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LO SPECIALE
L'attaccante ripercorre le tappe che hanno portato la Coppa Italia all'Insieme Formia
19 Luglio 2023
Giovanni Durazzo, protagonista della vittoria dell'Insieme Formia (Foto ©Raffaele Conti/Vamos
Una Coppa Italia di Eccellenza vinta da assoluto protagonista, con quattro gol messi a segno, tre dei quali fondamentali per il trionfo dell'Insieme Formia. Ripercorriamo insieme a Giovanni Durazzo, quelle che sono state le tappe che hanno portato al trionfo finale. Ecco il punto di vista del fantasista in una piazza quella formiana, da sempre calda e appassionata, che in un mese o poco più ha vissuto di nuovo emozioni indimenticabili, il tutto partendo dalla semifinale di ritorno in quel di Nettuno: "Quella è stata una partita di vitale importanza per il sottoscritto, venivamo da una settimana particolare, con il cambio del tecnico con il quale non riuscivamo a trovarci e dopo una domenica, in cui avevamo raccolto soltanto un pareggio. La vittoria dell'andata non ci garantiva la sicurezza del passaggio in finale e la partita a Nettuno è stata fondamentale, ci ha dato la spinta giusta. Ricordo che avevo per la prima volta la fascia di capitano dell'Insieme Formia, una grandissima emozione per quanto mi riguarda. Siamo entrati in campo e ricordo che siamo andati sotto, sentivamo il peso di quello stava accedendo. Poi c'è stato il gol del pari di Gabionetta che ci ha rimesso sulla giusta strada. Siamo rientrati in campo e ricordo la palla di Di Martino per Gabionetta e il suo assist, con me che vado diretto e la metto in rete, una grandissima gioia e una liberazione, ho segnato calciando dal limite dell'area di potenza, il tutto davanti ai nostri tifosi, che in quel di Nettuno erano arrivati in tanti. Con l'1-2 a quel punto avevamo la qualificazione in tasca, ma loro hanno trovato il 2-2, quindi con la fascia di capitano al braccio ho realizzato il 2-3, chiudendo la doppietta. In quel momento ho pensato che davvero avremmo potuto vincere la Coppa Italia, dato che ci mancava soltanto da giocare la finale. Tutto quello che è stato il contorno della partita, passare da una situazione negativa e trasformarla in un fattore positivo, il cambio di allenatore ci ha portato la persona giusta, quella gara è stato un sollievo enorme".
IL LUNGO PRE-PARTITA, FORMIA SI PREPARA ALLA FINALE Appuntamento che per una piazza calda e appassionata per definizione non dev'essere stato semplice da preparare. Tra il supporto della tifoseria e l'attesa per il match con la Luiss di Guglielmo Stendardo, che man mano si faceva sempre più vicina, prosegue Durazzo: "Abbiamo sentito la carica dei tifosi in tutto il percorso che ci ha avvicinato alla partita. Tutti avevamo un obiettivo in testa, che era quello di vincere per dare una soddisfazione che a Formia mancava da 10 anni. Il ricordo delle persone per quella vittoria ci ha dato la spinta giusta per farli gioire di nuovo. In città si sentiva in un certo senso l'odore di questa finale. In allenamento l'abbiamo preparata nei minimi dettagli, sapevamo di dover affrontare un avversario di spessore, avendolo incontrato in campionato. Personalmente è stato anche strano perchè era la prima volta che giocavo una finale. Passi in poco tempo dall'ansia per il match, alla gioia per lo stesso identico motivo, quindi maturi mentalmente il giusto approccio alla sfida. Arrivando agli attimi prima di scendere in campo, ricordo il pranzo, dove mi sentivo più leggero del solito, scherzavo per distogliere l'attenzione, pur sapendo che avevamo i riflettori puntati addosso, a Formia si aspettavano una gioia così grande".
IL DISCORSO DI VISCOVICH Uno dei passaggi più importanti della finale di Artena contro la Luiss, è giunto senza dubbio negli spogliatoi, prima di scendere in campo. Con il discorso ormai diventato famoso di Geronimo Viscovich, che ha dato la giusta grinta a tutta la squadra: "Nel filmato si vede bene, eravamo tesi nel riscaldamento - ricorda Giovanni Durazzo - e di solito i suoi discorsi motivazionali colgono sempre nel segno. Anche in altre occasioni, non riprese dalle telecamere, lui trova sempre le parole giuste per farci dare il meglio in campo. E' stato così anche ad Artena, si vede la nostra attenzione e commozione in quei momenti, è un trascinatore nato, dopo quelle parole non avevamo più alcuna paura. Siamo scesi in campo con la carica giusta, abbiamo visto la nostra gente che era accorsa al Comunale in massa e mi sono sentito un gigante alto due metri. Eravamo pronti per giocare e vincere la Coppa".
IL BOTTA E RISPOSTA Dopo il fischio d'inizio abbiamo assistito ad un primo tempo in cui l'equilibrio è stato sovrano, l'Insieme Formia che teneva le redini del gioco in mano ed una Luiss ben ordinata in campo, fino all'infortunio di Gabionetta e al cambio: "E' stata una partita in cui si vedeva che nessuna delle due aveva giocato una finale prima di allora. Molto combattuta e in cui la parte emozionale, non lo nascondo, aveva preso il sopravvento. Il cambio con l'ingresso di Djalo, ci ha fatto scattare qualcosa nella testa, il nostro allenatore Gioia ha inserito la persona giusta e nell'intervallo ci ha dato la scossa per il secondo tempo. Siamo rientrati in campo e c'è stata la loro espulsione, in quel momento eravamo sulla strada giusta. Il gol su rigore proprio di Viscovich ci ha fatto capire che era il nostro attimo, ma subito dopo è arrivato il pari di Attia, 1-1 e palla al centro. Lì dovevamo dare qualcosa in più sfruttando la superiorità numerica. Carlos Djalò ha intercettato la sfera a centrocampo ed è andato diretto verso la porta, il gol dell'1-2 è stato incredibile, perchè ci ha dato la convinzione che la coppa poteva essere davvero nostra. Quindi sono stato spostato da punta ad esterno, per sfruttare al meglio le ripartenze, ma non pensavo che sarei andato in gol, invece dopo che la Luiss è rimasta in nove, su cross di Ragosta ho trovato la giusta coordinazione per andare al volo, 1-3 davanti alla mia famiglia, che di rado mi viene a vedere, mentre ad Artena per la finale erano tutti lì. I tifosi stavano aspettando questo momento da tanti anni, il mio gol, ripensandoci ancora oggi mi viene la pelle d'oca".
LA COPPA TORNA A FORMIA Al triplice fischio, l'esplosione per la formazione di Gioia, la Coppa Italia di Eccellenza alzata al cielo, davanti al numeroso pubblico biancazzurro: "In un certo senso è stato anche surreale, ricordo di aver dato la maglia ad un bambino, tifosissimo mio e dell'Insieme Formia, vedi la tua famiglia che si commuove, i tifosi, i cori. Non avendo disputato prima una finale non sapevo cosa si provasse, se perdi magari stai male, ma quando vinci resti incredulo inizialmente, fai fatica a maturare. Ho un amico si chiama Giammartino e provare questa gioia con lui è stato indimenticabile. Mi resterà per sempre questa fantastica impresa. Vincere una finale, una Coppa Italia di Eccellenza per di più segnando e in una piazza importante come Formia, essere riconosciuto per strada e restare nella storia di questa piazza è un onore. Ti fanno sentire veramente giocatore, mi hanno amato e io amerò loro per sempre. Mi hanno accudito e di questo li ringrazierò per tutta la vita".
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