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l'intervista
20 Giugno 2016
Flavio Catanzani Foto © Arianna Finelli
Ieri la festa per una stagione che è andata oltre ogni aspettativa, con l'Anzio del patron Franco Rizzaro che è tornato in Serie D dopo una sola stagione di “Purgatorio” in Eccellenza. Il terzo miracolo sportivo di Flavio Catanzani, senza dubbio uno dei migliori allenatori in circolazione a dispetto della giovane età. La notizia di oggi è che il tecnico, pur lasciando un minimo spiraglio aperto, lascerà i neroniani: già tanti i club (anche professionistici) che hanno messo gli occhi sull'allenatore, che dopo aver avuto una carriera di tutto rispetto da giocatore (Lodigiani, Novara, Empoli, Chieti, Teramo, Sora e Monterotondo) può fare molta strada anche in panchina.
Hai raggiunto la Serie D, nella prossima stagione ti ritroveremo ancora ad Anzio?
“Sono arrivate tante chiamate in questi giorni, non lo nego. E' molto difficile che rimanga qui, anche perché la società deve organizzarsi per vedere se può sostenere un campionato di Interregionale”.
Quindi sei alla ricerca di una nuova sistemazione. Cerchi una panchina di Serie D?
“La categoria non influisce, ma il progetto. La speranza è di trovare un club solido che mi permetta di esprimermi nel migliore dei modi”.
La vostra è stata un'impresa che rimarrà nella storia.
“Devo ringraziare Anzio e il presidente Franco Rizzaro che mi ha scelto. Ci ho messo tutto me stesso e sono felice di aver dato il mio contributo in questo campionato fantastico. La più grande soddisfazione è aver riportato entusiasmo in questa piazza dopo una retrocessione”.
Un nettunese che ha fatto la fortuna di una piazza “nemica”...
“Avevo promesso ai nostri tifosi che, se avessimo vinto il campionato, avrei saltato al coro 'Chi non salta nettunese è'. E' stato il mio modo di ringraziarli perché ci sono stati sempre vicini, anche durante gli allenamenti, dopo una stagione del genere amo anche questi colori. Essere riuscito a vincere a Nettuno e ad Anzio è motivo di orgoglio, è un'impresa unica...”.
Il capitano Mario Guida ha deciso di lasciare il calcio: quanto è stato importante?
“Mario è stata la sorpresa più grande dell'anno. Ad inizio campionato era titubante e solo la sua grande voglia di dimostrare il suo valore gli ha permesso di essere decisivo. Ha dato un contributo fondamentale, vuole sempre scendere in campo e non si tira mai indietro. Il presidente Rizzaro ha deciso di ritirare la maglia numero 8 e penso sia il regalo più grande che potesse ricevere: se lo merita, perché è stato una bandiera di questo club”.
Anche Alessio Piccheri è stato un pilastro della squadra.
“Non lo conoscevo, lo prendemmo su suggerimento di Rizzaro: io ero preoccupato per la sua età, sono sincero. Mi sono dovuto ricredere, è stato grande dentro e fuori dal campo, il collante tra giovani e “vecchi”. Un allenatore in campo, anche se lui dice di non vedersi in panchina nel futuro... Vedendo come “menava” gli attaccanti avversari mi ha fatto capire di aver fatto bene a smettere di giocare (ride, ndr)”.
Quando intervistai Fabio Lucidi, un altro allenatore di grandissimo valore e come te ex calciatore professionista, mi raccontò che da giocatore faceva di tutto per allenarsi meno possibile. Tu come ti comportavi?
“Mi allenavo con grande impegno, ma avevo un pessimo carattere e finivo col litigare con tutti i mister. Dovevo essere sempre stimolato a dare di più e non sempre avevo voglia. Mi è capitato di rincorrere un mio allenatore e cercare di prenderlo a pallonate... Adesso sto dall'altra parte della barricata e i miei giocatori sembrano capire che questi errori che io ho commesso non vanno ripetuti”.
C'è un tecnico a cui ti ispiri?
“Cerco di trarre il meglio da tutti quelli che ho avuto, ma se devo fare un nome dico Luciano Spalletti: ha un interpretazione di gruppo eccezionale e mi colpì quando ero ad Empoli perché, pur essendo appena arrivato, mi chiamava per nome. Un grande allenatore”.
Adesso devi prendere il patentino per allenare tra i professionisti...
“Alla prima opportunità lo farò. E' fondamentale aggiornarsi di continuo: un tecnico deve portare avanti le proprie idee, ma anche confrontarsi con le nuove metodologie”.
C'è qualche altro allenatore che ammiri?
“Secondo me la più grande impresa sportiva di tutti i tempi la fece Osvaldo Jaconi alla Fermana nella stagione 1998/1999: dai 18 punti del girone di andata alla vittoria del campionato in C1. Per questa ragione dico ai miei giocatori che non bisogna mai mollare, neanche quando tutto sembra compromesso”.
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