l'opinione
Storia di un amore mai nato: tutti gli errori di Catanzani
Un matrimonio mai consumato, un sentimento mai sbocciato. Il rapporto tra l'Unipomezia e l'ex Anzio non è mai decollato
Vorrei raccontarvi una storia. Quella dell’amore mai nato tra l'Unipomezia e Flavio Catanzani. Definire il suo lavoro, di appena tre mesi, sulla panchina rossoblu come un fallimento può sembrare troppo, ma probabilmente è il termine più in linea con la realtà dei fatti. I pometini si sono presentati ai nastri di partenza con una rosa allestita per puntare alla Serie D e con un allenatore pubblicamente incensato dopo l’impresa compiuta con l’Anzio. Nonostante le premesse di tutto rispetto, l’Unipomezia ha collezionato 7 punti in 7 giornate di campionato, un bottino così deludente da costringere Flavio a rassegnare, forse tardivamente, le proprie dimissioni. Proviamo quindi ad analizzare il suo lavoro e vedere quali sono alcuni degli errori commessi. Catanzani in 3 mesi non è riuscito a trovare un undici titolare, il vestito giusto per la sua squadra. Eppure di soluzioni l’ex Anzio ne ha avute in abbondanza. Il lavoro del presidente Valle e del dg Morelli ha consegnato al mister una rosa composta da tanti giocatori esperti di indubbio valore, che è superfluo stare ad elencare, e di giovani di qualità per ogni zona del campo. Questo è un aspetto da non trascurare, dato che avrebbe permesso a Catanzani di ruotare gli uomini in base alle esigenze, senza la costrizione di dover mettere in campo sempre gli stessi under e sempre negli stessi ruoli. Giovani come Scalibastri, Draghici, D’Ausilio, Salzano, Cappabianca, Nardini, Valle e Carlino, solo per citarne alcuni, regalavano grande libertà di scelta. In questo Catanzani ha indubbiamente sbagliato. La decisione di schierare la maggior parte degli under nel reparto offensivo lo ha costretto a rinunciare a giocatori come Monteforte, Italiano, a volte Lupi, producendo una sterilità d’attacco palese. Una squadra di questa caratura non può permettersi di realizzare solo 5 gol in 7 giornate. La formazione schierata nella sconfitta di Aprilia ha messo in luce proprio questo. Una squadra che è brava a tenere in difesa, ma che non riesce ad essere pericolosa. Del resto non si può chiedere a giocatori come Lupi e Valle di essere i riferimenti dell’attacco. Il capitano e il giovane ’95 hanno grandi qualità, sanno creare la superiorità numerica ed essere degli ottimi assist-man, ma non hanno le doti dell’attaccante d’area di rigore, non ne posseggono i movimenti. Per questo la rinuncia ad Italiano sembra una scelta che veste i contorni del suicidio sportivo. Se nascondiamo gli errori tecnici sotto il tappeto, possiamo concentrarci sul vero problema mostrato dall’eroe di Anzio: la hybris. Un termine greco che possiamo tradurre con tracotanza, superbia. Catanzani ha allenato squadre in cui era lui l’unica star e tutti lo seguivano come un oracolo. All’Unipomezia, invece, ha trovato giocatori che, in molti casi, hanno vinto ben più di lui e con cui non ci si poteva relazionare come un generale con il soldato semplice. Allegri, non proprio l’ultimo arrivato, parlando del buon allenatore ha detto: “La prima qualità è non credere mai di essere determinante per le vittorie. Le partite le vincono i giocatori. Il bravo allenatore è quello che fa meno danni”. Parole umili, che male si sposano con i pochi mesi di Catanzani alla guida dell’Unipomezia. Un allenatore dalle qualità indiscutibili che però, alla prima avventura importante, non ha sopportato la pressione e che non ha potuto far alto che abbandonare la nave.