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l'intervista/2
19 Marzo 2016
Antonio Paolo Cececotto, presidente del Città di Ciampino
La seconda parte della lunga intervista con il presidente del Città di Ciampino, Antonio Paolo Cececotto.
Tra i giovani chi ti ha impressionato di più?
“Cassetti, che purtroppo abbiamo perso per infortunio, non lo considero più un under vista la sicurezza che dà al reparto. Tamburlani è migliorato tanto anche da terzino, può fare le due fasce. Poi dico Moisa, che è cresciuto molto come anche gli altri ragazzi e tutto questo è merito del lavoro di Mancinelli e Santoni”.
Hai qualche rammarico?
“La semifinale di coppa con il Cassino: abbiamo incontrato la squadra più forte del girone e che sta dimostrando il suo valore da quando è arrivato Castellucci. Mi hanno impressionato. All'andata abbiamo sprecato tante occasioni e ci siamo giocati il passaggio del turno, mentre il risultato del ritorno penso sia giusto”.
So che tenevi particolarmente a questo trofeo, come mai?
“E' una manifestazione che amo, in più ero amareggiato per la scorsa stagione. Ho perso tre coppe, in Prima Categoria ai supplementari in modo incredibile con la Castrense, con un rigore assegnato a un minuto dalla fine dei tempi supplementari dal guardalinee che normalmente non si prende una responsabilità del genere. Loro erano uno squadrone, ma avevamo sfoderato una grande prestazione. Lo scorso anno, invece, mi assumo ancora oggi la responsabilità di aver fatto giocare quella gara con delle condizioni climatiche impossibili. Mi sarebbe piaciuto moltissimo vincere la Coppa...”.
Se si dovesse centrare l'obiettivo Serie D cambierebbero tante cose, anche la Juniores giocherebbe nei Nazionali.
“Questa è una regola che non mi piace. Se dovessimo centrare l'Elite e andare in Interregionale, in caso di retrocessione torneremmo nei Regionali. Tutto questo per giocare nei Nazionali che sono meno competitivi...”.
Il vostro settore giovanile ha fatto passi da gigante.
“Sono orgoglioso di quello che è stato fatto con l'agonistica e la scuola calcio. Quando avevo iniziato qualcuno diceva che nel giro di due anni avrei chiuso il settore di base, invece lo scorso anno abbiamo avuto 370 bambini iscritti e per nostra scelta abbiamo dovuto ridurre di quaranta unità il numero per permettere di lavorare meglio. L'agonistica conta due Elite e le altre categorie nei Regionali. Se gli Allievi verranno promossi avremo la terza categoria in Elite in cinque anni, un traguardo incredibile frutto di un grandissimo lavoro. Non siamo a Roma, anche se ci troviamo a ridosso del Raccordo Anulare, ma i ragazzi qui hanno meno malizia ed esperienza. A Claudio Peroni e Roberto Vichi dico ogni anno che dobbiamo mettere il punto a Giugno e ripartire come se non avessimo fatto nulla. Altro motivo orgoglio sono le quattro Coppe Disciplina vinte, che dimostrano che i valori che insegniamo sono giusti”.
Un vivaio all'altezza può far contenere i costi alla prima squadra.
“In questo momento abbiamo Asci e D'Avino che sono in pianta stabile con la prima squadra, ma ci sono anche Cececotto, Terzulli e Spinelli che hanno fatto l'ascensore tra la Juniores e i grandi. In più il prossimo anno abbiamo due '99 che abbiamo cresciuto e mi porto dietro da quando ero vicepresidente del Morena, che a mio giudizio sono pronti per il salto in prima squadra e un 2000 che è stato aggregato agli Allievi che potrebbe seguirli”.
Il sogno di Antonio Paolo Cececotto da qui a quattro anni?
“Far crescere ancora la scuola calcio e l'agonistica. Non sono uno di quelli che parla di professionismo per la nostra prima squadra, non rientra nei nostri obiettivi, anzi, mi sembra già un sogno quello che abbiamo fatto. Siamo a ridosso dell'Interregionale, abbiamo giocato una finale di Coppa e due semifinali, passi da gigante. La struttura cresce e potrebbe ancora ampliarsi, se le istituzioni ce lo permetteranno, diventando una bella “cittadella dello sport”. Questo sarebbe il mio sogno... Abbiamo aperto una sezione podistica e vorremmo anche dedicarci ad altri sport come il volley o la pallacanestro che nel territorio sono molto radicate, in modo che la polisportiva diventi un polo di riferimento: gli spazi e la cultura della società lo permettono”.
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