Lo speciale/2
Approvazione DL Sport, Gianpaolo Calvarese "Si è atteso anche troppo"
L'ex internazionale commenta le nuove misure che riguardano gli arbitri che subiscono aggressioni
"Nessuna soluzione intermedia". 2Si è atteso anche troppo2. "Giusto tentare la soluzione drastica". Questi alcuni dei pensieri espressi dall'ex arbitro internazionale Gianpaolo Calvarese, attualmente opinionista tramite il sito internet dedicato proprio all'analisi delle prestazioni dei propri colleghi fischietti, sull'approvazione del DL Sport. Essendo stato lui stesso vittima di episodi di violenza, il suo è un parere che merita di essere ascoltato, proprio per dare voce a tutti quei direttori di gara che subiscono senza poter dare sfogo alla loro (più che giustificata, peraltro) frustrazione derivata da fatti del genere. La sua presa di posizione è dura, scevra da qualsiasi ombra di politicamente corretto. E, proprio per questo, ancora più significativa: quando per seguire la propria passione si arriva a dover far fronte ad aggressioni, verbali o peggio ancora fisiche, è davvero dura riuscire a mantenere il sangue freddo. Con la riforma di recente approvazione, la speranza è che nessun arbitro sia più costretto a fare buon viso a cattivo gioco: l'inasprimento delle sanzioni, con l'introduzione anche di condanne penali, è senza dubbio l'extrema ratio. Ma se serve a fare in modo che questi episodi scompaiano definitivamente dai nostri campi, ben venga.
La tutela agli arbitri entra nel Codice Penale: la possiamo considerare una volta storica. Qual è il suo pensiero?
"Ricordo bene la prima volta che mi misero le mani addosso, quindi so cosa si prova. E parliamo di più 30 anni fa: questo fa capire come questo problema sia vecchissimo ma al tempo stesso attualissimo. Era giusto risolverlo in maniera drastica, ha fatto bene dunque l'AIA a sollecitare questa soluzione e il ministro Abodi ad attuarla"
Un successo per l'AIA ma il segnale che dal punto vista sociale forse è stato toccato un punto di non ritorno. Secondo lei potevano essere valutate altre soluzioni intermedie o è stato giusto scegliere questa strada? "No, nessuna soluzione intermedia: anzi, secondo me si è atteso anche troppo tempo. Peraltro un fenomeno come la violenza è spia di una crisi strutturale del sistema e di una carenza di cultura sportiva, fenomeni i cui effetti sono ben visibili. Anche per questo motivo era urgente, anche per garantire un prodotto-calcio vendibile ed esportabile".
Una problematica quella delle aggressioni (verbali e non solo) agli arbitri che riguarda anche o soprattutto il calcio dilettantistico. Che differenza c'è nella gestione della pressione nel corso delle partite tra i campi di periferia e la Serie A?
"Posso dire che la pressione che io vivevo arbitrando un derby di Eccellenza o in un big match di Serie C è più o meno la stessa che si sperimenta in Serie A. Anche perché chi arriva in Serie A è già temprato e ci arriva per step. Quello che cambia ad altissimi livelli è l'aspetto mediatico: la risonanza di un big match di Serie A è amplissima, si finisce in prima pagina ovunque. E questo fa la differenza".
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