L'Intervista
Antonio Santoro, vicepresidente AIA "Arbitri e club più vicini, questo è un bene"
L'intervento in vista del convegno Generazioni a confronto di sabato 18 ottobre all'università di Tor Vergata
Il 18 ottobre l’evento organizzato da Gesis Italia darà voce anche alla componente arbitrale del calcio dilettantistico laziale. Tra i relatori del convegno, infatti, ci sarà Antonio Santoro, vice presidente del Comitato Regionale Arbitri del Lazio, al quale sarà demandato il compito di spiegare una volta di più il ruolo fondamentale dei direttori di gara nel sistema sportivo.
"Dal nostro punto di vista l’arbitraggio è una scuola di vita oltre che un mezzo eccezionale per conoscere a fondo i valori dello sport. Da noi arrivano dei ragazzi e nell’arco di qualche mese diventano uomini poiché arbitrare vuol dire assumersi delle responsabilità e convivere con la realtà. Eventi come quello promosso da Gesis ci possono aiutare a veicolare questi messaggi e a far comprendere tutta una serie di dinamiche relative all’ambito arbitrale che la singola partita non riesce a presentare nella sua totalità".
Incontrarsi per spiegarsi, per far capire i propri punti di vista e, soprattutto, per trovare risposte comuni ai problemi: “Negli ultimi anni la collaborazione e il dialogo tra le componenti del calcio sono decisamente aumentati – assicura Santoro – dagli incontri con le società di Eccellenza e Promozione agli eventi con AIC e AIAC, oltre agli inviti rivolti a varie personalità del mondo calcistico per partecipare ai nostri raduni. Quando abbiamo la possibilità di partecipare ad eventi come quello di Gesis del prossimo 18 ottobre rispondiamo sempre con entusiasmo perché ci danno la possibilità di spiegare come quella dell’arbitro sia una figura positiva, al contrario di come spesso viene erroneamente dipinta. Eppure sarebbe semplice evitare questo tipo di inconvenienti: basterebbe che chi è in tribuna si mettesse nei panni di un ragazzo che, nella maggior parte dei casi, ha la stessa età dei giocatori in campo, quando non è addirittura più giovane. Serve comprendere che la pressione esercitata su un ragazzo completamente solo non fa altro che andare a peggiorarne la prestazione. Di sicuro non è un mezzo adatto a risolvere problemi”.