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l'intervista
L'intervista al fischietto internazionale in occasione dell'inaugurazione della sezione di Aprilia
28 Giugno 2023
Massimo Mariano (Foto ©AIA)
I campi caldi e la gestione delle tensioni
Un mese dopo Barça – Manchester le è stato affidato il derby di Atene tra AEK ed Olympiakos: come ha preparato una delle partite più sentite del campionato greco?
"Affrontare un campionato estero è diverso rispetto ad una coppa europea. L’ambiente era certamente molto caldo, perché sappiamo tutti che in Grecia il calcio è molto sentito. Ma uno stadio grintoso per un arbitro è un aiuto in più: le reazioni sugli spalti danno il polso della situazione in campo, a livello di nervosismo o intensità. Anche per questo, nel periodo pandemico con gli stadi vuoti, è stato complicato per noi arbitri gestire le partite. L’ambiente di Atene, in quel derby, è stato molto bello nonostante in campo si debba cercare di stare concentrati su altro. Un pubblico trascinante suscita emozioni forti anche in chi dirige il match".
Il rapporto con i giocatori in campo, quelli in panchina, con gli allenatori e con i tifosi come si inserisce nel percorso di crescita di un arbitro?
"Senza dubbio è un aspetto importante, basato su due concetti fondamentali: la coerenza ed il rispetto reciproco. Il primo impone di trattare tutti nella stessa maniera, mentre il secondo è imprescindibile per riuscire ad ottenere il riconoscimento di autorevolezza da parte di chi si ha davanti in campo, in panchina e sulle tribune".
Molto spesso, troppo spesso anzi, i momenti di tensione sui campi di calcio, regionali e non solo, sono legati alla figura dell’arbitro. Come si affrontano queste delicate situazioni dal punto di vista del direttore di gara?
"Parliamo di un problema culturale che da sempre contraddistingue il nostro calcio, forse acuito ulteriormente negli anni della pandemia in cui le persone hanno avuto molte più frustrazioni da dover sfogare. Va bloccato questo fenomeno, perché molte volte riguarda ragazzi alle prime esperienze sul campo, quindi parliamo di giovani intorno ai 14 anni a cui va concesso il diritto di sbagliare. Il problema grave è che questi episodi di tensione capitano anche in campionati di categorie superiori, sia giovanili che senior, cosa che accresce ulteriormente il mio dispiacere. Bisognerebbe semplicemente fermarsi un attimo e capire che in palio non c’è la Champions League, che saper vincere è ancora più importante di vincere, senza cercare alibi e scuse che non hanno motivo di esistere. Nel settore giovanile, in particolare, i ragazzi hanno bisogno di esempi positivi perché si trovano nel loro periodo di formazione, sia sportiva che personale. L’AIA si sta impegnando a fondo per cercare di risolvere queste problematiche, ed io stesso spero che si faccia sempre di più per far sì che non si parli più di cose simili. La piega presa è sinceramente poco gradevole: non so quanto dia piacere andare a vedere gare caratterizzate da episodi di intolleranza verso il direttore di gara o anche tra i giocatori in campo. Sono padre di due figlie, questo scenario di domenica in domenica non ritengo sia adatto a loro".
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