Cerca
l'intervista
02 Settembre 2019
Monteforte (©De Luca)
La ciliegina del mercato rossoblu è arrivata a via Raffaello Sanzio con una valigia contraddistinta da oltre 60 reti in sei anni di serie D ed Eccellenza dispensati nella nostra regione, a cui vanno aggiunte le 78 reti realizzate in 131 presenze nel settore giovanile della Lazio: sono numeri da capogiro. Matteo Monteforte ormai è un calciatore affermato e acclamato che, alla soglia dei 26 anni, ha cementato ulteriormente il proprio carattere con l’avvento di un pargolo che, senza dubbio, visto il DNA, è destinato a ripercorrere le illustri orme paterne. La Corneto Tarquinia è una neo promossa che non ha paura di emergere e che ora può trovare in Monteforte il trascinatore di cui aveva bisogno, per impattare magari bene nel massimo campionato regionale. “Sono felice di essere alla Corneto - narra Monteforte - ho trovato un ambiente sereno e sano sotto ogni aspetto. Io posso portare la mia esperienza ma qua a Tarquinia il club è già grande di suo”. Parole al miele da parte della stella di origini romane nei confronti di una società che, in soli due anni, si è ripresa l’Eccellenza, dopo essere caduta in un limbo che, per blasone, non le apparteneva. “La squadra che ho trovato - prosegue il forte attaccante - ha qualità, il girone A è durissimo ma noi lo affronteremo col giusto coraggio senza creare obiettivi ma ragionando gara dopo gara”. Per il debutto subito il derby col Civitavecchia dei big: la squadra di Caputo parte a fari ben spenti ma è una top-team. “Assolutamente - analizza Monteforte - il Civitavecchia ha pezzi da novanta come Leone, Toscano, Di Ventura, Ruggiero, Tabarini, Funari. Sarà una gara difficilissima: abbiamo il dovere di interpretarla con grande abnegazione tattica ed estrema attenzione mentale. Mi auguro sia una bellissima partita e che vinca il migliore”. Per concludere, Matteo Monteforte, tira fuori dal cilindro una riflessione personale e intima appunto, su ciò che rappresenta al momento il calcio: un concetto puro, degno di un grande atleta come lui. “La mia evoluzione prettamente calcistica mi porta a pensare ora più alla squadra che a me stesso. Io e i miei compagni dobbiamo essere una cosa sola: soltanto in questa maniera possiamo anche magari stupire”.
EDICOLA DIGITALE
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni