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l'intervista
L'intervista integrale del presidente del Comitato Regionale riguardo la situazione del suo movimento: "Ai vertici non conoscono il nostro mondo, per i club è dura"
15 Dicembre 2020
CR Sicilia, il presidente Santino Lo Presti (Foto ©LndSicilia)
La voce di Santino Lo Presti, presidente del Comitato Regionale Sicilia, è quella di un uomo vicino al suo movimento e determinato a risollevare quanto prima il calcio della sua gente.
In campo e fuori La ripartenza, dopo l’estate, era stata forte: “Avevamo disputato 6 giornate per quanto riguarda l’Eccellenza e la Promozione, arrivando ai quarti di finale in Coppa in queste due categorie e avevamo disputato sempre 6 turni anche per quanto riguarda il Calcio a 5, Serie C1, e stavamo avviando tutto il settore giovanile, con un paio di giornate già giocate. Prima e Seconda Categoria contavano già tre settimane di partite, mentre non siamo riusciti ad avviare i campionati Provinciali - esordisce il massimo dirigente - Abbiamo iniziato con molto entusiasmo a fine agosto con la Coppa e poi il 13 settembre con i campionati Dilettanti. Per quanto riguarda le società, abbiamo riscontrato lo stesso numero di iscrizioni rispetto all’anno scorso, con un incremento di circa una decina di unità: questo a confermare la volontà dei dirigenti di voler proseguire l’attività nonostante i problemi. Sappiamo tutti che mancano gli sponsor, manca il pubblico alle partite, non ci sono entrate economiche: per i club non è semplice ma la voglia c’era”. Fortunatamente, dalle Istituzioni sono giunti aiuti: “La Lega Nazionale Dilettanti ha messo a disposizione un buon contributo, poi qui abbiamo una legge della Regione che interviene in sostegno delle società: da quando D’Antoni è stato eletto presidente del CONI Sicilia c’è stata una buona interlocuzione con la Regione, la quale destina allo sport dilettantistico circa 5 milioni l’anno, di cui il 10% per il calcio essendo la voce più numerosa in termini di attività, visto che mediamente il nostro movimento conta 700 partite a settimana - prosegue - Noi come Comitato abbiamo messo a disposizione circa 100 mila euro per i club per pagare i test e le sanificazioni. Ci siamo subito schierati in loro supporto e gli forniremo questi soldi in tre tranches (dicembre, febbraio e fine campionato), quindi le società che faranno tamponi e controlli vari riceveranno un contributo rilevante. Spero, se ci fossero nuovi problemi, di trovare ulteriori risorse per sostenere le nostre realtà e mi auguro che il Governo ci aiuti, visto che aveva promesso molti più soldi”.
L’appello Il numero 1 del calcio siciliano ammonisce: “Le società vogliono giocare, anche perché non si comprende come i campionati di livello interregionale e nazionale possano svolgersi, mentre quelli regionali o provinciali no. In più, con la scuola chiusa, ritengo che tutta questa situazione sia dannosa per i giovani e costituisca un danno per la società del prossimo futuro. Lo sport e la scuola non sono settori dove avveniva maggiormente il contagio: la pratica sportiva dilettantistica è fondamentale, soprattutto per la sua funzione sociale, mentre in questo modo i giovani non socializzano e ne risentono. Con tutte le cautele del caso penso che si possa andare avanti, ora c’è anche un ulteriore protocollo per la Serie D: ritengo che lo sport vada tutelato maggiormente e che il Governo debba fare molto molto di più rispetto a quello che sta facendo, visto che in altri settori si investono miliardi. Lo sport è essenziale, è importante per la salute, per la socializzazione, per mettere insieme e in sicurezza i ragazzi: bisogna dare un senso alle cose che si dicono e far sì che il mondo dilettantistico possa continuare a svolgere in maniera attiva il proprio ruolo sociale”.
La nota dolente Infine Santino Lo Presti commenta amaramente la riforma voluta dal Ministro Spadafora: “Se una riforma interessa il mondo dello sport, va condivisa con quest’ultimo. Non si può calare un cambiamento del genere senza confronto: le norme servono per agevolare un sistema e per far progredire un Paese. Parliamo per esempio del punto sull’annullamento del vincolo: una società sportiva cosa deve fare, perdere ogni anno ogni tesserato? Qual è il patrimonio umano e sociale che gli rimane al termine di una stagione? Si determina una grande incertezza, neanche i calciatori avevano chiesto tanto. Altro punto è quello dei collaboratori, veramente li si vuole intendere come lavoratori normali e farli entrare in gestione separata INPS e pagare i contributi? Così non è più Dilettantismo. Manca una conoscenza approfondita di questo mondo, che coinvolge milioni di atleti, e sembra che si voglia ragionare a slogan ed aggredirlo - chiude il presidente - Il Ministero destina per due anni 100 milioni a coprire eventuali spese delle società: quindi nel momento stesso in cui si struttura una riforma, già si opera per andare a coprire le spese che i club dovranno sostenere, è una contraddizione. Se si interviene a copertura, vuol dire che c’è un aggravio e che quindi le società non sono in grado di pagare: e dopo questi due anni? Chi sosterrà i club? Si attiva una certa procedura e poi si interviene a coprirla quasi ad ammettere implicitamente che non può funzionare. Le riforme dovrebbero essere in favore degli attori principali di un movimento: ora temo che tanti ragazzi non giocheranno più perché le società tireranno i remi in barca. Questa è la mazzata definitiva per le società, dopo tanti problemi”.
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