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Alessandro Gabbani ed il secondo anno negli States grazie a College Life Italia

Il centrocampista con un passato nella Lazio ha ottenuto una borsa di studio per l'università alla Stetson in Florida. Puoi farlo anche tu partecipando agli showcase del 15 e 16 giugno: ci sono ancora pochi posti disponibili

10 Giugno 2023

Alessandro Gabbani ed il secondo anno negli States grazie a College Life Italia

Gabbani in azione con la maglia della sua università

Centrocampista di fisico alla Matic, Alessandro Gabbani è al suo secondo anno negli States, dove studia alla Stetson University della Florida facendosi notare non soltanto in campo ma anche a livello accademico. Alessandro ha giocato nelle giovanili della Lazio e in quelle della Sampdoria, è stato al Futbolclub (altra squadra della Capitale) poi nella Vis Pesaro e nell’ultimo anno prima della partenza per gli Usa, ad Arzignano, in provincia di Vicenza. Quindi la scelta di varcare l’oceano.

Perché? "Innanzitutto ti dico che non potevo fare scelta migliore. Sono stato fino a 15 anni a Roma dove ho giocato prima nella Lazio poi nel Futbol Club che è una squadra non professionista ma molto conosciuta anella Capitale. A 15 anni mi sono trasferito a Genova per giocare con la Sampdoria dove sono rimasto per tre anni e dopo sono andato in prestito per altri due anni a Pesaro, e infine ad Arzignano, a una mezz’ora di macchina da Vicenza"

Come hai conosciuto College Life Italia? "Il primo a parlarmene è stato Massimo Augusto che era stato allenatore al Futbol Club e poi nella Primavera della Sampdoria, lui me lo aveva detto diverse volte di provare a partire con College Life però io non gli avevo mai dato ascolto, fino a quando non ho aperto gli occhi e ho deciso di contattarli. La prima cosa che mi sono detto è stata ma perché non l’ho fatto prima! Come ti dicevo è stata di gran lunga la scelta migliore di tutta la mia vita"

Come sta andando la tua esperienza? "Molto bene perché sono molto contento di quello che sto facendo, in realtà mi sarei potuto già laureare perché avevo fatto due anni di università in Italia e quindi solo due anni qui, però ho un semestre ancora fino a dicembre 2023 per finire la Minor (da noi la chiameremmo la specializzazione, nda) e per provare a vincere il campionato"

Cosa stai studiando? "Io ho scelto come Major (la laurea principale, nda) Media and Communications e come Minor business, sto studiando comunicazione aziendale che è una cosa che mi piace molto ed è molto diversa dalla comunicazione dei media, per capirci. Il Minor in business ti insegna tantissimo, non solo come comunicare, e ti dà tutte quelle skills che servono per lavorare al meglio"

Come ti vedi dopo la laurea: pensi di rimanere negli Usa o di tornare in Italia? "La mia idea è di tornare in Italia, ma so che c’è anche un’altra opzione che è quella di continuare a vivere e a lavorare qua"

Com’è il soccer maschile negli Usa? "Si sta evolvendo moltissimo e molto velocemente, basti pensare che ieri (8 giugno, nda) Messi ha firmato per l’Inter di Miami e questo ti fa capire quanto sia cresciuto tutto il movimento. Però è innegabile che qui negli Usa il calcio è il quinto sport, prima ci sono il baseball, il football, il basket e l’hockey su ghiaccio. Il calcio in America arriva ed è arrivato dopo, non è parte della loro vita quotidiana e questo significa che a livello tattico sono indietro. Poi ovviamente hanno delle strutture e delle facilities incredibili, delle tecnologie impressionanti che li fanno crescere rapidamente, ma c’è ancora un gap tattico e tecnico con il calcio italiano ed europeo. Sicuramente hanno dei margini di crescita enormi, per noi è impensabile tutto quello che hanno, però ti ripeto a livello tattico non hanno la conoscenza che hanno i nostri allenatori, che secondo me sono i migliori al mondo"

Come si vive alla Stetson University in Florida? "Si vive molto bene, il mio college è piccolo secondo gli standard americani, siamo solo 5 o 6mila studenti però devo dire che si sta proprio bene, è un bel college e poi c’è un tempo meraviglioso in Florida, e questo fa la differenza. Tu capisci che se per 11 mesi all’anno puoi girare in bermuda e maglietta sei più felice, è tutto più semplice e anche bello. Hai un sacco di cose da fare all’interno del campus, c’è la zona dove mangiare, quella dove studiare, è un posto piccolo quindi anche se non hai la macchina vai a piedi dappertutto. Sono davvero molto contento di aver scelto questo college"

Quindi avevi avuto anche altre proposte? "Sì, c’erano anche delle altre opportunità ma ho scelto in base al percorso accademico che è veramente ottimo per le materie che ho scelto io, alla squadra, ma ovviamente anche per il posto, che è fondamentale. La Florida è un paese meraviglioso, il nostro college ha tre sedi e io sto a DeLand, la principale, che sta a una quarantina di kilometri da Orlando"

Hai visto altri posti degli States girando con la squadra o nello spring break? "Devo dirti che Miami è una delle mete preferite degli studenti americani per lo spring break, arrivano da qualsiasi stato e il primo anno anche io sono andato a Miami; quest’anno invece, proprio perché vengono tutti qui, me ne sono andato in Messico che comunque dalla Florida è molto vicino, due o tre ore di aereo. Poi sì ho girato con la squadra, siamo stati a New York, a Los Angeles, ma sono anche andato con degli amici per il Thanksgiving a Boston e l’ho trovata una città meravigliosa, peccato solo che in inverno arrivano anche a – 20°! Adesso vivo a West Palm Beach che è un posto fantastico"

Non ti sembra di stare in un film, da Arzignano a West Palm Beach? "Eh sì, mio padre me lo dice sempre prendendomi in giro, sei passato dalle stalle alle stelle…"

A proposito come hanno reagito i tuoi genitori a questa tua decisione di lasciare l’Italia per venire in America? "I miei genitori in questo sono sempre stati fantastici, considera che io ho lasciato casa a 15 anni per trasferirmi a Genova, e loro mi hanno sempre supportato in tutte le scelte. Per fortuna ho avuto dei genitori che mi hanno sempre sostenuto e stimolato ad uscire dalla mia comfort zone che ti fa stare tranquillo forse ma ti impedisce di vedere cosa c’è fuori. Non è stato sempre facile ma io in questo ho avuto la strada aperta da mio fratello più grande che a 18 anni se n’è andato in Australia, e anche adesso vive fuori dall’Italia, a Barcellona dove lavora. Questa cosa mi ha sicuramente aperto gli occhi perché ho visto che se lui stava fuori e si trovava bene, era una cosa che potevo fare anche io. Io ringrazierò per sempre i miei genitori che sono stati un supporto e uno stimolo costante, ho visto altri amici che con genitori diversi non hanno potuto scegliere come ho fatto invece io, e non solo a 15 anni ma anche a 21"

Ti manca casa? "Eh sì mi manca, mi manca Roma di cui mi piace tutto, ma probabilmente non mi manca casa come luogo fisico ma nell’insieme: gli amici, la famiglia, mio fratello, il cibo sicuramente, il cibo mi manca da morire, ma so che sto facendo una cosa che poi mi mancherà moltissimo"

Qual è la cosa più bella per te di questa esperienza? "Indubbiamente il fatto che conosci persone che arrivano da ogni parte del mondo, può sembrare banale ma è la mancanza di prospettive che uccide le persone, bisogna aprire gli occhi, guardarsi intorno. Qui ci sono tutte persone motivate, che giocano, studiano, pensano al lavoro e questo mi ha dato una velocità a livello mentale che ti stimola a dare e a fare sempre di più. Magari stai in aeroporto in attesa di partire per una trasferta con la squadra, ma sai che devi consegnare un assignment e ti metti lì a farlo. Ecco, il fatto di essere circondato da persone che ti stimolano a fare sempre di più è la cosa più bella. Io ho iniziato anche a lavorare qui, sto facendo un internship in un Marriott Hotel, dove sto a stretto contatto con la manager e mi piace moltissimo questa cosa, se me l’avessero detto due anni fa non ci avrei mai creduto"

Traguardi raggiunti con la squadra e obiettivi? "L’obiettivo è quello di vincere la Conference, quest’anno partivamo favoriti, eravamo i più forti ma abbiamo perso in semifinale, per cui riproviamo nella prossima stagione. Ecco, vorrei tornare in Italia a dicembre con la laurea e l’anello".

A proposito di anello, hai trovato anche una fidanzata? "Sì ma per l’anello (quello) è troppo presto ancora. E’ una ragazza che sta nella mia stessa università ed è americana”.

Ultima domanda: com’era il tuo inglese quando sei partito? "Basico direi, noi in Italia a scuola lo facciamo poco e male, sicuramente mi ha aiutato molto il test IELTS che è fatto veramente bene e mi ha fatto imparare molte cose. MI sono buttato a capofitto nello studio per tre settimane e alla fine ce l’ho fatta a superarlo. Però mi ricordo che i primi giorni che stavo qua non capivo nulla e mi dicevo non ce la farò mai, è impossibile, come faccio. Già mi vedevo dopo 4 mesi di ritorno a Roma perché non capivo una parola. Poi però dopo il primo semestre ho preso fiducia e a un certo punto c’è stato proprio un click nella mia testa che mi ha reso molto più sicuro; ho cominciato a parlare ma soprattutto ho iniziato a pensare in inglese e quello è il momento in cui capisci che hai imparato una lingua, nel momento in cui non traduci più dall’italiano ma pensi direttamente in inglese, ce l’hai fatta, è quello il passaggio fondamentale. Cambi totalmente la tua prospettiva e poi continui ad imparare continuamente, giorno dopo giorno"

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