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Il protagonista della finale di Tivoli, ripercorre la strada che ha portato la Lodigiani ad alzare la Coppa
19 Luglio 2023
Daniele De Vecchis, calciatore della Lodigiani (Foto ©GazReg)
Una finale in due atti. Ben quindici giorni per arrivare ad esplodere di gioia, passando da una parte all'altra della regione Lazio. Parliamo di Lodigiani - Romulea, iniziata allo stadio Rocchi di Viterbo il 13 maggio scorso con triplice fischio che è arrivato all'Olindo Galli di Tivoli il 28 dello stesso mese. A raccontarci il suo punto di vista è il man of the match della compagine allora allenata da Fabio Marziali, ossia quel Daniele De Vecchis che tra un gol d'infilata nella semifinale di ritorno in quel di Tolfa e il gioiello su punizione estratto nel secondo atto della finale a Tivoli, ha di fatto inciso non poco, nel trionfo della Lodigiani, ora al primo posto nella graduatoria di ripescaggio e sostanzialmente in Eccellenza: "Avevo tanta voglia di rivalsa a livello personale, parto dalla semifinale di andata dove c'era stata un esclusione su cui avevo reagito in maniera diciamo un pò particolare. Al La Borghesiana vengo anche ammonito dalla panchina e in quei minuti che sono riuscito a disputare procuro anche il rigore con cui il Tolfa aveva ottenuto il pareggio. Percui al ritorno la voglia di riscatto era tanta. Sapevo della mia forza, ne ero consapevole, prepariamo la partita con un 4-3-3 dove gioco nel mio ruolo, da mezzala. L'assist di Andrea Cacciacarro è stato davvero notevole, mette un pallone importante sul quale riesco ad inserirmi alla perfezione, esulto e dico ai miei compagni, vi porto in finale e difatti così è stato. Tanto poi ovviamente ci ha messo Di Stefano parando i calci di rigore, però ricordo di aver giocato una grande partita".
IL PRIMO ATTO A VITERBO L'attesa per la finale in casa Lodigiani è stata semplice, per Daniele De Vecchis sotto certi punti di vista anche serena, come racconta della settimana che ha preceduto il fischio d'inizio dello stadio Rocchi: "Sapevamo che avremmo dovuto puntare tutto su quella partita, dato che in campionato avevamo raggiunto la salvezza. Ovviamente la tensione era tanta, sapevamo che quella sarebbe stata la gara decisiva della nostra stagione, ogni calciatore vuole avere l'opportunità di alzare un trofeo e noi ce l'avevamo a portata di mano. In allenamento però si respirava una certa serenità, dato che affrontavamo un avversario organizzato e che qualitativamente aveva forse un qualcosa in più. Detto questo noi siamo una famiglia e l'unità di gruppo su partite secche, può fare la differenza. Arriviamo alla partita in maniera molto serena, lì allo stadio Rocchi di Viterbo eravamo tranquilli, consapevoli che avremmo disputato un'ottima partita. Ripeto sapevamo della loro forza e infatti fanno subito gol, ma anche sullo 0-1 non ci siamo scomposti, siamo rimasti calmi e quello ha inciso nel prosieguo del match. Troviamo il pareggio e riusciamo a ribaltare la partita, restando uniti come gruppo. Arriva il contropiede, la punizione dal limite e il cartellino rosso che non c'era ad Amorosino e l'infortunio del direttore di gara, questo nonostante loro abbiano avuto almeno due occasioni importanti. Quando ho visto l'arbitro a terra ho immediatamente detto ai compagni, che la partita sarebbe finita lì e difatti è stata sospesa, anche perchè senza direttore di gara o guardalinee non si può continuare. C'era stupore tra di noi, anche dentro lo spogliatoio essendo quella la prima volta, che ci accadeva personalmente".
ATTESA, ATTENZIONE e PREPARAZIONE Tra lo stop di Viterbo e la ripresa del gioco all'Olindo Galli, passano 15 giorni, in cui la Lodigiani e Daniele De Vecchis restano consapevoli che con l'1-2 maturato e la superiorità numerica, la Coppa Italia di Promozione è davvero vicina. Proprio questo fattore aumenta le responsabilità, così come il calciatore racconta: "Sono state due settimane davvero lunghe, anche perchè all'inizio non sapevamo quando si sarebbe continuata la sfida, non uscita il comunicato e almeno nei primi attimi si credeva che saremmo tornati in campo il mercoledì. Non è stato così e ci siamo ritrovati la domenica per l'allenamento in cui non avevamo la certezza su quanto spingere e come. E' stato un intermezzo anche nervoso, perchè stavolta la pressione era tutta dalla nostra parte, avanti nel punteggio e di un uomo, eravamo consapevoli che non avremmo potuto sbagliare".
IL SECONDO ATTO DI TIVOLI Da quei 78 minuti del primo match disputato a Viterbo, alle due settimane che sono intercorse prima della ripresa in quel di Tivoli, la tensione è stata tanta, così come la consapevolezza che comunque i minuti che separavano la Lodigiani e Daniele De Vecchis dalla Coppa Italia di Promozione, erano 12 più il recupero. Cosa invece non è cambiata, è stata la preparazione dello scorso 28 maggio, dall'arrivo all'Olindo Galli di Tivoli al riscaldamento, fino al fischio d'inizio di una mini finale, in cui poteva accadere di tutto: "Ci siamo preparati adeguatamente, ma ripeto con la tensione che era passata tutta dalla nostra parte, sapevamo perfettamente che non avremmo potuto sbagliare, che con l'1-2 a nostro favore e il fatto di riprendere in superiorità numerica, avrebbe condotto noi a dover fare la partita, ma restando attenti, perchè la Romulea non aveva nulla da perdere in quel momento e date le loro qualità, importanti, poteva esprimere il meglio di se stessa. Determinante è stata la tranquillità dei giocatori più esperti che abbiamo, quella a parere mio ha fatto la differenza prima del fischio d'inizio. La cosa si è vista anche nei primi minuti a Tivoli, in cui siamo entrati contratti, poi grazie al capitano, così come a Barbetti oppure Maione, che sanno come si giocano certe partite, sono loro ad averci preso per mano. Poi è arrivato il calcio di punizione dal limite, era il 39' del secondo tempo ma eravamo in campo da 5, vado sul punto di battuta convinto e dico a Gianluca Maione che avrei battuto io. Lui mi vede tranquillo e si fida. Tiro e faccio il gol che avete visto tutti. Doveva andare così e penso era giusto che finisse così, ero sicuro di metterla in rete. A quel punto arriva Davide Pensa, il portiere della Romulea che forse credeva di poter far qualcosa in più e all'inizio sono onesto, lo pensavo anche io. Riguardandolo però grazie anche alle vostre immagini, sono dell'idea di aver fatto davvero un gran gol. Teniamo la partita, loro trovano il sigillo nel finale ma non basta. Quindi c'è la nostra esplosione di gioia, ce la godiamo anche perchè abbiamo aspettato due settimane in più per alzare quella coppa, per la sofferenza avuta durante l'arco del campionato, dove ci sono stati più bassi che alti. Anche in finale siamo arrivati con 6 infortunati. La felicità per noi stessi, per la società, verso il direttore che ci ha creduto in primis e verso di noi è stata emozionante".
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