L'intervista
I dubbi del dottor Tranquilli: quale protocollo per i Dilettanti?
L’analisi del coordinatore medico della Lega Nazionali Dilettanti in vista della piena ripresa delle attività federali
Le date per la ripartenza sono state fissate, con la Serie D pronta a tornare in campo il 20 settembre, giorno del calcio di inizio della Coppa Italia. Una settimana dopo partirebbe l’Interregionale, mentre nel Lazio sarebbe il turno di Eccellenza e Promozione. Il condizionale è d’obbligo, perché nonostante le revisione dei format per rendere più agevole nei costi e nelle tempistiche i campionati, manca il protocollo che dovrebbe dettare le regole sul come si potrà riprendere i tornei dilettantistici federali. Al momento c’è solo quello sullo svolgimento degli allenamenti, emanato il 5 giugno. A esporre la sua opinione ai microfoni dell’agenzia di stampa Italpress è Carlo Tranquilli, coordinatore medico della Lega Nazionale Dilettanti, che rimarca la necessità di un documento che definisca con precisione le modalità con cui l’attività agonistica potrà ripartire, ma soprattutto esprime la sua perplessità: “Osservando la situazione, come medico mi pongo molti dubbi. È sotto gli occhi di tutti una discordanza tra la sensazione generalizzata di apparente calo di tensione, quello percepibile nelle regioni, e le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico. Gli sport di contatto sono ancora fermi, con le Federazioni che dovrebbero poter emanare chiari protocolli operativi, mentre a livello amatoriale tutto è ripreso, anche perché il via libera è stato demandato alle regioni”. Una situazione paradossale per molti, con gli amici che possono tranquillamente ritrovarsi per la partitella amatoriale senza nessuna limitazione, mentre non rientra nella sfera del possibile l’organizzazione di un torneo dilettantistico: “Ci troviamo di fronte ad un’anomalia che definirei schizofrenica: da una parte proseguono le raccomandazioni allo stare attenti, ma di fatto si assiste ad un generalizzato senso di “beata incoscienza” - osserva il docente universitario ed ex medico della Nazionale Under 21, già direttore dell’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del Coni - Vige ancora l’obbligo del distanziamento e le procedure di contenimento non sono state messe da parte, anzi devono essere incrementate proprio per l’aumento della promiscuità sociale in questa stagione, compresa la movida serale”. Non sarà certo possibile approcciare la sfera agonistica al pari di quella amatoriale, ma neanche di quella professionistica. La certezza per Tranquilli è che sarà necessario comunque un’azione di monitoraggio consistente: “Anche nella ripresa delle attività sportive dovremo essere capaci di favorire adeguate campagne di screening e controllo considerando che il mondo delle società dilettantistiche non può certo fruire delle possibilità economiche di cui si giovano gli atleti professionisti. Questo perché il virus è ancora in circolazione e l’obiettivo più importante in questo momento è anche quello di identificare e isolare immediatamente casi di contagio sporadici con grande probabilità non necessariamente correlabili all’ambiente sportivo, ma spesso riferibili agli stili di vita dei singoli atleti. Detto questo però, lo sport come tutte le altre attività deve poter ripartire. In sicurezza, ma deve ripartire”. E per farlo non mancano le strade percorribili: “Ci possono essere indici di rischio diversi tra le regioni ma, con un’analisi accurata e la valutazione globale dell’impatto della singola attività sportiva, è possibile immaginare un protocollo che abbia efficacia per tutti. Penso ad esempio alla possibilità di esasperare alcune regole di gioco, per limitare al massimo il contatto. Tutto ciò senza però dimenticare l’importanza di alcuni comportamenti a margine dell’evento sportivo stesso come il lavaggio continuo delle mani, il rispetto della distanza e l’uso delle mascherine particolarmente nei luoghi confinati e affollati. I medici sportivi sono a disposizione delle istituzioni e delle federazioni per dare un contributo allo sviluppo dei protocolli, così come è stato per il calcio professionistico, ma deve esserci la chiara volontà di permettere allo sport dilettantistico di riprendere in maniera armonica. Ovviamente ponendo sempre al primo posto la tutela della salute. ‘Medico sportivo’ ma innanzitutto ‘medico’ è per noi, senza dubbio, ora più che mai, il compito più importante e su questo non possiamo e non dobbiamo avere alcun cedimento soprattutto nella nostra veste di ‘educatori di salute’, proprio per difendere lo sport”.