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lo speciale/1
26 Ottobre 2020
Nella triste conta quotidiana cui siamo ormai abituati dallo scorso mese di marzo, giorno più giorno meno, a macchia di leopardo l'epidemia in Europa ha preso forma e sostanza coinvolgendoci senza distinzione. Focolai, regole, malcontento, ci svegliamo ogni mattina con una sensazione strana addosso, senza distinzioni di sorta, a riprova del fatto che c'è un virus da domare che sconti non ne fa. Non ne sono stati proposti ai cittadini mesi fa, il rischio (ed in alcuni casi la già effettiva applicazione) di nuove misure restrittive tratteggia i confini del vecchio continente. A macchia di leopardo perché, ed è bene ribadirlo, non tutte le zone hanno uguali percentuali di diffusione e contagio. E se in Italia la rinnovata cura per frenare l'avanzata del Covid-19 prevede anche nuovi accorgimenti per lo sport dilettantistico (eviteremo di chiamarlo "di base" per ovvie ragioni) simili introduzione non è presente al di fuori dei nostri confini. Chi più chi meno abbiamo potuto notare gli spalti del Roazhon Park di Rennes in cui i tifosi rossoneri hanno gremito gli spalti contro il Krasnodar nell'esordio di Champions League. Eppure la Francia ha (dati aggiornati al 21 ottobre per ragioni di stampa ndr) più del doppio dei nostri contagi. I transalpini sono stati i primi ad interrompere le competizioni la scorsa primavera, ma ora questo non appare essere un problema (limitatamente al calcio). Nella CFA (la loro Serie D) il campionato mentre leggete queste righe ha concluso la sua nona giornata. Partite rinviate causa Covid? Tre (3) tutte nel girone C, quello che ruota attorno la zona di Marsiglia, una delle zone più colpite. Non basta, sulla pagina Facebook di uno dei club che non è sceso in campo (il Grasse contro lo Jura Sud alla 6ª giornata) ammiriamo post entusiastici per il rendimento del loro settore di base (sì, in questo caso lo utilizziamo). Altra nazione che al momento sta affrontando numeri davvero duri è la Spagna, prima per contagi totali ed ormai indirizzata verso il milione. Qui ci spostiamo nella Tercera Division, l'unica della quale possiamo ottenere dati (esistono poi 60 gruppi di Divisiones Regionales equirabili alla nostra Eccellenza o Promozione). In terra iberica il campionato è ripartito il 16 ottobre, quindi con una curva dei contagi non solo in crescita, ma davvero in rampa di lancio. Da mesi ormai in Spagna i numeri sono ampiamente più alti, ed in un certo senso preoccupanti, dei nostri, ma non si è comunque impedito ai giocatori di scendere in campo. 23 partite rinviate in uno scenario che presenta ben 17 raggruppamenti composti da due gironi ciascuno per una media di 11 squadre a testa. Il conto è un po' farraginoso, ma matematicamente semplice per capire la proporzione tra quanti match sono in calendario, quanti ne sono stati disputati e quanti no. Varchiamo la manica e spostiamoci in Inghilterra (per brevità trascureremo la situazione scozzese, gallese e nordirlandese). Nella terra d'Albione, dove il calcio assomiglia più che da noi ad una forma di religione, il dilettantismo è ridotto al lumicino. Quello che prevede la struttura piramidale del calcio inglese ha un numero abbastanza alto (7) di campionati professionistici e semiprofessionistici. Il dilettantismo puro è relegato più in fondo, in pratica a campionato poco più che regionali (in questi casi a quanto pare non esiste la discriminante provinciale...) Un autentico esercito di dopolavoristi e quant'altro che in quello che viene definito Saturday Football, scende in campo senza particolari intoppi dallo scorso 3 ottobre. Ed anche qui la situazione numerica è tutta a nostro favore. La Germania presenta un computo totale più basso nei contagi, ed è uno di quegli stati che ha riaperto per primo gli stadi (limitando gli spettatori, ovvio) e fatto ripartire il calcio, prima quello professionistico, poi il dilettantistico. La loro "D" è la Regionalliga (4 gironi), torneo misto tra seconde squadre e e dilettanti, che invece trovano la loro massima espressione nella Oberliga che si suddivide in 15 campionati. In entrambi i casi la stagione è in pieno svolgimento e nel weekend ha concluso la sua 11ª giornata, non mancano, ovviamente, i rinvii causa Covid, ma d'altronde ora come ora è così che il pallone gira, da una parte all'altra dell'Europa. Il dato, però, su cui riflettere è: se intorno a noi il virus viene fronteggiato a viso aperto (con la necessaria mascherina) perché dobbiamo privarci di calcio ed emozioni? In Svezia il lockdown non c'è stato, i casi non aumentano e la Division 2 (primo livello dilettantistico ndr) è ormai alla sua conclusione. Meditiamo(ate).
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