l'intervista

Monteforte: "Corneto squadra di qualità, girone A durissimo"

L'attaccante rossoblù è pronto al debutto con la nuova maglia: "Io e i miei compagni una cosa sola, solo così potremo magari stupire"

La ciliegina del mercato rossoblu è arrivata a via Raffaello Sanzio con una valigia contraddistinta da oltre 60 reti in sei anni di serie D ed Eccellenza dispensati nella nostra regione, a cui vanno aggiunte le 78 reti realizzate in 131 presenze nel settore giovanile della Lazio: sono numeri da capogiro. Matteo Monteforte ormai è un calciatore affermato e acclamato che, alla soglia dei 26 anni, ha cementato ulteriormente il proprio carattere con l’avvento di un pargolo che, senza dubbio, visto il DNA, è destinato a ripercorrere le illustri orme paterne. La Corneto Tarquinia è una neo promossa che non ha paura di emergere e che ora può trovare in Monteforte il trascinatore di cui aveva bisogno, per impattare magari bene nel massimo campionato regionale. “Sono felice di essere alla Corneto - narra Monteforte - ho trovato un ambiente sereno e sano sotto ogni aspetto. Io posso portare la mia esperienza ma qua a Tarquinia il club è già grande di suo”. Parole al miele da parte della stella di origini romane nei confronti di una società che, in soli due anni, si è ripresa l’Eccellenza, dopo essere caduta in un limbo che, per blasone, non le apparteneva. “La squadra che ho trovato - prosegue il forte attaccante - ha qualità, il girone A è durissimo ma noi lo affronteremo col giusto coraggio senza creare obiettivi ma ragionando gara dopo gara”. Per il debutto subito il derby col Civitavecchia dei big: la squadra di Caputo parte a fari ben spenti ma è una top-team. “Assolutamente - analizza Monteforte - il Civitavecchia ha pezzi da novanta come Leone, Toscano, Di Ventura, Ruggiero, Tabarini, Funari. Sarà una gara difficilissima: abbiamo il dovere di interpretarla con grande abnegazione tattica ed estrema attenzione mentale. Mi auguro sia una bellissima partita e che vinca il migliore”. Per concludere, Matteo Monteforte, tira fuori dal cilindro una riflessione personale e intima appunto, su ciò che rappresenta al momento il calcio: un concetto puro, degno di un grande atleta come lui. “La mia evoluzione prettamente calcistica mi porta a pensare ora più alla squadra che a me stesso. Io e i miei compagni dobbiamo essere una cosa sola: soltanto in questa maniera possiamo anche magari stupire”.

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