l'intervista

A tutto Moroncelli: "Il mio futuro? Il calcio è malato..."

L'ex direttore sportivo del City parla a 360°: "A Ciampino finito un ciclo. In questo momento sono fermo: dopo tanti anni di sacrifici non è bello trovarsi in questa situazione"

Come noto ormai a tutti nell’ambiente del calcio dilettantistico, Giordano Moroncelli ha deciso di lasciare il Città di Ciampino. Dunque, dopo tre anni si interrompe l’esperienza lavorativa tra il club del patron Cececotto e l’ex direttore generale, che ha parlato così del passato: “Quando trascorri quotidianamente tre anni di vita in un solo ambiente ti rimane un grande ricordo. Qui sono cresciuto: sono arrivato con una bimba piccola e ora me ne vado con due. Sono stati anni particolari, partiti con il presidente che mi chiede una salvezza tranquilla e facciamo il “disastro” di vincere il campionato (ride, ndr). Abbiamo fatto la serie D e poi un campionato di Eccellenza buono. Il bilancio è stato positivo. Avevo il bisogno di cambiare. Quando non senti gli stimoli c’è il rischio di un appiattimento”. Il curriculum di Moroncelli parla chiaro. I risultati ottenuti sono molto importanti e nascono da un atteggiamento molto serio adottato dal direttore. “Sono per la politica del fare e non del dire. Voglio essere colui che dà il buon esempio. Lavoravo anche fino a tarda notte perché il calcio è come essere proprietario di un’azienda: non si fa in funzione degli orari. Oggi vi sono meno possibilità economiche e con quei pochi soldi i presidenti vogliono essere più autonomi su quella che è la scelta del contesto societario. Avendo una mentalità alla vecchia maniera, voglio sviluppare un progetto ed essere responsabile. Mi piace avere le chiavi di casa. Non pretendo di essere il padrone, ma vorrei una società in cui ci fosse un riconoscimento totale. Qui a Ciampino tutto questo c’era, ma come detto eravamo arrivati alla fine di un ciclo”.

 

Il malcontento dell’ex direttore generale del Città di Ciampino è lampante e scaturisce dalla condizione del calcio dilettantistico: “Il movimento del settore giovanile sta ammazzando le prime squadre, non si pensa più all’aspetto sportivo: i ragazzi preferiscono smettere di giocare. Se fai parte di una prima squadra serve sacrificio. Ai ragazzi manca questo: non pensano che se smetti a 20 anni, dopo tutti gli sforzi fatti, vuol dire che hai fallito. Ben venga l’obbligatorietà di far giocare un tot di giovani, ma gli va data una finalità. Il ragazzo deve essere orgoglioso di giocare in una prima squadra. Non si capisce che non esiste solo il calcio della serie A”. E allora la ricetta da seguire è solo una: “Bisogna fare una riforma. È arrivato il momento, se non la si fa adesso si potrebbe arrivare ad un punto di non ritorno”. Gli aspetti su cui bisognerebbe lavorare sono tanti, a partire dai rimborsi: “Promozione ed Eccellenza dovrebbero avere un regolamento simile a quello della serie D. Andrebbero definite le condizioni. Le società pagano tutte, chi paga di più, chi meno, ma bisogna regolamentarlo nero su bianco. In serie D Se un presidente non paga, la società viene penalizzata”.

 

Uno dei più grandi problemi è la tanta confusione, ma allora perché non fare un po’ di chiarezza? “La confusione fa comodo a tutti – afferma Moroncelli –. Neanche il tesseramento ha più valore. Si cambia squadra prima della fine del contratto. È un sistema malato. Si pensi alla Coppa per i Dilettanti. Chi gioca in queste categorie è un lavoratore e per giocare 8 partite infrasettimanali deve chiedere le ferie. A quel punto non si parla più di dilettantismo. La conseguenza è che ci sono troppe pretese da parte di tutti. Va ridimensionato il sistema, partendo dai bambini fino ai dilettanti. Magari nei giovani togliendo la retrocessione: non si può condannare una squadra di tredicenni. Così un giovane calciatore non impara nulla”. Per fare tutto ciò, però, è necessario volontà e competenza: “Questi due fattori devono esserci obbligatoriamente per fare una riforma. Bisogna riflettere, partendo chiedendosi perché una società che vince l’Eccellenza al 99% non vuole iscriversi in serie D. Si ragiona con la mentalità del passato, ma non avendo le stesse possibilità”.

 

In ultima battuta, Giordano Moroncelli fa chiarezza sul proprio futuro: “In questo momento sono fermo, non ho ricevuto proposte. Può essere anche normale. Dopo tanti anni di sacrifici non fa piacere ritrovarsi in questa situazione, ma mi ritengo un ragazzo che si assume la responsabilità delle proprie scelte. Con il passare dei giorni si va avanti verso le “vacanze lunghe”. Se il mercato ha deciso che per me non c’è spazio, mi fermerò come altri dirigenti, anche più bravi di me”.

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