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l'intervista
20 Luglio 2019
Paolo Caputo (©Torrisi)
Partire dalla Coppa Italia vinta poco più di due mesi fa è doveroso. Sì perché alla fine, il biglietto valido lo sbarco in Eccellenza lo ha messo a disposizione proprio il famoso trofeo conquistato per la prima volta, nella sua breve storia, dalla Compagnia Portuale. Che poi, la Coppa, abbia favorito la fusione tra i portuali ed il Civitavecchia è un altro aspetto da evidenziare, eccome. Il ponte che ha unito il rosso portuale al nero azzurro cittadino ha comunque un nome ed un cognome: Paolo Caputo. Civitavecchiese Doc, passa già alla storia come il miglior tecnico partorito per il calcio dilettantistico dalla città. Carriera e titoli accumulati avvalorano tale tesi. È, Caputo, anche colui che ha violato il famoso dogma latino che recita “nemo propheta in patria”.
Mister si riparte dal 18 maggio...
“Successo fondamentale per svariati motivi. Era uno degli obiettivi prefissati. La soddisfazione è stata grandissima perché abbiamo dimostrato che si può vincere esprimendo prevalentemente un calcio divertente”.
Ed è seguendo la traccia del divertimento che nasce il nuovo Civitavecchia 1920.
“Proprio così. Sono sempre più convinto che si può sviluppare un’idea di calcio improntata al divertimento. Lo dico sempre ai miei calciatori, è basilare interpretare questo sport con entusiasmo e passione. Se la palla la gestiamo noi non ci annoiamo. Anche chi ci segue e tifa per il bel calcio dagli spalti credo francamente apprezzi”.
Campagna acquisti mirata con gli arrivi di Leone, Toscano, Veronesi, Santucci e Di Ventura. Ai saluti Gallo e Vittorini.
“Il nostro impianto di gioco funziona bene, il gruppo è solido ed ha assimilato direi egregiamente i miei concetti durante un anno intenso. Gli innesti sono di valore: parliamo di uomini prima che di calciatori. Chi ci ha lasciato ha fatto la propria scelta. Non tratteniamo di certo calciatori che non sposano appieno la causa di una città. Certo sono sorte delle problematiche inaspettate poiché determinate prese di posizione sono sopraggiunte senza avvisaglie: abbiamo comunque rimodulato il parco giocatori alla grande e in fretta. Mi preme sottolineare che anche Emiliano Leone dopo aver stretto la mano al nostro direttore sportivo Sandro Fabietti ha ricevuto un’offerta importante da un altro club pari categoria ma aveva un accordo con noi, sulla parola, ed ha rifiutato. Capisco che oggi la parola data è una rarità, purtroppo”.
Che campionato ti aspetti?
“Sicuramente difficile perché Tivoli, Unipomezia, Anzio, Eretum, Real Scalo, Astrea, tanto per citarne alcune hanno blasone a prescindere. Attendiamo prima la composizione dei gironi per farci un’idea più chiara. Il Civitavecchia parte da basi buone e solide. Noi giocheremo per rendere omaggio ad una città poiché ora la rappresentiamo, con tutti i connotati del caso, nel massimo campionato regionale”.
Curioso che mentre Caputo parli a braccio, sfilino i big della prima squadra alle sue spalle: le visite mediche di rito incombono. Lo sguardo del mister però è rivolto al campo di calcio a 5 dove, il figlio adolescente, si batte tra i pali durante una gara di torneo. Il calcio del resto accomuna e fonde dinamiche talvolta puramente sentimentali. Nell’anno del Centenario inerente il Civitavecchia il romanticismo non è dunque vietato. Sognare si può: azzardiamo, si deve.
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