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L'intervista
09 Gennaio 2020
Sandro Fabietti
“Ho atteso con pazienza, ma anche tanta rabbia in corpo, circa un mese per parlare alla Civitavecchia calcistica che ha a cuore i colori nerazzurri”. Comincia così il lungo e accorato sfogo dell’ex direttore sportivo del Civitavecchia Sandro Fabietti. Tanti e pesanti i temi trattati dal noto dirigente romano nell'intervista rilasciata alla nostra testata, parole dense di significati. “Sono andato via da Civitavecchia - tuona senza remore Fabietti - perché deluso dal comportamento dell’attuale tecnico della prima squadra Paolo Caputo, avallato in ogni suo modo di vivere il calcio dal presidente Patrizio Presutti. E dire che con Sergio Presutti (padre dell'attuale numero uno nerazzurro, scomparso prematuramente il 24 maggio 2019) avevamo delle vedute d’insieme simili in tutto, pensieri e programmi che condividevamo in quattro: io, Sergio, suo figlio Patrizio e appunto il tecnico che tra l’altro ho contattato personalmente, caldeggiando in tempi non sospetti la sua candidatura su una panchina importante come quella del Civitavecchia”. Poi però l’accordo, o meglio, i punti cardini della fusione stipulata tra i leader della CPC e del Civitavecchia sarebbero venuti meno, a quanto pare. “Decisamente - prosegue Fabietti - con Sergio volevamo una squadra ambiziosa, una formazione in grado di far sognare i calorosi tifosi della Vecchia. Non è andata così perché il signor Caputo ha sconfessato un’idea condivisa da tutti. Per allestire una squadra competitiva ho fatto una fatica disumana perché molti giocatori di livello si sono rifiutati di venire a Civitavecchia proprio per la presenza di Caputo: questi sono fatti che abbiamo ed ho affrontato con dignità e rispetto verso una scelta fatta anche da chi ora purtroppo ci ha lasciati. Comunque, con molta perseveranza, una buona squadra l’abbiamo messa in piedi lo stesso visto che l’ho lasciata, con determinati calciatori in rosa, a soli 4 punti dal primo posto. Ora è a -10 dal gradino più alto della classifica”. Fabietti incalza con decisione e fermezza. “Il Civitavecchia ora è in mano a Caputo, lo sanno anche i sassi. Affermo ciò senza nulla togliere a Ivano Iacomelli che ha mantenuto fede agli impegni anche morali presi al momento della fusione. La realtà però è chiara: Caputo col benestare di Patrizio Presutti gestisce faccende che vanno oltre la sfera puramente tecnica. Viene dipinto come un allenatore onnipresente che valorizza i giovani ma Civitavecchia non è una piazza da progetti a rilento e soprattutto lui non è uno che al campo delega parecchio ai suoi secondi: cosa che non piace affatto ai calciatori. Caputo, è bene informare la gente, cerca di avere ai suoi ordini calciatori eccessivamente passivi che non si ribellano al suo modo di fare ai limiti dell’arroganza. Il Civitavecchia è composto da gente perbene che ama la maglia per fortuna, ma il gruppo è lacerato. Più volte i ragazzi in segreto hanno chiesto al presidente di esonerare il tecnico. Ruggiero si è sfogato in pubblico recentemente, avvalorando ciò che sto dicendo, anzi lui ne è l’emblema, il fuoriclasse del Civitavecchia”. Il durissimo intervento da parte di Fabietti prosegue senza tregua nei confronti dell'allenatore. “Mario Di Ventura è andato via perché è un uomo con gli attributi. Caputo durante l’intervallo di un match gli ha detto davanti ai compagni parole che mi vergogno di ripetere: Mario si è congedato dal Civitavecchia perché era oppresso dal tecnico che lo tartassava costantemente, probabilmente per fare posto poi a Dicembre a qualcun’altro che il presidente senza avvisarmi ha personalmente trattato: i lettori traggano le proprie conclusioni”. Sulla vicenda Di Ventura arriva un inciso significativo da parte del diesse. “All’indomani di questo vergognoso fatto inerente Di Ventura, parte della squadra ha chiesto a Patrizio Presutti, come anticipavo prima, di sollevare dall’incarico Caputo”. Fabietti difende poi la sua immagine. “Devo veramente raccontare ciò che mi è accaduto. Sono stato scavalcato in maniera vile da Caputo. Ha silurato i calciatori che erano stati concordati insieme al sottoscritto durante l’estate per far posto ai suoi fedelissimi. Un giorno ho aperto la porta della segreteria ed era insieme al presidente a trattare un giocatore tra l’altro infortunato, il tutto a mia insaputa: è stato troppo, la goccia insomma che ha fatto traboccare il vaso”. Finale pieno di rabbia non smaltita. “A Civitavecchia - conclude Fabietti - ho dato tutto me stesso per anni. Per rimanere fedele al patto fatto con Sergio Presutti ho rinunciato alla Serie C. Sono veramente deluso. Io volevo il bene della città, mentre Caputo, e i fatti oltre che testimoni lo certificano, vuole solo il bene di se stesso. Chi sa di calcio, e a Civitavecchia di calcio la gente sa, può giudicare onestamente. Adesso temo per il Civitavecchia perché è nelle mani di chi non né ha cura né tantomeno amore”.
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