L’INTERVISTA
Matteo Federici ci crede: "Fiano Romano, noi vogliamo vincere!"
Attaccante classe 1986 aggregatosi da poco al Fiano Romano, Matteo Federici si è inserito alla grande facendo quello che ha sempre saputo fare meglio: i gol. Secondo posto in classifica a 5 lunghezze dalla capolista del girone B di Promozione Passo Corese, Federici non ha nessuna intenzione di alzare bandiera bianca e crede fermamente nella rimonta.
Buongiorno Matteo, il tuo impatto con il Fiano Romano è stato sicuramente ottimo: che gruppo hai trovato e come ti trovi con compagni e staff? Credi che la lotta per il primato sia aperta ad ogni risultato? Voi ci credete?
"Questo è un ambiente sano e fatto da persone sane, in primis il Patron Pacolini, come tutto lo staff dal mister Antoniutti ai ragazzi. Dopo il mercato di riparazione l'ingresso mio e di Bornivelli hanno accresciuto un gruppo, che di per sé per la categoria, lo ritraeva già competitivo per il primato. Noi non abbiamo dubbi: vogliamo vincere!".
Quali sono secondo te 3 ingredienti fondamentali per diventare calciatori? Cosa ti senti di consigliare ai giovani che stanno iniziando ora questo percorso che può essere lungo e tortuoso?
"Io credo che ad oggi i giovani di valore debbano in primis coltivare in maniera umile la propria passione, con abnegazione e dedizione, ripartendo da valori persi,cioè l'amore per la materia prima, il pallone. Bisogna tornare a lavorare molto di più sui fondamentali, ore ed ore di stop, palleggio e passaggio. Vedo che i ragazzi che arrivano in prima squadra mancano proprio in questi fondamentali".
Nella tua carriera hai girato molto e fatto tanti gol: se dovessi citare una squadra, un’annata, un calciatore ed un tecnico che non dimenticherai mai chi nomineresti?
"Ho girato molto per il calcio, in Italia ed all'estero, naturalmente quando hai la fortuna di vivere i professionisti assapori e condividi particolari che, per ovvi motivi, non ritrovi nei dilettanti. Sicuramente l'esperienza in Australia negli Sturt Lions ed in Scozia con i Rangers mi sono rimaste nel cuore, il tecnico che ricordo con più affetto è Raimondo Marino nel Lecce perché se ho saputo fare qualcosa nel calcio e se sono quello che sono come calciatore il 70% lo devo a lui, come calciatori che senza dubbio non posso dimenticare sono sicuramente Mirko Vucinic, un vero fenomeno, e nei dilettanti Romana Gaetano ‘il Cobra’".
Cosa sogni di fare nel tuo futuro dopo il calcio giocato? Hai già iniziato a fare altro o vuoi restare nel calcio?
"Ho avuto già diverse esperienze come responsabile di scuola calcio, onestamente però mi ritengo più portato per la panchina, appena terminerò la carriera da giocatore proverò subito a prendere il patentino".
Quale è il portiere che, negli anni, ti ha creato le maggiori difficoltà da avversario?
"Ho avuto la fortuna di sfidare e calciare ad un mostro sacro come Luca Marcheggiani quindi non credo ci sia altro da aggiungere, nei dilettanti con un pizzico di vergogna (ride, ndr) non sono mai riuscito a far goal al mio amico fraterno Carlo Alessandri".