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l'editoriale
09 Dicembre 2019
Civitavecchia ©De Luca
A seguito della nota stampa diffusa nel primo pomeriggio dal Civitavecchia in riferimento al mio articolo uscito in precedenza, invito la proprietà, lo staff tecnico ed i giocatori nerazzurri a dargli la chiave di lettura appropriata, poiché il sottoscritto nel tempo si è contraddistinto per serietà e spiccato senso della giustizia in ogni circostanza, positiva e non, riguardante questa storica società. Un club, e vado a rimarcarlo proprio per onestà intellettuale, che è rimasto in vita egregiamente grazie alla volontà della famiglia Presutti, che ha avuto il coraggio di mettere da parte la sua creatura primordiale nel calcio, la CPC, col fine di consegnare al caldo popolo di fede nerazzurra, insieme al noto manager Ivano Iacomelli, una società nel tempo solida ed ambiziosa, in linea con la storica tradizione calcistica di questa città. A tal proposito sono state condotte operazioni importanti caratterizzate da notevoli sforzi economici per presentare alla piazza uno staff dirigenziale, un tecnico ed un parco giocatori di primissima qualità. Un inciso vado a farlo sul tecnico Paolo Caputo: un simbolo a Civitavecchia prima come calciatore e poi, per l'appunto, come allenatore. La stima nei suoi confronti da parte mia non è mai venuta meno ed ho sempre riconosciuto le sue spiccate attitudini nel saper lavorare in maniera costruttiva con i giovani. Ed è proprio attraverso i giovani che questo Civitavecchia vuole crescere: ciò naturalmente le fa onore. Detto con estrema franchezza, però, evidenzio che tra i doveri del giornalista c’è anche la ricerca della notizia: i quattro giocatori citati nel mio pezzo effettivamente poi sono andati via da Civitavecchia (vedi l'ultima nota stampa del club tirrenico in merito, ndr), l’analisi, la supposizione, il dubbio da sottoporre magari in un momento ritenuto come snodo cruciale dell’intera stagione. La critica costruttiva nasce nel momento in cui si ha stima, rispetto e debita considerazione delle persone e di un intero progetto. Il mio modo di intendere la scrittura potrà risultare provocatorio, ognuno del resto ha la sua natura, la mia non è maliziosa. Ed è proprio per questa mia peculiarità che non giudico gli aggettivi (non proprio buoni...) usati nella nota stampa nei miei riguardi. Non ho intenzione di farlo perché ho rispetto delle persone che operano all’interno del club da quando sono bambino e perchè, lasciatemelo dire, ho un cervello abbastanza ampio per filtrare e soprassedere senza problemi. L’amicizia profonda che mi lega poi al presidente Patrizio Presutti mi spingerà a breve non solo naturalmente a distendere i toni, ma a rivolgergli anche delle domande per il bene del club, dei tifosi e della città.
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