l'intervista

Bellinati "Alla Vigor comando io? Sono tutte falsità"

Il tecnico blaugrana si racconta e zittisce alcune voci. Il rapporto con Perconti, le finali perse (per le quali ammette la colpa) e a Testa risponde che...

Francesco Bellinati è così, prendere o lasciare. Convinto delle proprie idee, a volte permaloso – lo ammette lui stesso in questa lunga intervista - ma senza dubbio coerente. E autocritico, che di questi tempi è una grande virtù. Poche parole concesse ai giornalisti, se non i classici dopogara affrontati sempre con disponibilità, ma non in questa occasione. Il ko nella finale contro la Romulea, le voci di un suo coinvolgimento diretto nell'addio della coppia Gonini – Miccio e sulla rivoluzione dirigenziale attuata dalla Perconti l'estate scorsa, il suo presunto peso “politico” all'interno del club, le battute di Massimo Testa durante GR Review: stavolta non si parla di analisi tecniche e tattiche, di errori arbitrali o di scudetti vinti o mancati di un soffio. Stavolta si parla della sua persona, della sincera esigenza di Francesco Bellinati uomo, e non tecnico, di metterci la faccia dopo sette finali regionali consecutive perse. Di assumersi le proprie responsabilità con coraggio e di affrontare, una volta per tutte, l'idea che si ha all'esterno della sua figura, del suo personaggio. “Puoi domandarmi quello che vuoi, sono pronto a rispondere a tutto” le sue prime parole. E noi non ci siamo lasciati scappare l'occasione.


Intanto grazie, difficilmente riusciamo a strapparti dichiarazioni che esulano dal campo: perché questa volta sì? "Perché sentivo la necessità di parlare, di prendermi le mie responsabilità. Ho passato un periodo complicato a livello personale e questo ha inciso sulle mie squadre, sull'insegnamento che devo trasmettere ai ragazzi. Sono molto autocritico e con sincerità non posso non ammettere che le ultime sconfitte in finale dipendono anche dal sottoscritto. Potevo fare di più, non sono stato lo stesso allenatore di sempre"


L'addio a tuo padre ha inciso molto... "Mi ha tolto certezze, è accaduto improvvisamente e inaspettatamente. Questo non è un alibi: il giorno della sua scomparsa ero in panchina contro la Boreale, tanto per essere chiari. Però sono una persona che vive tutto molto intensamente e che si porta tutto dentro, anche in panchina"

Questo, però, non può essere visto come un limite per un tecnico? "Forse sì, ma questa mia passionalità l'ho sempre vista come un valore aggiunto in realtà, come una sensibilità particolare da trasmettere ai miei ragazzi. Forse stavolta ho fatto l'errore di lasciar trasparire anche il mio nervosismo e questo ha influito su alcuni ragazzi senza dubbio”.

Non pensi che il tuo ciclo nel settore giovanile sia ormai chiuso? "Potrebbe esserlo, non lo nego e le motivazioni sono fondamentali nel nostro mestiere. L'Eccellenza è stata gratificante, ma mi ha tolto tante energie. L'abbiamo affrontata al minimo sindacale e con mille difficoltà, ma per me fare l'allenatore significa affrontare con lo stesso impegno ogni categoria. Ero motivato ad inizio anno per la nuova stagione Juniores, magari non avevo la tranquillità giusta, ma questo non può diventare la motivazione di ogni sconfitta"

C'è stato un momento, e parlo dell'annata culminata con lo scudetto vinto contro la Liventina, che la Perconti sembrava aver raggiunto uno status societario che sembrava dovesse durare per sempre. Invece cosa è accaduto? "Partiamo dal presupposto che quello era un gruppo speciale, se ne vedono uno ogni dieci anni. Quello che però eravamo riusciti a fare, con quei ragazzi, è stato creare un senso di appartenenza incredibile. Questi ragazzi ancora oggi sono tifosi della Perconti, sono rimasti legati alla maglietta e tutto questo era stato reso possibile da persone come Raffaele, Moreno, Nino: questo era il segreto, persone uniche che lavoravano per il bene di questi ragazzi. Nella Juniores sono aspetti che contano più di quelli tecnici"

Perché allora allontanare alcune di queste figure? "La separazione con alcuni dirigenti è nata da incomprensioni, ma ora tutti sono tornati alla base. Per quanto riguarda Gonini, invece, non posso parlare di quello che non conosco e preferisco non affrontare l'argomento. Certo che fare i direttori sportivi alla Perconti è facile, sei aiutato e sostenuto in tutto, dal presidente agli allenatori. Ora, però, dobbiamo ritrovare quell'identità che nelle ultime stagioni è andata persa. Sono qui a metterci la faccia anche per questo: le ultime sconfitte devono essere un punto di partenza per tornare a vincere"

In molti, però, dicono che dietro l'avvicendamento societario della scorsa estate ci sia il tuo zampino. "E' una falsità enorme. Non nego di avere un grande rapporto con Maurizio, dalla Vigor ho ricevuto tanto, ma non mi sono mai permesso di mettere bocca nelle sue decisioni. Poi, se mi chiedono la mia, la dico senza problemi. Ma vi assicuro che non è mai determinante nelle scelte del presidente. Quando sono stato chiamato a sostituite qualche tecnico ho sempre risposto presente, ma non ho mai chiesto di mandare via un collega per prenderne il posto. Ho un grande rapporto con Persia e Mosciatti, lo avevo con Bernardini che è appena andato via: Marco è un grandissimo, da lui ho imparato molto e mi dispiace se ne sia andato. Eppure, ogni volta che qualcuno se ne va dalla Perconti, si dice sia sempre per causa mia. Ripeto: niente di più falso"

Qualche litigata, senza entrare nel merito, però non puoi negarla. "Non la nego, anzi, ma penso faccia parte del corso naturale delle cose. Non si può andare d'accordo con tutti. Poi, se qualcuno non vede di buon occhio il mio rapporto con il presidente mi interessa poco, so di essermi meritato la sua stima. Se qualcun altro soffre di questo il problema non può essere mio"


Hai ricevuto, ma anche dato. Se tu non lo vuoi dire, lo diciamo noi: sei rimasto fedele nonostante tante proposte.  “Ho un caratteraccio, ma nonostante questo qualche “propostina” non nego di averla ricevuta anche se nessuno si è mai realmente interfacciato con me, forse perché mi vedono totalmente immerso in questa società"

Con Stefano Stigi come ti trovi? "Bene, Stefano è un uomo che dice le cose come stanno, è schietto e non fa giri di parole per arrivare al punto. Con lui ho un ottimo rapporto"

È la persona giusta per ritrovare quell'equilibrio di cui parlavi prima? "Prima la Perconti era un club dove chi entrava usciva solo per una professionista, poi per alcune scelte di gestione le cose sono cambiate, è diventato quasi un porto di mare. Con Stefano stiamo cercando di tornare a quel discorso, fare in modo di creare giocatori della Vigor, che tifano per la Vigor e rispecchiano i valori Vigor. Solo così si crea qualcosa di grande, di importante. Poi è chiaro, se arriva una professionista è giusto che il ragazzo si giochi le sue chance”.

Una Perconti scuola di vita e non di sport. "Chi non riesce ad avere fortuna con il calcio, raggiunge comunque traguardi importanti nella vita professionale. Molti dei nostri ragazzi studiano, si laureano e ci danno grandi soddisfazioni anche fuori dal campo”.

Nelle utlime due risposte hai illustrato aspetti che, più di una volta, hai ammesso di aver “rubato” al Tor di Quinto. Il presidente Testa, nell'ultima puntata di GR Review, con te non è stato tenero... "Il Tor di Quinto di Paolo è stato il nostro punto di riferimento per crescere in questa categoria. Mai visto tanto amore da parte dei ragazzi per quella maglietta, non nascondiamo di aver cercato ai tempi di imparare da loro. Abbiamo preso spunto e abbiamo aggiunto le nostre capacità. Per quanto riguarda Massimo, gli voglio bene. Mi ha fatto rosicare, perché sono permaloso e non lo scoprite certo oggi, ma il Tor di Quinto è un club affascinante e se un giorno dovessi andar via dalla Perconti mi piacerebbe lavorare con lui, chissà cosa ne verrebbe fuori. Naturalmente non gratis, per niente non si fa niente (ride, ndr)! Certo, poi bisogna capire se sarebbe d'accordo, perché da quanto ho capito non è dello stesso parere..."

Hai parlato di ragazzi nei professionisti: sei una persona che tollera poco anche i procuratori, almeno nei dilettanti.

“Vi dico una cosa: abbiamo venduto Galardi al Milan, manca solo l'ufficialità. Ecco, Galardi non ha il procuratore, il Milan è venuto a seguirlo e lo ha preso. Nei dilettanti il procuratore di un giovane deve essere se stesso. Non credo a chi propone un calciatore a un club di prima fascia, credo invece a un club professionistico che viene a prendersi un calciatore. Poi, una volta firmato il primo contratto con i professionisti, allora è giusto affidarsi a qualcuno che cura i tuoi interessi”.

Quanto sono cambiati i ragazzi di oggi? “Tantissimo, ora ad una minima difficoltà si buttano giù, rischi di perderli perché tendono a mollare. Ecco perché reputo di aver sbagliato molto in questa stagione, perché soprattutto nella Juniores oggi serve una sensibilità importante, perché la categoria è vista quasi come un fallimento. Penso che la regola di ridurre gli Under sia molto importante da questo punto di vista. Inoltre bisogna spiegare a questi giovani calciatori che giocare nei Dilettanti, in D o in Eccellenza, può essere molto gratificante”.

Favorevole alla novità? "Assolutamente, la Juniores si sta impoverendo troppo e per alcuni ragazzi, magari meno pronti caratterialmente, è uno step importante per crescere. Inoltre se un giovane è bravo e merita di giocare scende in campo. Ve lo assicuro, soprattutto a questi livelli non ha senso tenerlo fuori"

La finale che ti brucia di più? "Quella di due anni fa, pareggiata 2-2 ai supplementari. Dopo il match ho messo in discussione l'arbitraggio, oggi a mente più lucida non lo rifarei, ma sul campo abbiamo meritato. L'anno dopo, invece, è stata colpa mia. Avrei dovuto far giocare Taormina dal primo e non Kone. Un errore mio, tornassi indietro cambierei l'undici iniziale"

Siamo in chiusura: hai un messaggio per qualcuno in particolare? "Prima di tutto chiedere scusa ai ragazzi con cui ho avuto disguidi durante questa ultima parte di stagione. Magari in alcuni casi avevo anche ragione, ma dovevo gestire alcune situazioni in maniera diversa. Poi ringraziare ancora una volta tutte le persone che mi sono state vicino, che mi permettono di crescere giorno dopo giorno e che troppe volte ho messo da parte per problemi personali. Sono situazioni che non dovevano condizionare il mio lavoro, non accadrà più. E la Vigor tornerà presto a vincere, è una promessa"

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