolutamente sì, è un treno che passa una volta sola ed è un'opportunità incredibile. Ti fornisce un bagaglio di esperienza accademica, culturale, linguistica e di vita, veramente impensabile.”

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