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l'intervista

In viaggio con College Life Italia: le emozioni di Alessandro Abate

Da Roma all'Alabama passando per il Kansas: "Un'esperienza unica che consiglio a tutti"

01 Ottobre 2025

Alessandro Abate in azione ©College Life Italia

Alessandro Abate in azione ©College Life Italia

È arrivato negli USA a gennaio del 2021 e da allora per Alessandro Abate, 23 anni, c’è stata una crescita costante che lo ha portato ad essere il capitano della squadra di Spring Hill College di Mobile, città dell’Alabama sul Golfo del Messico.

Un percorso che inizia a Roma dove Alessandro è cresciuto con la passione per il calcio, per la Lazio e per Nesta da cui ha preso il nome.  E forse non è un caso che giochi in difesa, seppur sulla destra.  Ha iniziato a giocare a 10 anni nel Futbolclub del Villaggio Olimpico, allenato da Massimo Augusto che lo avrebbe poi portato a fare un provino per la LUISS (la squadra dell’università) con Cristian Ledesma, idolo di Alessandro da bambino: “Avevo il suo poster in camera – dice – pensa l’emozione quando ho fatto il provino con lui! Mi ha scelto per l’Eccellenza, io ero all’ultimo anno di liceo e già mi vedevo iscritto alla LUISS. Invece è tornato sulla mia strada Massimo Augusto che mi ha parlato di College Life Italia e della possibilità di andare in America. Sono partito subito, sostenuto da tutta la mia famiglia”.

Qual è stato il primo impatto con gli USA?
"Sono arrivato in una cittadina del Kansas, Garden City, che non sapevo una parola d’inglese, ero spaventato ma anche eccitato. I primi 3 mesi sono stati difficili, non sapevo esprimermi, non capivo una parola di quello che dicevano i professori, m’imbarazzavo a dire qualsiasi cosa, però ho avuto un allenatore che mi è stato sempre vicino e mi ha aiutato moltissimo e se oggi sono qui è anche grazie a lui. Sono stati importanti anche i compagni di squadra internazionali, con i quali parlavamo un americano non troppo corretto ma ci capivamo. Dal punto di vista calcistico ho dovuto abituarmi a un campo diverso perché c’erano le strisce del football e all’inizio ho faticato un po’ a capire".

Poi cosa è successo?
"Dopo un anno e mezzo vivere in una città di ventimila abitanti - per me che vengo da Roma - era diventato insopportabile, anche se devo dire che all’inizio è stato il posto perfetto per vivere l’America. Quindi ho chiesto ad Andrea Cattaneo (director of placement di CLI) una nuova collocazione e lui mi ha prospettato Spring Hill in Alabama. Ti dico solo che nell’ultima telefonata con il manager manager – mentre io stavo in Kansas a -25° -   mi ha detto ‘Va bene, pensa alla nostra proposta, io vado in spiaggia che qui ci sono 30°’, gli ho risposto all’istante: Vengo". 

Come ti sei trovato a Mobile?
"Bene, purtroppo però avevamo un allenatore francese insopportabile che ci trattava male, tanto che alla fine della stagione lo hanno licenziato. È arrivato un tecnico inglese bravissimo con cui mi sono trovato bene fin dall’inizio, mi ha nominato perfino capitano della squadra e sapendo che voglio fare l’allenatore, quando mi sono infortunato mi ha portato in panchina come assistant coach”.



Cosa studi?
"Sport Management and Administration e a dicembre 2025 mi laureo".

Qual è stata finora la tua più grande soddisfazione?
"Lo scorso anno ho fatto 3 goal e 3 assist e sono sempre stato titolare, siamo stati nominati All Tournament Team, e nei play-off ho segnato sia nei quarti di finale che in semifinale e sono stato premiato con una medaglia che per me è stato veramente un riconoscimento enorme".

Progetti futuri?
"Sfruttare l’Optional Practical Training, il visto dato agli studenti internazionali per poter lavorare negli USA, poi fare un master e rimanere qui a lavorare ancora per qualche anno, poi non escludo la possibilità di tornare in Italia".

Consiglieresti questa esperienza?
"Non è una cosa da tutti, però è un’esperienza unica che sicuramente consiglio. È qualcosa che quando guardi indietro sei proprio contento di avere fatto. Ti migliora soprattutto come persona. Qui lo sport è valorizzato al massimo".

Come si vive in un college americano, ci si diverte?
"Si, tanto, soprattutto se stai in un’università grande da 50-60mila studenti, ma anche in una scuola piccola come Spring Hill da 1.500 studenti ti diverti davvero tanto".


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