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Pietro Cazzorla "Bisogna smettere di vedere l'arbitro come un nemico"

L'intervista esclusiva al Presidente dell'AIA di Aprilia

27 Novembre 2024

Pietro Cazzorla "Bisogna smettere di vedere l'arbitro come un nemico"

Pietro Cazzorla, presidente dell'AIA di Aprilia

Il tema della violenza

Ha toccato un tema fondamentale: quello della violenza sugli arbitri. Che contromisure si possono mettere in atto per arginare questo fenomeno vergognoso?
“Abbiamo già messo in atto opere di sensibilizzazione per farci conoscere all’esterno, cosa fondamentale. C’è poi il deterrente dell’inasprimento delle sanzioni da parte della giustizia sportiva. Ma la cosa veramente importante è intervenire a livello culturale: serve più dialogo con le società. Quando un arbitro esordisce in Under14 non si può pretendere che sia formato al cento percento. Per di più, va capito che lui è da solo al contrario di due gruppi squadra molto numerosi e delle persone presenti in tribuna: in un contesto simile già tre fischi sono un grande successo. Grazie anche alla LND stiamo svolgendo sempre più incontri con le società sportive per far conoscere il nostro mondo e le nostre metodologie di lavoro, con eventi che hanno al centro le norme regolamentari del gioco del calcio e le possibili soluzioni alle problematiche comuni. Il tema centrale è che nessuno è disposto a concedere tempo agli arbitri: tutti si aspettano che a dirigere la gara arrivi Mariani. Ma lui, per fortuna, fa la Serie A, non i campionati Under. Dare per scontato che un arbitro sia strutturato già al momento dell’esordio settore giovanile è sbagliato, perché è solo il tempo a permettere di migliorare, unito al lavoro degli osservatori. Noi riprendiamo le gare dei nostri tesserati per effettuare riunioni mirate all’analisi delle loro prestazioni. Inoltre, abbiamo in essere il progetto “mentor and talent”: i ragazzi più giovani si confrontano con colleghi più esperti, potremmo definirli quasi degli angeli custodi, sulla loro prestazione, con un ottimo riscontro a livello di crescita di chi hai iniziato più tardi il suo percorso. Anche il progetto “arbitro per un giorno” ha avuto un buon successo: si trattava di far partecipare alle riunioni tecniche anche tesserati di alcune società, giocatori compresi, che venivano sollecitati a valutare delle situazioni per far comprendere loro il modo di operare dei direttori di gara”.

Come reagiscono i giovani arbitri che si trovano coinvolti negli episodi spiacevoli che flagellano i nostri campi ogni settimana?
“Spesso la risposta è l’abbandono dell’attività arbitrale. Non rispondono alle nostre chiamate, non vogliono più saperne nulla di questo mondo. E questa è una sconfitta per tutti. Chi, invece, riesce a reagire all’accaduto è al centro della nostra attenzione: abbiamo contattato anche una psicologa che ci ha aiutato a spiegare ai ragazzi come poter affrontare queste difficoltà, anche attraverso la visione e l’analisi di film tematici”.

Possiamo spiegare in cosa consiste la preparazione di un arbitro?
“Il corso dura due o tre mesi, al termine dei quali vengono svolti test tecnici, ossia sulla conoscenza delle regole, e test atletici. Questa valutazione è propedeutica all’ammissione all’esame finale. Durante il corso cerchiamo di capire chi ha più confidenza con il calcio, magari perché giocatori visto che c’è anche la possibilità del doppio tesseramento, per comprendere meglio chi può essere pronto per essere impiegato e chi, invece, necessita di più tempo. Una volta superato l’esame, i ragazzi vengono seguiti da un tutor, ossia un tesserato più esperto, che lo segue a livello burocratico per un massimo di cinque partite, ma senza entrare nel merito di decisioni tecniche: questo deve essere chiaro. Un arbitro si forma solo arbitrando, non ci sono formule magiche per farli crescere. Una volta concluse le cinque gare di affiancamento il ragazzo prosegue nel suo percorso con degli osservatori che ne valutano la crescita seguendolo per un massimo di sei gare a stagione: in base ai punteggi assegnati c’è la possibilità di promuovere l’arbitro nella categoria superiore o, al contrario, lasciarlo in quella categoria per dare più consistenza al suo bagaglio tecnico”.

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