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L’INTERVISTA
Parola al tecnico rossoblù che commenta l’attuale stagione approfondendo diverse tematiche attuali
21 Aprile 2022
Andrea Zappavigna, tecnico del Grifone (Ph. Cippitelli)
Andrea Zappavigna parla di Grifone a 360 gradi e lo fa elogiando in primis scuola calcio e settore giovanile per poi analizzare il percorso della prima squadra.
Buonasera mister, dopo 24 giornate di campionato il Grifone si trova al sesto posto in classifica: quali erano gli obiettivi e le ambizioni di inizio stagione? Come giudica il ritorno alla prima squadra in questa società? E’ un progetto che proseguirà anche il prossimo anno?
"Inizialmente la Società mi ha posto come obiettivo da raggiungere quello di inserire la prima squadra in un contesto già ben oliato; poi, vedendo la squadra all’opera, ci siamo resi tutti conto di aver allestito un ottimo collettivo e più di qualcuno ha alzato l’asticella delle aspettative che purtroppo, per tanti motivi che custodiamo gelosamente, non siamo poi riusciti a mantenere. A mio giudizio c’è tanto da fare per incastonare un diamante ancora grezzo ma sarebbe un grosso peccato non proseguire un percorso che inizia ad essere in discesa dopo aver scalato una montagna immensa. Ad ogni modo, a prescindere da me, il Grifone deve continuare il sogno di diventare anche con la prima squadra, come per le giovanili, un punto di riferimento nel calcio regionale".
Cosa si porta dietro di positivo e di negativo della stagione 21/22? Quali sono i giocatori che si sono messi particolarmente in luce e che meritano una menzione speciale?
"Di positivo al primo posto metto il gruppo e le amicizie che ho stretto all’interno del Club con persone che ormai fanno parte del mio quotidiano. Poi non posso non esprimere un giudizio positivo relativamente al modo di giocare della squadra, lo abbiamo sempre fatto anche su campi ai limiti della praticabilità. Per me inoltre è motivo di orgoglio la crescita di alcuni ragazzi sui quali ad inizio stagione c’erano delle perplessità. Oggi vedere giocare alcuni di loro mi riempie il cuore. Di negativo una partenza lenta che ha condizionato e non poco il nostro campionato, l’uscita ai rigori dalla Coppa Italia dopo aver dominato l’intera gara ma soprattutto i troppi infortuni subito dai ragazzi; divento triste quando uno di loro si fa male, non mi do mai pace. Menzione speciale credo vada fatta per tutti, nessuno escluso; dico ciò perché un gruppo come il nostro difficilmente si trova, bravo a chi li ha scelti e li ha messi insieme. Dal 17 agosto non c’è mai stato uno screzio o mezza polemica".
Quali sono le qualità necessarie per essere un tecnico di spessore e da chi ha imparato nel corso degli anni di più sotto questo punto di vista? Ci sono dei maestri?
"Passione, dedizione, tanta tanta voglia di imparare sempre ed in ogni situazione, da quelle positive a quelle negative. Io ho avuto la fortuna di incontrare durante il mio percorso formativo tante persone di grande spessore umano e calcistico. Su tutti cito Nino La Torre e il Prof. Francesco D’Arrigo che non smetterò mai di ringraziare per avermi aperto la mente a splendidi orizzonti. Poi l’esperienza che sto facendo in Nazionale mi permette di lavorare al fianco di Mister Daniele Franceschini e di partecipare alle riunioni tecniche con Mister Maurizio Viscidi che ha una capacità di trasmettere il sapere come nessuno al mondo".
Il calcio regionale sta perdendo un po’ di qualità negli ultimi anni: questo è conseguenza di cosa secondo lei? Quali sono le soluzioni a questo impoverimento?
"Sono perfettamente in linea con questo pensiero. Negli ultimi anni la qualità del nostro calcio regionale sta perdendo tanta qualità. Le motivazioni di ciò, tra le altre cose, vanno ricercate nella poca preparazione dei tecnici che secondo me con poca passione allenano per il solo gusto di sedersi poi la domenica in panchina. Io vedo e studio calcio anche più di cinque ore al giorno e sinceramente non so quanti altri lo facciano con la mia stessa passione. E non rifugiamoci dietro l’errata convinzione che la nostra Federazione e la scuola allenatori fanno poco. Non è assolutamente vero, se sei portato per questo ruolo e vuoi imparare e migliorarti le opportunità che ti danno per crescere sono infinite. Sono molto rammaricato per questo declino che sta subendo il nostro amato sport perché basterebbe poco per risollevare le sue sorti. Più rispetto delle regole da parte delle Società e relative penalizzazioni per chi non le rispetta e più importanza da parte delle società stesse alla figura dell’allenatore. Sostengo da tempo che ogni società deve puntare sui migliori tecnici soprattutto nelle giovanili. Io quest’anno ho la fortuna di stare in una società come il Grifone dove tutti i tecnici con cui mi sono confrontato sono preparatissimi ed i risultati sportivi sono davanti agli occhi di tutti. Tutte le squadre dell’agonistica hanno centrato le finali e la scuola calcio guidata sapientemente da Daniele Proietti e coadiuvato da Pino Trimonti rappresenta la linfa vitale per queste squadre. Il Grifone oggi è ciò che ogni Società di calcio dovrebbe diventare a livello di settore giovanile".
Quale è il sogno nel cassetto di Andrea Zappavigna nel calcio?
"Allenare nel prossimo futuro una prima squadra dilettantistica o professionistica non fa differenza, magari il Grifone, composta da tutti ragazzi cresciuti nel proprio settore giovanile".
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