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l'intervista

Valter Valle: "Unipomezia, ho fatto una promessa..."

Lungo confronto con il numero 1 del club pometino, fresco di promozione in Eccellenza: "A mio figlio e ad altri ragazzi ho promesso che li porterò nel professionismo". Passato e futuro, fusione e mercato, allenatori e "mercenari", progetti e sogni: "Vi racconto tutto"

20 Giugno 2016

Valter Valle (foto ©Lori) portato in trionfo dopo il successo in Promozione

Valter Valle (foto ©Lori) portato in trionfo dopo il successo in Promozione

Mi venne voglia di intervistarlo esattamente la prima volta che lo incontrai nel suo ufficio ed ebbi modo di scambiarci un paio di chiacchiere in “intimità”. Calcio ovviamente, ma non solo. Cominciammo a parlare un po’ di tutto, smettendo i panni di Presidente dell’Unipomezia lui, quelli di giornalista io. Mi raccontò la sua storia, io gli raccontai la mia e mi resi conto che, il ritratto dipinto dai chiacchieroni (forse invidiosi?) del mondo pallonaro, era assai distante dalla realtà. Probabilmente perché non conoscono la vera storia di Valter Valle, piena di aneddoti, di racconti, di esperienze extra-ordinarie che non possono non affascinarti e che nulla hanno a che fare con il calcio. Lui le custodisce con gelosia forse, di sicuro con estrema riservatezza. Il calcio, l’Unipomezia, sono “una promessa fatta a degli splendidi ragazzi” e un “divertimento” vissuto seguendo i valori della sincerità e della famiglia, con un dogma: “Nessun compromesso”. Passato e futuro, fusioni e mercato, allenatori e “mercenari”, ambizioni, progetti e sogni. Ecco il risultato del nostro vis-à-vis con il numero uno del club pometino.
Valter Valle (foto ©Lori) portato in trionfo dopo il successo in Promozione

Hai una lunga e intensa storia alle spalle, come sei arrivato nel mondo del calcio? “L’ho sempre seguito, ho anche giocato tra Nettuno ed Anzio. Il motivo per cui ho deciso di entrare nell’ambiente del calcio dilettantistico qui a Pomezia, un po’ è dovuto al fatto che la piazza è importante e lo merita, ma fondamentalmente è per Federico, mio figlio. L’ho seguito per alcuni anni nelle società professionistiche, visto però che non c’erano grandi sbocchi, insieme ad altri tre, quattro giocatori dell’Unipomezia, decidemmo di intraprendere questa avventura e portare questo club nel professionismo”.

Possiamo definirla una scommessa? “Promessa, non scommessa. Non può essere catalogata come tale. Una promessa fatta ai ragazzi con cui ho iniziato, che ora vale nei confronti di tutti, anche di Morelli (ride. L’attaccante è lì affianco a noi, ndr). Siamo partiti in quattro e ora siamo venti, sono tutti uguali”.

Poco tempo fa, dopo il successo in campionato, ti ho sentito dire: “Mi sono proprio divertito”. Nella tua vita hai conosciuto il lato oscuro della società, quanto è importante provare la gioia del divertimento? “Sono entrato in Polizia a 18 anni, ci sono rimasto fino ai 45, gli devo tutto. Ho vissuto esperienze che mi hanno insegnato tanto nella vita e che mi hanno permesso di raggiungere il successo nell’imprenditoria della vigilanza con la Angelsat. Ho fatto parte di corpi speciali della Polizia di Stato, tutto quello che ho imparato l’ho riversato nella mia attività, poi è arrivato il calcio… E in un anno ho raggiunto la soddisfazione più grande, ho conosciuto un gruppo di ragazzi che definire speciali è poco. Sono stati grandi per l’impegno e per l’affetto che mi hanno dimostrato. Per la Polizia ho svolto un lavoro, ho vissuto momenti belli e altri poco piacevoli, con l’Unipomezia è stato tutto stupendo”.

Eppure il calcio e il divertimento sembrano sempre più distanti, penso soprattutto alle tensioni a livello di settore giovanile. “Se penso ai Giovanissimi, ti dico che dovrebbero solo pensare a divertirsi. In un discorso di Prima Squadra è normale parlare di vittoria come obiettivo da raggiungere, sono stato io il primo a dichiarare la volontà di chiudere il campionato al primo posto. Detto questo non si può arrivare a vivere il calcio come una ragione di vita a questi livelli, è fondamentale che ci si diverta giocando, il calcio è bello proprio per questo”.

Hai paura di non divertirti più salendo di categoria? “Credo che sino alla Serie D ci si possa divertire, poi bisogna vedere cosa si incontra nel professionismo… L’importante è che non ci siano troppi compromessi”.

In quel caso faresti un passo indietro? “Si, assolutamente. Perché nella mia vita non ho mai fatto compromessi, né quando ero alla Polizia, né adesso all’Angelsat, figurarsi nel calcio dilettantistico. Ho sempre detto quello che penso, ho sempre agito in maniera leale e trasparente e voglio continuare ad essere così. Se qualcosa dovesse cambiare in negativo lascerei perdere, l’importante è aver mantenuto la mia promessa”.

Sembra inevitabile, raggiunto il calcio che conta, doversi “adattare” al sistema. “Mah - sospira - Secondo me dipende sempre dalle persone che incontri e da quello che rispondi a queste persone. Se sai centrare gli obiettivi e fai capire bene come intendi fare calcio, non credo sia così drastica. Però bisogna sempre tenere in considerazione anche i possibili risvolti negativi”.

All’alba di una nuova stagione in tanti vi vedono già come una candidata al successo del prossimo campionato di Eccellenza. “Ho detto in varie circostanze che noi non faremo il campionato di Eccellenza per partecipare, ma sicuramente vogliamo essere protagonisti. Da qui a dire che vinceremo c’è una bella differenza. Stiamo allestendo una rosa in grado di poter ambire ai vertici, la prossima estate sapremo cosa ha sentenziato il campo”.

In attesa delle firme, sul mercato si è parlato di accordi con Italiano, Copponi e Morici. C’è dell’altro? “Gli altri colpi sono quelli che sono rimasti in squadra. Dobbiamo mettere a punto un arrivo importante a centrocampo e uno in difesa, con qualche Under di qualità la rosa è chiusa”.

Discorso allenatore: tante candidature per il dopo Mancini. “Gli allenatori che sono stati proposti dopo l’esonero di Mancini sono davvero tanti, non parlo dei tecnici stessi ma di persone che mi hanno contattato dopo che hanno saputo che la nostra panchina era libera. Ci sono nomi importanti, ma sinceramente non ho ancora certezze su chi contatterò”.
Il presidente Valter Valle in tribuna durante una partita al Comunale (©Lori)

Quale sarebbe il profilo giusto per l’Unipomezia?

“Prenderò un allenatore che abbia spiccato spirito di gruppo e che piaccia ai ragazzi. Ovviamente sarà fondamentale la componente tecnica e la sua visione del calcio, ma non voglio che qualcuno entri dentro questo gruppo fantastico rischiando di romperlo o deviarlo”.

Sinceramente, quando c’è un club economicamente solido e propenso all’investimento compaiono tanti addetti ai lavori “amici”. Sei un ex poliziotto, quanto sei bravo a comprendere le buone o le “cattive” intenzioni? “Ho sempre seguito ogni singola trattativa in prima persona: dal giocatore all’allenatore, dal dirigente al preparatore. Per me è fondamentale guardare negli occhi le persone. L’esperienza in Polizia mi ha aiutato sicuramente nel riuscire a comprendere quali fossero le finalità dei miei interlocutori”.

E nel calcio? “Ho parlato con moltissimi addetti ai lavori, soprattutto calciatori. Tanti sono venuti a parlare con me solo per motivi economici, altri hanno mostrato il loro interesse al progetto. Ci sono i mercenari, poi ci sono quelli che si appassionano e che legittimamente mirano anche alla certezza di veder riconosciuto puntualmente il rimborso. E’ sacrosanto pretendere di essere retribuiti dopo aver offerto la propria prestazione, si fa per quello, ma le persone che ho scelto le ho guardate negli occhi e ho visto in loro la stessa ambizione di questo progetto”.

Pomezia è diventata la tua casa, partecipando anche alla vita politica di questa città. Hai sempre auspicato una crescita del movimento sportivo, un’unione delle forze per l’obiettivo comune. “Quest’anno eravamo arrivati al punto di aver chiuso un discorso importante, se ti riferisci alla fusione con il Pomezia. Nella vita esistono persone tarate e altre invidiose di quello che fanno gli altri e che vogliono mettere il bastone in mezzo alle ruote. Non so se quest’anno sono riusciti nel loro intento, io sono qui, aspetto”.

Il danno è solo per il calcio pometino.

“Questa città merita un’unica squadra di calcio secondo me, se qualcuno pensa che sia meglio così, vedremo i risultati…”.

Uniti dove si potrebbe arrivare?

“Penso che Pomezia con una sola squadra può tranquillamente ambire alla Lega Pro e forse anche di più. Al contrario, disuniti, le nostre ambizioni non cambiano. Era un’opportunità per unire gli abitanti, con una sola squadra, una sola tifoseria, una sola struttura che si occupa di Scuola Calcio e Settore Giovanile. Un messaggio di immagine, di unione e identità, oggi invece ci ritroviamo con due squadre che addirittura si sfideranno nello stesso campionato”.

Federico Valle (©Foto Lori) Numero 10 dell'Unipomezia

Vista la situazione critica del calcio non sarebbe più facile fondersi con una realtà che già naviga nei lidi del professionismo? “Mi hanno offerto tantissime società di Serie D e anche una di Lega Pro, io preferisco sempre vincere sul campo”.


In attesa di chiarezza su riforma e ripescaggi, in Lega Pro potrebbe esserci il Racing Roma, società gemella del Racing Club, tua rivale in campionato quest’anno. “Rispetto chi fa questa scelta ma, ripeto, non è la mia. Mi ha mandato un saluto il presidente, dopo l’ultima di campionato in cui loro avevano perso contro di noi 4 a 0, dicendo che era dispiaciuto perché non avrebbe potuto incontrarmi di nuovo nel professionismo. Gli auguro di fare una grande stagione nei professionisti, mi dispiacerebbe se dovesse sfidarmi in futuro ancora nei dilettanti…”

Lo sport, l’Unipomezia, sono ormai questioni di famiglia per i Valle. “La mia figlia più piccola, Flaminia (di sei anni, ndr), è la prima tifosa. Quando ci gioco e le voglio fare i dispetti le dico “guarda che papà vende la squadra” e lei comincia a piangere finché non le dico che è una bugia - ride - Lo sport è sempre stato dentro la mia famiglia, oggi ancor di più”.

E oggi ancor di più l’Unipomezia è un tuo progetto. “Beh si, quest’anno c’è stata anche l’uscita spontanea di qualche socio. Magari è andato a mettere i bastoni tra le ruote dall’altra parte ma va bene così”.

Famiglia, sport, divertimento e nessun compromesso. Quale valore contraddistingue l’uomo Valter Valle? “Nel calcio bisogna essere in grado di scindere i rapporti umani, tra dirigenti, allenatori e giocatori, da tutto il resto. Nella vita bisogna essere uomini anche quando la natura del rapporto che si instaura è professionale, economica. Qualsiasi problema si presenti deve essere immediatamente affrontato e risolto senza ipocrisia. Il valore aggiunto a cui tengo tantissimo è la sincerità, la trasparenza, finché vivrà credo che questo club possa andare molto avanti”.

Tu, da uomo, cosa sogni? “Sogno di mantenere la promessa nei confronti dei ragazzi e di portarli nel professionismo perché tanti lo meritano. Poi sogno che magari qualcuno di questi giocatori possa intraprendere una carriera diversa, perché sono convinto che all’Unipomezia ci siano giovani che meritano ben altri palcoscenici”.




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