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DL Sport, cosa cambia con le nuove norme? Riccio "Rischio di pene dai 2 ai 5 anni"

L'avvocato penalista del foro di Potenza ed esperto di diritto sportivo specifica le conseguenze che potrebbero accadere a chi si macchiasse di atti di violenza nei confronti degli arbitri

02 Luglio 2025

DL Sport, cosa cambia con le nuove norme? Riccio "Rischio di pene dai 2 ai 5 anni"

Ma cosa cambia realmente d’ora in poi? A cosa va incontro chi esercita violenza fisica o morale ai danni di un arbitro? Per fare maggiore chiarezza abbiamo chiesto aiuto a Michele Claudio Riccio, avvocato penalista del foro di Potenza esperto di diritto sportivo: "Con la nuova legge si è cercato di dare maggiore dignità alla figura dell’arbitro, che nell’esercizio delle sue funzioni, e quindi per tutta la durata della gara, dalla pratica del riconoscimento fino al triplice fischio, è equiparato a un pubblico ufficiale".

Lo abbiamo sentito e letto ovunque, ma che significa a livello pratico? "Per pubblico ufficiale si intende un soggetto del diritto che opera nell’ambito di un servizio pubblico. Si è arrivato a questo inasprimento di pena in seguito a una svolta epocale, arrivata in virtù delle gravi minacce e delle aggressioni di cui sono stati destinatari gli arbitri in ambito tanto dilettantistico quanto professionistico. La disciplina è inserita nell’articolo 583 quater del Codice penale che sanziona il soggetto responsabile di atti lesivi nei confronti del pubblico ufficiale, in questo caso del direttore di gara. Questo significa che chi si rende responsabile di questo atto, in base alla gravità delle lesioni, può incorrere in una pena che va da un minimo di 2 anni fino a 5 anni per lesioni lievi e poi un inasprimento in caso di lesioni gravi o gravissime con un aumento in proporzione".

Oltre alle aggressioni fisiche, però, aumentano le pene anche per gli insulti: "La condotta offensiva da un punto di vista verbale, invece, viene equiparata a un oltraggio; quindi, in questo caso vi sarebbe la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Se prima l’offesa verbale veniva in qualche modo legata a un fatto disciplinare inerente all’ambito sportivo, da ora, in virtù dell’elevazione dell’arbitro a pubblico ufficiale, la pena diventa di natura reclusiva. È un modo per far sì che gli atti di violenza perpetrati da parte di tesserati, staff e dirigenti di squadre dilettanti e professionistiche siano perseguiti in ambito penale. È un enorme passo in avanti nel campo della legislazione – conclude l’avvocato –, utile a conferire una maggiore dignità alla figura del direttore di gara che ora diventa un pubblico ufficiale nello svolgimento di un servizio pubblico". 

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